Vietare o studiare?
È iniziata martedì 18 luglio la discussione al Senato del disegno di legge sul divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici. Il provvedimento è stato fortemente voluto dalla maggioranza di governo e supportato da gran parte delle associazioni degli agricoltori e degli allevatori. L’obiettivo è quello di vietare preventivamente in Italia qualsiasi alimento prodotto attraverso colture cellulari, già commercializzati in altri stati, nonostante l’Autorità europea per la sicurezza alimentare non abbia ancora ricevuto nessuna richiesta di autorizzazione all’immissione sul mercato di tali prodotti.
Discorso diverso è per la ricerca che invece sta andando avanti proficuamente in Europa.
I giorni scorsi, il governo olandese ha dato il via per i test sulla carne e sui frutti di mare coltivati in laboratorio, approvando le cosiddette "pre-degustazioni" in ambienti controllati. Ben 14 partiti su 17 si sono dimostrati favorevoli.
Un'apertura importante, mentre in Italia si discute di una proposta di legge che vieta la produzione, la commercializzazione e persino l'importazione di alimenti creati in laboratorio.
In vista della discussione del ddl, il gruppo per le Autonomie ha promosso giovedì 13 luglio il convegno “Innovazione a tavola: studiare è meglio che vietare”, dove alcuni professori provenienti dalle Università di Trento, Pisa, Milano, Roma e Parma hanno illustrato lo stato dei lavori della ricerca su cellule staminali e carne coltivata, dietro il coordinamento della senatrice a vita, nonché scienziata e ricercatrice di fama internazionale, Elena Cattaneo.
Coldiretti e il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida hanno ribadito il loro no categorico agli alimenti prodotti in laboratorio durante l'assemblea nazionale dell’associazione di categoria tenutasi a Roma i gironi scorsi.
“È deprimente sentire gli esponenti della destra parlare nell’aula del Senato di lobby della scienza o della necessità di mettere sotto tutela i ricercatori per evitare che commettano errori. Il tutto per far passare un provvedimento che vieta la commercializzazione di un prodotto che non esiste e che serve solo a distrarre dalle reali urgenze del Paese – sostiene il senatore e vicepresidente del Gruppo per le Autonomie, Luigi Spagnolli –. Se il problema nel nome, non chiamiamola più carne coltivata, ma alimento proteico sostenibile dal punto di vista ambientale ed etico. Perché di questo si tratta: una grande innovazione che potrebbe ridurre il ricorso agli allevamenti intensivi che sono una delle principali cause di inquinamento del pianeta. E invece qui si sceglie una strada tutta ideologica, che colpisce il mondo della ricerca ed espelle il sistema produttivo da un settore che nel 2030 varrà 25 miliardi di dollari.”
Si vieta la vendita di un prodotto che ad oggi non esiste. Con l’aggravante che non si riuscirà a fermarne la commercializzazione se un giorno le autorità europee dovessero autorizzarlo
Acceso, come previsto, anche il dibattito in aula. “La destra prende una possibile innovazione, la spoglia dagli elementi di merito e la riempie di paura, con il solo scopo di raccontarsi come quella che protegge i cittadini. Quello sulla carne coltivata è un provvedimento di pura propaganda – è l’intervento della Presidente del Gruppo delle Autonomie, Julia Unterberger –. Si vieta la vendita di un prodotto che ad oggi non esiste. Con l’aggravante che non si riuscirà a fermarne la commercializzazione se un giorno le autorità europee dovessero autorizzarlo. E come se non bastasse si vieta ai prodotti vegetali di usare la denominazione dei tipici prodotti di carne. Eppure tutti sanno che oggi c’è un grande bisogno di trovare un’alternativa alla carne degli allevamenti intensivi. Questi impattano sull’ambiente con il 30% di utilizzo di suolo, generando il 17% di gas serra del pianeta. L’80% degli antibiotici prodotti nel mondo servono per tenere in vita gli animali degli allevamenti intensivi. È per questo – sottolinea la Senatrice – che il mondo guarda con interesse alle sperimentazioni della carne coltivata. E lo fa anche per porre fine alle atroci sofferenze che gli animali subiscono negli allevamenti intensivi. Qui invece si cerca di fermare il futuro, con l’unico effetto di colpire i ricercatori italiani e far perdere al sistema produttivo l’ingresso in un settore che nel 2030 varrà 25 miliardi di euro”.
Secondo la senatrice, la carne coltivata non potrà fare concorrenza alle produzioni di qualità dell'industria agroalimentare italiana e che pertanto non ha nulla da temere ma che, al contrario, potrà ottenere solo un vantaggio da un’alternativa priva di allevamenti intensivi che infiammano il pianeta, con dirette ripercussioni proprio sulle agricolture del Mediterraneo.
“Questo provvedimento – sono le conclusioni di Unterberger – è una mozione di sfiducia cinica e cruenta al mondo della ricerca e alla capacità del sistema agroalimentare di far crescere la sua qualità. Non si difende il Made in Italy costruendo barriere sulla sabbia. Stavolta non siete i primi a fare qualcosa, ma l’unico Governo che prova a fermare il vento con le mani”.
Di diverso avviso il capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Affari costituzionali della Camera Alessandro Urzì: “Non possiamo immaginarci un mondo come quello disegnato dal gruppo della Svp oggi al Senato: un mondo in cui la futura e principale fonte di alimentazione dell’umanità dovrà essere da laboratorio. - è il commento del deputato - Il Parlamento ha dovuto assistere oggi al Senato ad un colpo basso diretto a colpire il mondo produttivo e il settore dell’allevamento di eccellenza italiano, con un approccio che manifesta un integralismo ideologico scaricato contro Giorgia Meloni e il ministro per la Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida per la loro chiara posizione contraria alla produzione e commercializzazione della finta carne in Italia. Spiace annotare come la delegazione al Senato di un partito che affonda le sue radici nel territorio, l’Alto Adige, ossia nella migliore tradizione agricola biologica e in un allevamento di assoluto pregio per qualità e condizioni di trattamento del bestiame, che si riflette nello standard elevatissimo della carne, sia oggi in prima linea proprio contro gli agricoltori e allevatori. Un insopportabile attacco frontale - è quanto sostiene Urzì - ad uno dei più apprezzati comparti produttivi nazionali in cui si inseriscono anche le produzioni di eccellenza locali, e ciò per puro spirito di competizione ideologica verso il governo e contro l’allineamento sulle posizioni integraliste di un falso ambientalismo che vorrebbe trasferire le mense degli italiani nei laboratori".
Come già ribadito non si può
Come già ribadito non si può fermare il progresso. Il governo meloni passerà, l'innovazione no.
Questa assurda discussione è
Questa assurda discussione è solo un'altra dimostrazione dell'arretratezza e della scarsa intelligenza della peggior destra.