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“I giudizi? Un’opportunità in più”

La ‘buona scuola’ in salsa altoatesina fa discutere. Ma la sovrintendente Minnei rassicura: “saranno le scuole a decidere il loro modello, in autonomia”.

Nei giorni scorsi la prima commissione legislativa del consiglio provinciale ha approvato il disegno di legge provinciale che recepisce la “Buona scuola” del governo Renzi. Portando con sé però alcune polemiche ed inquietudini. Politicamente il disegno di legge è stato fortemente criticato da Alessandro Urzì, che ha parlato di “assurdità tutta altoatesina e di caos totale” per quanto riguarda il possibile ritorno ai giudizi al posto o in aggiunta a dei voti sulle pagelle e la possibilità che le scuole ’sospendano’ le valutazioni annuali degli alunni per riattivarle alla fine del primo biennio o del successivo triennio alle scuole superiori. 
Il disegno di legge che è visionabile qui e che gli assessori provinciali competenti hanno presentanto in commissione con questo documento, è stato successivamente sottoposto anche al giudizio (positivo) del presidente della consulta studentesca in lingua italiana, mentre ha suscitato qualche critica anche tra i dirigenti (su tutti la preside del Pascoli di Bolzano Canal). 

Per chiarire i termini della questione abbiamo sentito la sovrintendente scolastica Nicoletta Minnei, alla quale abbiamo sottoposto alcune domande. 

salto.bz: Sovrintendente, avete deciso di tornare ai giudizi? Perché tutto questo rimpallo? In origine c’erano i voti, poi i giudizi, poi di nuovo i voti ed ora ancora… i giudizi?
Nicoletta Minnei - Non è un ritorno ai giudizi. E non dobbiamo spaventarci per cose che in certi casi avvengono già nelle nostre scuole. E’ un’opportunità in più che viene data. Non è che venga abbandonato il concetto di valutare attraverso il voto. Abbiamo già una certificazione delle competenze ed è orientamento comune a livello nazionale ed europeo di valorizzare sempre di più quello che i nostri ragazzi sanno fare, mettendo insieme ed articolando i saperi delle varie discipline che consentono loro di ragionare e produrre, attraverso la competenza raggiunta.
Il giudizio è uno strumento che in certi casi andrà ad aggiungersi e in altri potrà anche sostituire i voti. ma ciò avverrà in presenza di una progettualità ed una didattica che mette nelle condizioni di usare questo strumento di valutazione. 

E’ stato stabilito che sulla scia dell’autonomia dei singoli istituti verranno utilizzati diversi sistemi di valutazione tra una scuola e l’altra. Ma cosa succederà, allora, nei non rari casi in cui uno studente debba o voglia trasferirsi da una scuola all’altra?
Nei casi di trasferimenti all’interno della provincia ci sarà comunque un accompagnamento. Per quanto riguarda i trasferimenti all’interno del territorio nazionale naturalmente ci dovremo organizzare di conseguenza.

Come funzionerà con i debiti? Dovranno comunque essere recuperati durante le estati?
Dovremo approfondire, particolare per i secondi bienni delle scuole superiori. Una volta che la legge sarà varata a tutti gli effetti (n.d.r. per il momento è stata approvata solo in prima commissione legislativa e deve ancora approdare in consiglio provinciale) dovremo prevedere una serie di step per definire le varie questioni relative ai nuovi modelli organizzativi che saranno diversi e più flessibili rispetto a quelli finora concepiti. 

Quali sono i tempi di attivazione del nuovo sistema di valutazione degli studenti?
Per quello che riguarda le valutazioni si parla già del prossimo anno scolastico 2016/2017. Però, lo voglio ripetere, noi come sovrintendenza supporteremo gli istituti autonomi. Saranno loro che rifletteranno all’interno dei collegi docenti se e in quali casi adottare strumenti di questo tipo. 

Nella nuova legge si parla anche di un nuovo sistema di valutazione dei dirigenti scolastici. Come funzionerà?
Ci sarà un anno di prova che verrà valutato. Successivamente gli incarichi dirigenziali saranno sottoposti a valutazione almeno una volta all’interno della durata prevista che andrà dai 2 ai 5 anni. Si tratterà di una valutazione complessiva e globale dell’operato del dirigente.

Si parla inoltre della possibilità che nelle scuole vengano attivati dei gruppi o delle classi di studenti di età diversa. Qual è lo scopo e come funzionerà questa cosa?
Abbiamo delle realtà scolastiche molto complesse che riflettono quello che accade al di fuori della scuola. Pertanto per alcuni progetti è necessario svincolarsi dalle rigidità organizzative. Anche in questo caso faremo riferimento ad alcune esperienze d’avanguardia che sono attive da tempo in diversi contesti scolastici. Ad esempio all’interno del primo biennio della scuola secondaria di secondo grado, coinvolgendo trasversalmente gli alunni. Spesso, come detto, non faremo che ratificare processi che in molti casi sono già in atto. Ma preferisco non fare esempi per non rischiare di dare maggior evidenza a talune esperienze rispetto ad altre. 

Come sovrintendenza siete stati coinvolti nel percorso di elaborazione del disegno di legge?
A livello di dirigenti scolastici ci siamo confrontati diverse volte, soprattutto su diversi snodi come quello del curriculum vitae dello studente. Dove si cercheranno di tenere sempre più in considerazione le competenze dei nostri alunni. Abbiamo anche avuto alcuni gruppi di lavoro interistituzionali e all’interno della nostra stessa intendenza. Voglio sottolineare che quella in oggetto è una legge omnibus che di fatto modifica, alla luce della legge nazionale sulla buona scuola, norme che già regolamentavano parte degli aspetti presenti della nuova legge. 

Con la politica vi siete confrontati a sufficienza?
Sì e anche con le parti sociali. Il tempo a disposizione però non è stato moltissimo e cioè circa 6 mesi.

Alcune critiche dalla politica e anche alcune voci dal mondo della scuola parlano di un possibile caos che verrebbero creato in particolare dalla reintroduzione (anche) dei giudizi….
Nel mondo della scuola ogni cambiamento che porta novità può sembrare non opportuno o un elemento di difficoltà. Ma, lo ripeto: non si tratta di una norma obbligatoria ma bensì di un’opportunità in più, quindi possiamo stare tranquilli. La logica è quella di rafforzare le decisioni dei nostri istituti autonomi, che in realtà a causa degli adempimenti burocratici vedono sempre in parte limitata la loro libertà e autonomia. A nessuno viene tolto nulla, ma viene offerta invece un’occasione in più.