La piazza dei “tacòn del buso”
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Chi percorre piazza Domenicani ormai ci ha fatto il callo per quanto è sconnessa. Innumerevoli interventi riparatori provvisori ma la situazione non muta. Un “lifting” compiuto nel 1999, quindi un quarto di secolo fa, che ha tolto l’isola centrale con alcuni alberi, come erano presenti sul lato nord, che erano stati accusati dagli esercizi commerciali del posto di togliere loro “visibilità” ma poi, a fine lavori, alla prima estate ci si lamentò del troppo caldo, insomma coerenza uguale a zero.
Si tentò di rimediare con qualche alberello in enormi vasi. Almeno ora ci sono quattro alberi che hanno cercato di ripristinare i citati alberi sul lato nord. Lo stato precedente (si vedano le cartoline del 1942 e del 1957 trovate sul web) è stato spazzato via per sempre e, con le temperature sempre più elevate fra primavera e autunno, la scelta di allora si può definire a posteriori quantomeno discutibile. Le solite stravaganze bolzanine che si notano nell’assai contrastato rapporto fra bolzanini/e, politica e architettura in materia di piazze, distanti fra di loro anni luce, in particolare sulla presenza degli alberi poiché nelle auliche rappresentazioni architettoniche gli alberi sono solo d’impiccio.
Mi ricordo che di quei lavori si parlò a lungo, progetto che fu affidato ad un noto architetto locale, la piazza fu lasciata degradare fino ai lavori che furono realizzati costruendo un tunnel di servizio che dovrebbe arrivare fino a via Rosmini con l’accesso, ma non ne sono sicuro, dalla torre metallica, come “tradizione” devastata da scritte e affissioni abusive, all’incrocio fra Largo Kolping e via Carducci. Si disse che il tunnel di servizio avrebbe dovuto proseguire per via Rosmini ma mi pare che il tutto rimase sulla carta, come non poche cose nel capoluogo altoatesino.
Le lastre di porfido frantumate dagli autobus
Torniamo alla piazza. Il progetto prevedeva delle fini ed eleganti lastre di porfido come congiunzione dei marciapiedi portati a livello della strada. Chi ha problemi di deambulazione e le persone non più giovani “ringraziano” quando scendono dai bus, problema esistente pure in corso Libertà dopo aver tolto pure lì i marciapiedi per una ztl annunciata ma pare già defunta. Già allora mi chiesi come era stato possibile mettere delle lastre così fragili dove passavano e passano tuttora centinaia di bus al giorno. Se non erro c’era pure il progetto di trasferire i bus in via Marconi ma evidentemente si è capito che sarebbe stato (e sarebbe anche oggi) un disastro viabilistico. Come volevasi dimostrare, questi lastroni durarono pochissimo, furono (se la memoria non m’inganna) sostituiti alcune volte ma ben presto ci si rese conto dell’inutilità degli interventi riparatori e furono sostituite da delle brutte e gibbose ma funzionali strisce d’asfalto.
La piazza del… “tratturo”
Quel che è peggio è lo stato del piano viabile. Da quando furono eseguiti i lavori è da sempre sconnesso. Qualcosa non dev’essere andato per il verso giusto nella realizzazione del tunnel di servizio. Si ipotizza che la piazza sia diventata una “spugna” e che, quando piove, assorbe e poi rilascia acqua. Lo proverebbe il fatto che le buche più profonde si riempiono di terra e le pozzanghere sono d’acqua melmosa. Ripetuti sono gli interventi per chiudere questi cali della superficie viabile in tutta la piazza, con buona pace che ci si voleva far passare il tram cassato poi dal referendum, in particolare dove si fermano i bus (la foto si riferisce ad uno di questi effettuato di recente) ma che non risolvono il problema creato dalla ristrutturazione. Avvallamenti si formano dappertutto, qualche anno fa ci finì dentro la ruota anteriore della mia bici e si bucò. Transitando lì ogni giorno in bici è quasi inevitabile preferire transitare sul tratto pedonale che non sulla “strada”. Uscendo verso via della Posta si è scelto di cementare un breve tratto sotto i cubetti, cementando pure dei cavi elettrici (auguri nel caso di guasto…) e analoghi problemi ce l’ha pure Largo Kolping.
Si porrà mai rimedio? Non ne ho idea ma è certo ormai da tempo che i rappezzi periodici non sono altro che dei “tacòn del buso”. Di certo qualcosa andò storto nella realizzazione del progetto di rifacimento della piazza e che da un quarto di secolo la piazza è inguardabile, come lo è l’edificio del Conservatorio, ma quella è un’altra pagina irrisolta da anni. Basta leggere, a titolo d’esempio, questo articolo del 2015 oppure questo del 2018, aspetto su cui mi soffermai qualche anno fa riguardo ad un aspetto della ristrutturazione (la copertura del chiostro) che, pare, sia stato nel frattempo, e per fortuna, abbandonato.