Politik | riflessioni

Andiamo a comandare?

Il disegno di legge per assumere nella pubblica amministrazione i collaboratori dei gruppi consiliari è una pessima scelta.
Vediamo perché.
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Foto: giornale del molise

Portaborse. Così li chiamano mentre è in discussione il disegno di legge che prevede l’assunzione da parte del consiglio provinciale (analoga disposizione riguarderà anche il consiglio regionale) dei collaboratori dei gruppi consiliari.

Al di là di qualsiasi semplicistica valutazione anti sistema che, di questi tempi, diventa un facile esercizio retorico anche per chi dispone di scarsi strumenti culturali e tecnici, occorre comunque fare una seria riflessione su ciò che sta accadendo.

Il disegno di legge prevede l’assunzione all’interno della pubblica amministrazione dei collaboratori per i gruppi consiliari che, per effetto della riforma costituzionale, non verrebbero più finanziati da risorse pubbliche a ciò stanziate.

Riflettendo quindi sul fatto che, in assenza di questi “aiutini” pubblici, solo le formazioni politiche ricche potrebbero permettersi di fare agevolmente politica, questo è un ulteriore valido motivo per augurarsi la vittoria del NO a questa riforma.

C’è però, come sempre, una terza via: essere per il si, come avrebbe dichiarato l’attuale presidente del consiglio provinciale, e presentare un disegno di legge per annullare gli scomodi effetti indesiderati della riforma.

La contraddizione è lacerante e insanabile in quanto prevede che queste figure di supporto siano al contempo in rapporto assolutamente fiduciario con il gruppo politico e però inquadrate con un contratto di lavoro di diritto pubblico e per di più con un contratto a tempo determinato per la durata della legislatura e in violazione delle norme del diritto del lavoro in materia.

Questa situazione è paradossale e inaccettabile, oltre che per le palesi illogicità precedentemente citate, anche per i seguenti problemi:

- Lo status di dipendente pubblico prevede una serie di obblighi e responsabilità tali da renderlo inconciliabile con il rapporto fiduciario con le esigenze di un gruppo politico. Questo vale anche per le ambigue figure dei segretari particolari che purtroppo già esistono nella nostra amministrazione locale. 

- Il dipendente pubblico è chiamato a garantire la terzietà dell’azione amministrativa e non di asservirsi a questa o quella lite politica.

- L’accesso alla pubblica amministrazione avviene esclusivamente tramite concorso pubblico e non sono previste altre forme di selezione o segnalazione. 

- La pubblica amministrazione, per quanto riguarda la copertura di posti a tempo determinato è tenuta a rispettare dei vincoli molto restrittivi. Questo comporta un termine tassativo della durata dei contratti a tempo determinato, fissato in 36 mesi, che può essere derogato solo in vista di una procedura di stabilizzazione. L’amministrazione che non rispetti tale limite può essere chiamata ad un risarcimento nei confronti del lavoratore, il quale, dopo essersi formato e specializzato nella pubblica amministrazione (magari dopo 15 anni di servizio a tempo determinato), difficilmente riuscirà a ricollocarsi nel mercato del lavoro.

Diverso sarebbe il caso in cui il consiglio (provinciale e/o regionale) mettesse a disposizione dei gruppi, dei servizi amministrativi di supporto ad alcune delle loro attività. 

Per quanto riguarda invece tutte le funzioni di natura fiduciaria (prettamente politiche o giuridiche), ritengo che i nostri consiglieri dovrebbero gestirle in proprio e che, se hanno bisogno di consulenti o di “ghost writer”, questo non debba pesare sulle casse pubbliche.