Gesellschaft | Antisemitismo

La Giornata della Memoria perduta

ovvero la storia di una comunità che rifiuta di fare i conti con la parte nera del proprio passato.
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Foto: Luca Marcon

Oggi, sul quotidiano Alto Adige, è stato pubblicato questo mio intervento.

Il 27 gennaio prossimo ci sarà la ricorrenza del Giorno della Memoria, ovvero la commemorazione delle vittime della Shoah.
Il comune di Bolzano ha indetto tutta una serie di iniziative che vanno da conferenze di storici a mostre, film e spettacoli teatrali fino alle cerimonie ufficiali che si terranno nella giornata di venerdì 27. Non riesco invece a trovare notizia di una qualsiasi iniziativa programmata dalla giunta provinciale.
Il 22 gennaio 2019 il quotidiano Alto Adige ha pubblicato un’intervista a Federico Steinhaus, autore del libro «Una giornata della memoria, 364 giornate dell’indifferenza», nel quale lo stesso racconta di come «essere ebrei durante “l’era Magnago” non deve essere stato semplice» e richiama un fatto che sono sicuro sia conosciuto da pochissimi: ovvero, che quello che i sudtirolesi hanno sempre considerato il padre della patria sudtirolese «aveva vietato a tutti gli esponenti della Svp di partecipare a qualsiasi evento della comunità ebraica».

il padre della patria sudtirolese «aveva vietato a tutti gli esponenti della Svp di partecipare a qualsiasi evento della comunità ebraica».

Sul potenziale antisemitismo di un Magnago volontario dell’esercito nazista e autore di una tesi intitolata « I reati contro la razza ed il patrimonio biologico ereditario nella legislazione nazional-socialista» ero già intervenuto tempo fa sul suo quotidiano, ma allora non conoscevo il fatto che ho citato sopra.
Ora: Arno Kompatscher non è Silvius Magnago e l’attuale Landeshauptmann, che invece alle commemorazioni ha sempre partecipato, si è già espresso con forza sul tema dichiarando in un’intervista che nella nostra provincia «ci sono state denunce, rastrellamenti, concentramenti, qui è nato un partito nazista molto attivo e velenoso, qui alcune radici non sono mai state del tutto recise, come in molti altri luoghi della terra».

Nella nostra provincia «ci sono state denunce, rastrellamenti, concentramenti, qui è nato un partito nazista molto attivo e velenoso, qui alcune radici non sono mai state del tutto recise, come in molti altri luoghi della terra».

Ho però la sensazione che sul tema l’attuale presidente sia molto più avanti della maggior parte dei suoi conterranei che soprattutto dei suoi colleghi politici di lingua tedesca. Non è forse arrivata l’ora anche qui, in Alto Adige/Südtirol, di fare una volta per tutte i conti anche con questa parte del passato smettendola di mascherare da eterne vittime quelli che furono anche carnefici?

Nell'intervento sono citate delle dichiarazioni rilasciate da Arno Kompatscher al giornalista Toni Jop in una intervista contenuta all'interno di un articolo pubblicato online il 10 settembre 2019 sul sito Strisciarossa.it intitolato «Kompatscher: ebrei e memoria, Sudtirolo pronto a fare i conti».
Il presidente può anche darsi di sì: anzi, non ho motivo di dubitarne. Ma non sono assolutamente sicuro del fatto che il "Sudtirolo" sia pronto a fare quel tipo di conti. Non oggi e sicuramente non nel 2109.
Su questa piattaforma sono rinvenibili una nutrita serie di commenti di lettori che non solo negano il nazismo sudtirolese - o lo depotenziano a mera reazione al fascismo comunque esauritasi alla fine della Seconda guerra mondiale - ma non hanno alcuna conoscenza sia della profondità del suo antisemitismo che del ruolo giocato dai nazisti locali nella Shoah.
Al riguardo, la parte di intervista ad Arno Kompatscher possiede dei contenuti per i quali è doveroso riportarla per intero.

Presidente, che sta accadendo alla SVP? Dove origina questo vento di chiusura che sembra scuotere il grande partito di raccolta?
“E’ un vento che sta attraversando l’Europa intera e anche più in là. Il salvinismo ha un polmone ben più ampio dell’Italia…”.

L’altra sera, alla presentazione di una bella edizione del Woyzeck di Buechner, in un convento fuori Bolzano, il padrone di casa ha salutato con affetto ed entusiasmo l’ex presidente della Provincia, Luis Durnwalder, e un assessore della sua attuale giunta, Philipp Achammer, ora capo del partito, in platea come lei. Ma a lei è stato riservata una citazione fredda e impersonale, quasi l’assolvimento di un fastidioso dovere burocratico…
“Ho notato la maggiore freddezza nei miei confronti, che, a dire la verità, non credo possa ascriversi unicamente al mio atteggiamento nei confronti della Shoah e di questa onda sovranista. Ci sono comunque molti modi per manifestare sintonia e distanza, questo è uno, neppure il più corretto: penso da sempre che questi saluti alle autorità in apertura di manifestazioni culturali siano deludenti: che importa se tra il pubblico c’è il presidente della Provincia o un assessore… siamo lì per rendere omaggio ad un evento culturale, non per far lisciare il pelo alla nostra vanità…”

Ma, scusi: lei ha mosso la coperta della memoria, ha scoperto quel frammento di società sudtirolese refrattaria all’auto-analisi, partecipando alle commemorazioni della Shoah lei ha lasciato “in mutande” chi prima di lei aveva del tutto, o quasi, ignorato questa fondamentale pagina di storia. L’antipatia che oggi la bersaglia ha una motivazione forte, profonda…
“Questione molto complessa. Sì, intanto: credo permangano zone grigie anche nella mia SVP. Devo ricordare che anche in passato sono stati compiuti passi importanti per non liquidare il passato senza rendiconto. Dallo stesso Magnago, con la Mostra sulle Opzioni del 1989, e da altri… ma qui, come altrove credo, è valsa la chiave universale: evitiamo di scavare e vivremo più tranquilli. Io non sono per niente d’accordo con questa linea, son convinto che tacere, nascondere, mentire faccia molto male alla intera società che prima o poi pagherà il prezzo di questa continua rimozione. Troppo spesso, questa operazione per niente salutare ha prodotto disastri qui come in Austria o a Roma, la Germania è un paese più sano, perché la sua coscienza ha saputo fare conti molto dolorosi…”

Ma come si spiega quella determinazione culturale e istituzionale che convinceva i piani alti della SVP a star lontani dalla Shoah? “Firmare” la propria assenza a quelle cerimonie aveva un senso molto forte: voleva dire, io non riconosco questa pagina di storia… Pesante, non trova? e nel cuore dell’Europa, non nel sottoscala…
“Provo solo a interpretare la visione delle cose che può aver promosso questo passo falso. Le manifestazioni per la Shoah erano piene di bandiere rosse e di falci e martello, e questo è un dato scenografico che ha certamente tenuto lontani i conservatori sudtirolesi da un contesto tuttavia necessario. Poi, una questione “nazionale”: alle celebrazioni ci sono sempre pezzi delle forze armate italiane, ed ecco un’altra condizione che rende poco attraente quella scenografia…”…

E le pare sufficiente? Non le sembra che questa ignominia recente, il no alla Shoah, riconnetta quelle che lei definiva “zone grigie” alla copertura data a Mengele in terra sudtirolese, o a Nicolussi-Leck, fino alla fine dei suoi giorni?
“Infatti, provavo solo a “vedere” con i loro occhi, queste condizioni mostrano con evidenza lo spessore del velo che sulla Shoah era stato deposto. Ci fosse stata coscienza piena della storia, avrebbero potuto concludere: va bene, noi non vogliamo farci inghiottire da quelle bandiere rosse e da quelle divise militari, quindi, ci organizziamo noi delle iniziative per ricordare la Shoah. Ma non l’hanno mai fatto.
Non volevano “vedere”, perché “vedere” corrispondeva all’avvio di un processo di autocoscienza collettivo, dal quale molti hanno tutto da perdere… quello che credo di sapere è che il popolo sudtirolese non è per nulla negazionista, c’è moltissima gente, brava gente che quei conti li ha fatti in privato, ben prima della politica. Qui, nella politica, riferendosi ai prodotti del nazifascismo, si è usi ribadire un concetto che trovo superato e pericoloso: “Siamo vittime, anche noi siamo vittime”.
Ed è certo vero che motivi per sostenere che i sudtirolesi abbiano pagato un prezzo alla storia ci sono. Che debbano chieder conto proprio a fascismo e nazismo per aggiornare quella contabilità è, per loro, particolare inessenziale. Ma tacere sul fatto che oltre a vittime siamo stati anche carnefici, questo è inaccettabile, storicamente infondato, moralmente inqualificabile. Qui ci sono state denunce, rastrellamenti, concentramenti, qui è nato un partito nazista molto attivo e velenoso, qui alcune radici non sono mai state del tutto recise, come in molti altri luoghi della terra”.

Chissà se questa posizione le garantisce il sostegno del potente Dolomiten (il più diffuso quotidiano di lingua tedesca)…
“Direi di no. Il Dolomiten, tempo fa, ha riportato un mio intervento nel corso di un evento pubblico proprio nel merito di cui stiamo ora discutendo. Era il primo in questo senso da Presidente della Provincia. Ricordava che io avessi detto “Siamo vittime”, cosa vera; ma avevo diversamente affermato “siamo vittime e carnefici”, avevano tolto la battuta sui carnefici… pareva brutto. Fortunatamente, però, nelle successive occasioni in cui ho di nuovo parlato di una terra di vittime e carnefici, la mia affermazione è stata riportata correttamente.”

La Provincia sta facendo qualcosa per favorire gli eventuali “risarcimenti”, per venire incontro agli eredi di vittime della Shoah?
“Mi sono personalmente occupato del problema. Siamo intervenuti in accordo con le famiglie fin dove abbiamo potuto. La legislazione italiana non lascia spazi in questo campo. In Germania avrei molto più facoltà di manovra. Per esempio, c’è la questione di Villa Italia a Merano, portata via illegittimamente dai nazifascisti alla famiglia Goetz. Pare impossibile venirne a capo positivamente. Così la villa sarà venduta, a dispetto di un gran senso di giustizia, ma almeno che il ricavato sia destinato a finanziare iniziative pubbliche in favore della memoria e di una nuova presa di coscienza…”

Quindi, lei ritiene che oggi il Sudtirolo, Merano, Bolzano, le bellissime valli possano riaccogliere quelle famiglie ebree che la Shoah ha triturato?
“E’ un mio desiderio forte e sentito, vorrei sapessero che il Sudtirolo ora è un luogo di pace e che questa è casa loro, davvero li abbraccerei se tornassero, questa Provincia li abbraccerebbe. Così, voglio dire ad ogni singolo ebreo che questa terra è pronta ad accoglierlo, forte di una nuova consapevolezza”.

Nota
Sul Silvius Magnago citato nel mio intervento pubblicato sull'Alto Adige di oggi vedi il relativo articolo qui su salto.bz intitolato: Alexander Langer e Silvius Magnago. Dalle vittime ai carnefici: storia di uno scontro sui valori.

 

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Aggiornamento del 27 gennaio 2023

Sul quotidiano Alto Adige di oggi è stata pubblicata una lettera che cita la mia riportata qui all'inizio di questo articolo e denuncia «l'assordante silenzio del mondo della scuola media tedesca nei confronti del tema della Shoah e del Giorno della Memoria».

La Provincia deve fare di più
Giorno della Memoria, la scuola fa troppo poco.
vorrei esprimere la mia piena condivisione al signor Luca Marcon e alla sua denuncia relativa all’atteggiamento della Provincia riguardo il Giorno della Memoria; a questo proposito porto la mia personale esperienza (col passar degli anni sempre più lunga…).
Circa dieci anni fa scrissi una lettera al giornale (che Le allego) riguardo “l’assordante silenzio” del mondo della scuola media tedesca nei confronti del tema della Shoah e del Giorno della Memoria; 

“l’assordante silenzio” del mondo della scuola media tedesca nei confronti del tema della Shoah e del Giorno della Memoria

era il 31 gennaio del 2014, oggi 22 gennaio 2023 devo constatare che la situazione non è affatto cambiata (parlo esclusivamente della scuola media, probabilmente alle superiori va meglio…).
Ora come allora, se a scuola se ne parla è perché lo fa l’insegnante di italiano.
Sono quindi pienamente d’accordo con Lei quando loda il nostro grandissimo Landeshauptmann Arno Kompatscher che, al contrario non nicchia, non elude, non abbozza (né lo ha mai fatto) – così dimostrando (anche) in questo ambito quanto infinitamente più avanti sia lui rispetto al suo partito… 

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