Ambasciatrice
Antonio Megalizzi è stato un giornalista radiofonico italiano, che nel 2018 è rimasto vittima di una strage a Strasburgo, dove inseguiva la sua grande passione: comunicare l’Europa e l’Unione Europea. Per onorare il suo impegno nel 2019 è stata istaurata una fondazione che porta il suo nome. La Fondazione Antonio Megalizzi mira a formare cittadini e cittadine europei, consapevoli, informati e dotati di senso critico.
Un modo per raggiungere questo scopo è il progetto Ambasciatori. 30 studenti universitari o neolaureati sono stati selezionati per diventare Ambasciatori o Ambasciatrici, portare nelle scuole di tutta Italia il messaggio di Antonio e formare gli alunni e le alunne dalla quarta elementare e alla seconda media e del triennio delle superiori sulla storia, l’economia e le politiche dell’Unione Europea. Una di queste ambasciatrici è Elisa Maccanò, studentessa unibz in Economia e Scienze Sociale. Salto.bz ha parlato con lei di questa esperienza.
Salto.bz: Come ha saputo del Progetto Ambasciatori della Fondazione Antonio Megalizzi e perché ha deciso di candidarsi per il bando?
Elisa Maccanò: Sono venuta a conoscenza del progetto Ambasciatori attraverso un’e-mail dell’università che è stata inviata a chi ha partecipato agli incontri “Getting to know Europe”. L’email presentava brevemente il progetto e riferiva la possibilità di candidarsi al ruolo di Ambasciatore in nome della Fondazione Antonio Megalizzi. Tale opportunità mi ha subito incuriosita, tanto da cercare il sito della Fondazione e ricavare più informazioni a riguardo. La Fondazione organizza iniziative di promulgazione e formazione sull’Unione Europea, portando avanti la passione di Antonio e tramandando i suoi valori alle nuove generazioni. Mi sono subito ritrovata in loro e nel loro progetto. Infatti, l’Unione Europea rappresenta per me l’incarnazione di valori democratici a cui credo e, dunque, il prodotto di importanti processi sociali di cui un giorno vorrei rendermi promotrice. Perciò, ciò che mi ha convinto a candidarmi è proprio l’opportunità stessa di diventare ambasciatrice, operando in nome della Fondazione e in linea con i suoi obiettivi.
Come ha vissuto il processo di selezione? È stata emozionata quando ha saputo di essere stata scelta?
La selezione è molto accurata e precisa. Ci sono, infatti, molti criteri che la Fondazione prende in esame per selezionare i 30 ambasciatori, tra i quali una lettera motivazionale e un video di presentazione. Nonostante io non sia così abituata a parlare di fronte ad una telecamera, mi sono molto divertita nel registrare il video. Ci sono valuti diversi tentativi prima di essere soddisfatta del risultato, ma alla fine posso dire di andarne molto fiera. La lettera motivazionale è stata una grande aggiunta che mi ha dato la possibilità di approfondire il mio pensiero, presentarmi alla commissione giudicante e, soprattutto, esprimere l’interesse che nutro nei confronti dell’Unione Europea e delle sue istituzioni. Alla notizia della nomina di ambasciatrice ero chiaramente emozionata ed entusiasta. Sapevo che il progetto avrebbe coinvolto ragazzi universitari provenienti da diverse regioni d’Italia e, proprio per questo motivo, la selezione non era per nulla scontata. Dall’altra parte, mi sono impegnata nell’ideazione del contenuto e ho dedicato molto tempo nella sua realizzazione. Sicuramente la nomina ha ripagato tutti i miei sforzi.
Il progetto è suddiviso in due fasi: Ci racconti un po’ della Summer School che sta svolgendo attualmente a Trento!
La Summer School è il periodo di formazione che viene offerto ai 30 ambasciatori selezionati prima degli incontri formativi nelle scuole. Assumere questo ruolo significa, infatti, avere la possibilità di entrare in contatto con una vasta rete di professionisti e rappresentanti dell’Unione Europea che possono contribuire non solo ad accrescere la mia conoscenza sull’argomento in quanto studentessa, ma anche e soprattutto a migliorarmi in quanto cittadina. Si trattano temi che coinvolgono tutti noi nella nostra quotidianità e che hanno un impatto diretto sull’Unione Europea come, ad esempio, l’ambiente, la guerra in Ucraina, l’immigrazione e la crisi pandemica. Tutte questioni che vengono affrontate da più punti di vista attraverso l’intervento di figure diversificate, tra cui giornalisti, docenti universitari e politici.
Cosa si aspetta della seconda fase del progetto, ovvero la formazione nelle scuole?
Diventare ambasciatrice significa anche poter contribuire a diffondere, seppur in piccola parte, informazioni sui processi sociali e decisionali che ci circondano. Perciò, in sostanza, diventare ambasciatrice significa fare cittadinanza attiva. Poter condividere tali conoscenze con i ragazzi è sicuramente un’occasione unica e irripetibile di prendere parte attiva all’interno della mia comunità locale, contribuendo così a formare i cittadini di domani. Ciò che mi aspetto è dunque di potermi confrontare con loro, ascoltare ciò che sanno già sull’Europa e dare loro ulteriori spunti di riflessione su questioni che rappresenteranno inevitabilmente il loro futuro.
In qualità di Ambasciatrice, quale messaggio vorrebbe portare agli alunni e le alunne che incontrerà?
Ciò su cui più di tutto vorrei puntare l’attenzione sono i valori che l’Unione Europea incarna: democrazia, consenso e libertà. Sono valori già definiti e riportati in molte costituzioni europee, ma che devono essere continuamente promossi e tutelati. Infatti, in un momento di insicurezza sociale ed economica come quella che stiamo vivendo a causa del conflitto ucraino, imparare a conoscere la storia passata e presente diventa un segno di forte senso civico. In quanto cittadini abbiamo la responsabilità morale e civile di partecipare attivamente come membri della nostra comunità locale, nazionale ed europea. Dunque, essere una cittadina per me significa impegnarsi a conoscere, trasmettere e agire in nome dei valori su cui voglio fondare la mia vita e il mio futuro.
Finora è soddisfatta della Sua esperienza? Consiglierebbe anche altri di candidarsi?
Sono molto soddisfatta della Summer School. La fase di formazione a Trento mi ha dato modo di espandere le mie conoscenze e di approfondire il lavoro di numerosi professionisti che di certo continuerò a seguire con forte interesse. La Summer School mi ha anche permesso di entrare in contatto con moltissimi studenti universitari provenienti da tutta Italia che condividono la mia stessa passione per l’Unione Europea e lo stesso sogno di poter contribuire al suo costante e continuo miglioramento. Perciò vorrei consigliare tale esperienza a tutti coloro che, spinti da forte interesse, vorrebbero dedicare del tempo a portare avanti il nostro sogno di un’Europa sempre più unita, libera e democratica.
Pensa che le capacità acquisite all’interno di questo progetto potrebbero esserle utili in futuro?
Non ho dubbi che tale esperienza mi aiuterà, soprattutto in vista della mia carriera universitaria e lavorativa. Infatti, sto riflettendo su quale tipo di percorso magistrale scegliere in seguito alla laurea in scienze economiche e sociali ad unibz. Anche se è ancora presto per avere delle certezze, tra le mie opzioni attuali spicca la possibilità di iscrivermi ad un corso focalizzato sullo studio dell’Unione Europea e dei suoi meccanismi interni.