“Nessun vilipendio alla bandiera”
“Il fatto non costituisce reato”
Con questa motivazione oggi sono stati assolti Eva Klotz, il consigliere provinciale Sven Knoll e il rappresentante legale di Süd-Tiroler Freiheit Werner Thaler dall’accusa di ‘vilipendio alla bandiera’ (art.292 del Codice Penale italiano).
In primo grado i tre esponenti di Süd-Tiroler Freiheit erano stato condannati al pagamento di una pena pecuniaria (3mila euro a testa).
Secondo i giudici del processo d’appello dunque il messaggio, veicolato attraverso il manifesto stampato in 800 copie e raffigurante il tricolore italiano ripulito dalla banda verde e combinato con la scritta "Auf Italien kann Süd-Tirol verzichten", attiene di fatto alla sfera della 'libertà d’espressione'.
Al momento non è ancora noto se la Procura farà ricorso rispetto alla sentenza d’appello.
Intanto però Nicola Canestrini - legale di Klotz, Knoll e Thaler - ha dichiarato che l’assoluzione è giunta manifestando “tolleranza”, in quanto “forza di una società civile che si dimostra con chi non la pensa come noi”.
Canestrini ha quindi aggiunto le seguenti significative parole.
"La critica non va criminalizzata ma semmai coinvolta in un processo democratico"
La sentenza naturalmente è destinata ancora una volta a far discutere.
Ricordiamo che la vicenda prese il via, lo ricordiamo, nell’ottobre del 2010 quando i militanti tirolesi decisero di stampare il manifesto in occasione del novantesimo anniversario dell’annessione del Sudtirolo allo stato italiano.
“La scopa che spazza la bandiera italiana - ebbe occasione di spiegare all’epoca Eva Klotz - è una metafora per spiegare che da novant'anni l'Alto Adige impiega la maggior parte delle proprie energie per scansare i problemi che gli vengono creati dallo Stato italiano”.
Dopo aver risposto il sequestro dei manifesti, la Procura all’epoca aveva chiesto l’emissione di un decreto penale di condanna con una multa di 2mila euro a testa per nove membri di Südtiroler Freiheit, nello specifico Sven Knoll, Eva Klotz, Roland Lang, Herbert Campidell, Reinhold Ladurner, Josef Mitterhofer, Werner Thaler, Stefan Zelger, Reinhild Campidell. Il procedimento venne però impugnato e il processo ordinario, avviato davanti al giudice Perathoener, portò portato ad una condanna pecuniaria superiore (3000 euro a testa) ma solo per tre degli otto imputati, e cioè Klotz e Knoll che avevano presentato il manifesto in una conferenza stampa e Thaler che del partito era resposnabile legale.
La condanna accolse le richieste del procuratore Guido Rispoli che in merito espresse la sua soddisfazione con le seguenti parole, all’epoca raccolte dal quotidiano Alto Adige.
“Vi era la necessità di tutelare la bandiera in quanto simbolo e punto di riferimento dell’identità di un popolo”
Nel medesimo periodo, a dar man forte al pronunciamento di primo grado, venne anche respinto in Cassazione il ricorso di Klotz e compagni contro il sequestro del manifesto.
In merito la suprema Corte rilevò in sentenza che “la bandiera italiana era stata rappresentata ad evidente fine di dileggio e con chiaro intento denigratorio, siccome portata via da una scopa per far posto a quella tirolese, raffigurata come bandiera pulita che segue al sudiciume ramazzato dalla scopa”.
Rispetto alla sentenza di primo grado emessa nell’ottobre 2014 venne presentato ricorso ed è appunto rispetto a questa che è giunto oggi un ribaltamento di giudizio.
In occasione del processo di primo grado l’avvocato Nicola Canestrini aveva avuto modo di descrivere con queste parole l’accaduto.
“Qui non si tratta di vilipendio ma di diritto di critica, un diritto che fa progredire la democrazia anche quella italiana. La democrazia cresce nella diversità e non nella punizione di chi la pensa diversamente, questo credo sia un principio pienamente condiviso, non serve citare Mill per tornare alle origini storiche: anche a Bolzano vale questo principio e questo processo dimostrerà che non si tratta di vilipendio. Una cosa è disprezzare, un’altra criticare.”
E in merito al presunto disprezzo nei confronti della bandiera italiana più volte Eva Klotz ha avuto modo di respingere l’accusa, usando le seguenti parole.
“Quel manifesto non ha nulla a che fare con il vilipendio alla bandiera, anche perché non sarebbe stata nostra intenzione”