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“Siamo imprenditori, non poliziotti”

Alcol e droghe sul posto di lavoro: la CNA chiede alle Province di Bolzano e Trento di dare parere contrario alla relativa norma proposta dal Ministero della Salute.
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Foto: Twitter/Corrarati

“Ogni datore di lavoro è interessato alla salute dei suoi dipendenti, ma chiederci di diventare poliziotti all’ingresso dell’azienda per verificare il tasso alcolemico mi sembra un’assurdità. Peraltro sono costi aggiuntivi insostenibili per le piccole e micro imprese”. A dichiararlo è Claudio Corrarati, presidente della CNA-SHV del Trentino Alto Adige, che esprime scetticismo riguardo la normativa trasmessa il 20 novembre 2015 dal Ministero della Salute alla Conferenza Unificata Stato-Regioni “Indirizzi per la prevenzione di infortuni gravi e mortali correlati all’assunzione di alcolici e di sostanze stupefacenti, l’accertamento di condizioni di alcol dipendenza e di tossicodipendenza e il coordinamento delle azioni di vigilanza”.

Lo schema, che sarà discusso oggi (20 ottobre) in Conferenza Stato-Regioni, prevede che non ci sia più una distinzione di categorie, come attualmente in essere, fra gli elenchi di alcol e droghe, ma un un’unica lista comprendente varie mansioni fra cui: autisti di mezzi adibiti al trasporto di persone o di merci pericolose, addetto alla conduzione di piattaforme di lavoro mobili elevabili (PLE), gru per autocarro, trattori, carrelli elevatori semoventi con conducente a bordo, escavatori, pale caricatrici frontali, terne, operatori che svolgano attività in quota ad altezza superiore ai due metri. In quanto alle sostanze stupefacenti, scompaiono i conducenti di camion (eccetto per le merci pericolose) ma vengono inseriti i sanitari a rischio lesioni da taglio o puntura (quindi anche chi fa i prelievi o gli igienisti dentali), tutti gli edili che effettuano lavori in quota, gli agricoltori che conducono un trattore.

La conseguenza è che gli obblighi a carico dell’impresa, si legge nella nota diffusa dalla CNA, diventano più onerosi: spetterà al datore di lavoro, ad esempio, vietare la somministrazione e l’assunzione durante l’orario di lavoro; disporre la non accettazione al lavoro dei lavoratori giudicati non idonei o positivi ai test ematici (con alcolemia superiore a 0,3 g/l); organizzare iniziative di sensibilizzazione e fornire informazioni specifiche; attuare i controlli sanitari; effettuare test rapidi a sorpresa (senza alcun tipo di preavviso) che annualmente coinvolgano almeno il 10% dell’organico; attuare programmi di monitoraggio periodico individuale per i lavoratori risultati positivi allo screening a sorpresa.

Per tutti i lavoratori sarà vietato assumere alcolici e sostanze stupefacenti durante l’orario di lavoro, o meglio non dovranno essere rilevabili tracce di alcol e sostanze stupefacenti durante tale orario. La CNA del Trentino Alto Adige ha quindi chiesto alle Province Autonome di Bolzano e Trento di dare parere contrario alla norma proposta dal Ministero, per individuare modalità più facilmente gestibili. Alcuni giorni fa, sul quotidiano Tageszeitung, aveva preso posizione in merito alla questione anche il presidente di Südtiroler Wirtschaftsring-Economia Alto Adige Leo Tiefenthaler dichiarando, in linea con quanto affermato da Corrarati, che la sicurezza dei propri dipendenti “è una priorità assoluta per qualsiasi imprenditore ma che i requisiti richiesti alle imprese in questo senso hanno raggiunto uno stadio ormai non più giustificabile, un datore di lavoro - aveva sottolineato Tiefenthaler - non ha né la formazione né la capacità di controllare il livello di alcol di un impiegato”.