Politik | Elezioni a Bolzano

Il triste epilogo di una legislatura

Bolzano, dopo 4 anni di centro destra.
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  • ‘Vietato sedersi per terra; vietato appoggiare le biciclette o altro ai monumenti; vietato stendersi sopra le panchine in qualunque occasione, a meno che uno non si senta male’. Leggendo queste misure, la memoria torna indietro al 2001 al sindaco di Treviso Giancarlo Gentilini, detto lo Sceriffo (der Sheriff), noto per essere stato uno dei politici più reazionari della prima generazione degli amministratori di centro destra del nord est italiano. Poi leggendo la data di pubblicazione della notizia si scopre che non siamo più nel 2001 e nemmeno nel ricco Veneto, ma a Bolzano capoluogo del ridente e ricco Sudtirolo e che il sindaco non è Gentilini, ma tal Caramaschi Renzo, che Wikipedia ci informa essere il borgomastro di Bolzano dal novembre 2015 a capo di una coalizione di centro sinistra. Essendo in periodo pre-elettorale e temendo il soprasso da parte del centro destra, qualcuno fa notare che si tratta di una tipica mossa preelettorale, piuttosto meschina ma che rientra tuttavia nell’agone legittimo della lotta politica per il potere. Fosse così, si potrebbe anche chiudere un occhio e comprendere il mormorio a bassa voce dei candidati della coalizione di centro sinistra più progressisti: i bravi Verdi, forse un po' distratti dalle grandi questioni del cambiamento climatico e dei diritti di genere, o le persone in passato in prima linea nella difesa degli ultimi che hanno deciso di presentarsi con le liste civiche di sostegno al nuovo candidato sindaco l’avvocato a tempo parziale Juri Andriollo. Come Machiavelli docet, il fine giustifica i mezzi, e la lotta contro le destre e la difesa dei valori democratici vale bene qualche divieto civico.

    Si potrebbe obiettare che vietare di sedersi per terra o sdraiarsi qualche minuto su una panchina, se si è stanchi o claudicanti, non è in fondo così democratico. Ma sarebbe un peccato di indulgenza. Il punto di fondo è che la Giunta Caramaschi bis, non termina la legislatura con un brutto provvedimento di destra o, per essere più politically correct, di centro destra ma è stata inequivocabilmente una giunta dai marcati tratti di centro destra. 

    Gli studiosi di scienze politiche, quindi non i frequentatori seriali del bar del Municipio, sono soliti dire: giunte di destra, politiche di destra, giunte di sinistra, politiche di sinistra. In politica per stabilire come si posiziona una coalizione al governo, al di là delle dichiarazioni di intento, si giudicano i fatti. E i fatti per il centro sinistra al governo e ora ricandidato a guidare la città sono purtroppo impietosi. La differenza tra politiche di destra, o centro destra, e sinistra o centro sinistra (ormai i confini tra i concetti sono labili) riguardano: 

    1. la tutela delle rendite di posizione che sono inalienabili per il centro destra e, invece, da riequilibrare attraverso politiche di intervento pubblico per il centro sinistra;

    2. il controllo e la sicurezza da centralizzare attraverso misure repressive e coercitive per i partiti di centro destra e invece da considerarsi come un problema da gestire sulla base di uno sforzo, coordinato e partecipato, di tutte le istituzioni operanti nel territorio, quindi da agenzie di controllo ma anche educative e di cittadinanza da parte del centro sinistra;

    3. l’universalismo rigettato dai partiti di centro destra in nome della superiorità di taluni fattori identitari (lingua, orientamento politico, sessuale, eccetera) e messo al centro della propria azione da quelli di centro sinistra che vedono come valore l’accettazione delle diversità e la prospettiva del diritto universale. 

    Ora se si va a rileggere con un minimo di onestà intellettuale e rigore analitico i quattro anni appena terminati della Giunta Caramaschi, si possono esprimere giudizi un po' diversi sull’intensità delle diverse misure, ma i tratti distintivi delle politiche sono marcati e chiari.  

    In primo luogo, la giunta Caramaschi ha continuato a garantire status quo e rendite di posizione consolidate. L’immobilismo sul fronte urbanistico imposto da un debolissimo Caramaschi succube ai diktat della Svp ne è la prova più marcata, ma non la sola. Bolzano ha un disperato bisogno di alloggi a prezzi accessibili per il semplice motivo che, altrimenti, la struttura demografica crolla (e in diversi quartieri come Europa Novacella è già crollata). Mancano quindi giovani, e lavoratori e il sistema dei servizi vacilla. Ma per assicurare alloggi accessibili, servono politiche adeguate: abitative, edilizie, fiscali. Le poche unità abitative nuove costruite se si va a risalire a chi sono i proprietari degli immobili rivelano la struttura di rendite di posizione che definisce il perimetro urbano ormai da cinquanta anni: i grandi costruttori, i grandi speculatori, gli amici degli amici. DI nuove aree da edificare, di nuovi programmi di riconversione agevolata di abitazioni, non c’è stata negli ultimi quattro anni traccia se non qualche flebile lamento da parte di politici subito rientrati nei ranghi appena han capito che un eccesso di zelo avrebbe potuto costare loro un futuro posto al sole.  

    In secondo luogo, le politiche di controllo accentrato attraverso misure coercitive si sono intensificate progressivamente con gli sgomberi dei poveri diavoli sotto l’arginale o sulle rive dell’Isarco e il continuo fare la voce grossa contro i senza tetto e i clandestini per raccattare qualche consenso da parte di una cittadinanza sempre più anziana e impaurita. Che i problemi di criminalità fossero da ascrivere ai notabili e agli speculatori attualmente sotto indagine ovviamente non era il caso di dire perché la voce grossa si fa con i deboli e mai con i forti. Il controllo è stato talmente asfissiante che in città non si può nemmeno ascoltare un musicista di strada, uno studente che suona la chitarra o qualcuno che si ritrova in piazza per mancanza di luoghi di aggregazione accessibili che non siano i bar che vendono birre a dieci euro del centro storico. Il risultato è una città in cui la microcriminalità e l’insicurezza ovviamente continua a dilagare e in cui vige un clima di controllo asfittico e privo di esiti tangibili sul fronte della vera sicurezza. 

    In terzo luogo, la giunta ha continuato a governare in base a un principio di ‘universalismo zoppo’. Mentre sui diritti civili (genere, ecc) ci sono state alcune (non troppe) prese di posizione, sul fronte del rapporto tra gruppi linguistici ha continuato a essere pervasivo il principio della separazione dei poteri. I confini invisibili della città sono diventati ancora più marcati con l’installazione di cancelli e fili spinati, mentre come ai tempi di Pichler Rolle e Salghetti Drioli, il sindaco ha continuato a essere il referente della parte italiana e il vice della parte tedesca. Questa divisione tacita dei poteri in giunta ha comportato un fondamentale riconoscimento dello status quo con il paradosso che, mentre gli stranieri hanno superato la soglia del 15% degli abitanti, ancora il discorso del potere si esaurisce nella negoziazione tra italiani e tedeschi. 

    Il sindaco Caramaschi continua a rivendicare come successo epocale i suoi anni di governo del capoluogo e il candidato Andriollo si propone come degno successore del suo illustre concittadino in nome dei valori progressisti e del centro sinistra. Il punto è che c’è a Bolzano una grande confusione sotto il cielo. Forse sarebbe opportuno per i candidati più onesti e capaci che si sono presentati nelle diverse liste dei Verdi, Civica Andriollo e Pd dire molto serenamente: ci siamo sbagliati, abbiamo capito male. E fare un veloce passo indietro.  

     

     

     

     

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Evelin Grenier Fr., 21.03.2025 - 22:17

Questa divisione tacita dei poteri in giunta ha comportato un fondamentale riconoscimento dello status quo con il paradosso che, mentre gli stranieri hanno superato la soglia del 15% degli abitanti, ancora il discorso del potere si esaurisce nella negoziazione tra italiani e tedeschi.
Vede, gli stranieri non sono in conflitto. Mentre le 2 comunità, quella altoatesina e quella sudtirolese, sì, sono in perenne conflitto, da quel che ci racconta nei suoi interventi, il conflitto nella città di Bolzano è particolarmente sentito. Quindi mi sembra normale che si debba sempre cercare di negoziare, nonché tenere divisi i compiti laddove possibile.

Fr., 21.03.2025 - 22:17 Permalink