“Smontiamo tutta questa cartapesta”
Il sottosegretario agli affari regionali ha chiuso stamani i lavori della ‘leopoldina’ del PD con un discorso veemente in cui ha rivendicato il lavoro svolto a Roma per rafforzare l’autonomia e spronato il suo partito.
“L’accordo stipulato a Roma che ha rilanciato l’autonomia è il nostro vero nuovo inizio” ha detto il deputato del PD, richiamando i cardini del compromesso a e cioè gli accordi economici, le ulteriori competenze ottenute e il principio d’intesa che di fatto ha blindato la ‘specialità altoatesina’.
“Non c’è stato mai un periodo in cui l’autonomia speciale fosse stata così riconosciuta a livello nazionale e il tutto in un periodo in cui a Roma gli statuti speciali vengono tendenzialmente visti come un privilegio” ha spiegato Bressa, aggiungendo: “questa cosa dovete spiegarla anche al Dolomiten, che vede invece in Renzi un nemico”.
Bressa però ha sollecitato il PD altoatesino ad un cambio di passo perché - ha detto - “l’autonomia deve pensarsi ora in un modo profondamente diverso rispetto al passato”. Il sottosegretario ha invitato a ‘guardare alla realtà’ e convenire che “l’autonomia non è più solo difesa delle minoranze linguistiche ma sempre di più esempio di autogoverno virtuoso”.
Nel suo intervento Bressa ha anche toccato il nodo vivo della ‘rappresentanza’: “l’autonomia ora deve dimostrare di essere davvero la forma di governo che fa crescere la democrazia al proprio interno, rimodulando il rapporto con i cittadini”. “Solo in questo modo - ha aggiunto - potrà candidarsi ad avere un futuro ed essere un modello per l’Europa”.
Il sottosegretario di Stato del Ministero per gli Affari Regionali e le Autonomie è quindi passato a parlare del capoluogo altoatesino. “Bolzano non deve limitarsi ad avere un ambizione, ma diventare un vero e proprio motore di sviluppo in queste dinamiche” ha affermato Bressa, dicendosi d’accordo con Carlo Costa che nell’introduzione della convention aveva parlato della “fine del monolite etnico”.
“D’ora in poi i consensi li raccoglieremo solo esprimendo la capacità di immaginare un futuro” ha quindi ammonito Bressa, arrivando a criticare alcuni interventi che precedentemente avevano invitato il Partito Democratico a trovare una migliore sintesi delle sue anime interne.
Bressa ha tagliato corto: “il nostro impegno non deve essere rivolto sulla necessità di rapprresentare tutte le sensibilità de partito ma invece di lavorare i prospettiva, dialogando con la SVP e anzi superando i ‘canali storici’ della formazione del consenso”.
Gianclaudio Bressa è arrivato a dire che il PD altoatesino fino ad oggi “ha dimostrato di essere un partito di stampo troppo tradizionale” e ad indicare il successo delle liste civiche come una dimostrazione qualità insufficiente manifestata dai partiti nel loro lavoro sul territorio.
Che fare allora? Bressa ha detto che il suo partito d’ora in poi in Alto Adige dovrà dimostrarsi in grado di parlare con il territorio, "ma non - ha precisato - come Dellai in Trentino che ha una concezione autonomistica minoritaria”.
Il sottosegretario ali affari regionali ha quindi invitato il PD altoatesino a “sentirsi federato con il PD nazionale, guardando di più anche a Trento”, per poter “affrontare a viso aperto la SVP”.
Dopo aver sollecitato le amministrazioni locali a promuovere il dialogo con la cittadinanza che al momento ancora si sente estranea all’autogoverno (“iniziative come la ‘leopoldina dovranno essere moltiplicate, anzi in futuro bisognerà sempre muoversi in questo modo”), Bressa ha quindi invitato il suo partito ad un forte esame di coscienza.
“Smontiamo tutta la cartapesta che ci portiamo dietro da anni e facciamo venire avanti le persone vere che in futuro potranno essere protagoniste” ha detto Bressa, lanciando un chiaro messaggio alla sua generazione politica (“il mio tempo è passato, ci sono da troppi anni, la scena deve essere consegnata ad altri che se ne devono impadronire”).