Wirtschaft | Risparmio

L'interesse doppio delle banche

L'Antitrust multa tre istituti di credito responsabili di calcolare gli interessi sugli interessi debitori. Una pratica, definita anatocismo, illegittima dal 2014.
intesa_sanpaolo_1498492453.jpg-.jpg
Foto: upi

In Italia gli istituti di credito non possono utilizzare gli interessi a carico del cliente per produrre interessi ulteriori, in una sorta di circolo vizioso che aumenta in modo illegittimo la somma dovuta dal cliente per finanziare il proprio debito. Eppure questa pratica, che è definita "anatocismo", è ancora largamente praticata: nonostante la riforma del Testo Unico Bancario (TUB) che ha normato la materia sia del gennaio 2014, a fine ottobre 2017 l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, ha sanzionato per pratiche commerciali scorrette legate all'anatocismo UniCredit, Banca Nazionale del Lavoro e Intesa San Paolo. L'ammontare complessivo della multa è pari a 11 milioni di euro.

Le tre banche - spiega un comunicato dell'Antitrust- "avrebbero adottato condotte aggressive, in violazione degli articoli 24 e 25 del Codice del Consumo" (quest'ultimo è nello specifico quello che fa riferimento al ricorso a molestie, coercizione o indebito condizionamento). Le condotte -segnala sempre l'Autorità- "sono state poste in essere in un quadro normativo in evoluzione che attualmente consente l’applicazione [del calcolo degli interessi su interessi debitori, ndr] solo ed esclusivamente per gli interessi che il cliente autorizzi preventivamente ad addebitare sul conto corrente. In tale contesto, ad esito dell’attività istruttoria è emerso che le banche hanno attuato una politica di forte spinta all’acquisizione delle autorizzazioni all’addebito in conto corrente nei confronti della clientela adottando varie strategie con le quali i clienti sono stati sollecitati a concedere l’autorizzazione, nel presupposto che l’addebito in conto corrente degli interessi debitori fosse il modus operandi ordinario e senza considerare le conseguenze di tale scelta in termini di conteggio degli interessi sugli interessi debitori".

In pratica, le banche avrebbero fatto di tutto per sollecitare il cliente all'autorizzazione, utilizzando anche comunicazioni personalizzate precompilate, email e pop-up nella homepage delle aree clienti dei portali volti all’attivazione delle procedure di autorizzazione on line preventiva all’addebito in conto degli interessi debitori. Pratiche che non consentivano al consumatore di fornire il diniego espresso all’autorizzazione. Secondo l'Antitrust, le banche, "nell’adottare tali politiche, hanno fatto attenzione nell’informativa fornita ai clienti a rilevare solo le possibili conseguenze negative in caso di mancata autorizzazione, evidenziando gli effetti in caso di mancato pagamento degli interessi in termini di interessi di mora e di segnalazione alle banche dati finanziarie e creditizie sui cattivi pagatori, e non accennando alle conseguenze dell’autorizzazione connesse con l’applicazione di interessi anatocistici".
La sanzione più importante è quella che colpisce Unicredit, per 5 milioni di euro: si tratta di un importo "insignificante" rispetto al volume complessivo di affari della banca, che nei primi 9 mesi del 2017 ha registrato un utile pari a 4,7 miliardi di euro, ma potrà essere utile se servirà ad aprire una breccia informativa nell'opinione pubblica e nel consumatore, cioè il cliente dell'istituto di credito: come fidarsi di una banca che -si legge nel dispositivo della sentenza che riguarda Unicredit- "ha esercitato un indebito condizionamento nei confronti della clientela consumatori tale da indurla a fornire il consenso all’autorizzazione all’addebito in conto corrente degli interessi divenuti esigibili senza peraltro adottare modalità tali da mettere il consumatore in condizione di comprenderne le conseguenze"?
Al 30 settembre 2015, tra un milione e due milioni di correntisti Unicredit sono stati sottoposti a pratiche anatocistiche, in modo "illegittimo" (usiamo questo termine mutuandolo da una comunicazione interna alla banca, citata dall'Antitrust, che dimostra come l'azienda fosse consapevole anche dei rischi occorsi: “purtuttavia resta il fatto che, nelle intenzioni dichiarate dal legislatore, la nuova norma è diretta a 'far cessare un comportamento illegittimo' e non semplicemente a sostituire una modalità di calcolo degli interessi corretta ma opaca con una più trasparente....”).
Il faro è stato acceso dell'Antitrust grazie a una segnalazione dell'Associazione Movimento Consumatori. “Si può stimare che gli interessi anatocistici corrisposti in Italia nel 2014 si assestino in un ammontare complessivo pari a oltre 2 miliardi di euro” aveva spiegato in un'intervista del luglio 2015 al mensile Altreconomia Paolo Fiorio, avvocato e coordinatore dell’“Osservatorio Credito & Risparmio” del Movimento Consumatori.