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IKEA evade le tasse?

La Commissione Europea ha avviato un'indagine sulla multinazionale, che grazie a due accordi fiscali con l'Olanda avrebbe sottratto al fisco profitti miliardari.
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Foto: Ikea
Nel 2017, oltre 1,27 miliardi di persone in tutto il mondo sono entrate in un negozio (355, in 29 Paesi) o in un centro commerciale IKEA (una quarantina). Tra di loro ci sono anche gli altoatesini, che possono ad esempio recarsi nel relativamente vicino punto vendita di Innsbruck, ad esempio, o farsi recapitare i mobili acquistati on line in via Galileo Galilei 37 a Bolzano, dove ha sede uno dei 15 "punti di consegna" presenti in tutta Europa. Il Vecchio Continente rappresenta, per la multinazionale nata in Svezia, e oggi domiciliata in Olanda, il mercato più importante: il 66% di tutte le vendite - il valore complessivo del retail nel 2017 è pari a oltre 34 miliardi di euro - è fatto in Europa; il 15% nella sola Germania.
L'Europa, però, è anche quel soggetto che - con una decisione resa pubblica il 18 dicembre - ha deciso di guardare nei conti di IKEA, o meglio di "avviare un'indagine approfondita del trattamento garantito alla società Inter IKEA in Olanda". La Commissione Europea (CE), cioè, sospetta che a più riprese, con accordi definiti "tax ruling", l'Olanda abbia accordato alla società del gruppo IKEA un trattamento di favore, riducendo il carico fiscale.
I motivi dell'intervento sono stati descritti dalla Commissaria UE alla concorrenza, la danese Margrethe Vestager: "Tutte le imprese, grandi o piccole, che siano o meno multinazionali, devono contribuire al sistema fiscale in modo equo. Gli Stati membri non possono lasciare che alcune, selezionate, aziende paghino meno, garantendo loro la possibilità di spostare altrove i profitti. Per questo, siamo intenzionati ad approfondire con cura il trattamento fiscale che l'Olanda ha offerto a Inter IKEA".
Vestager è la stessa che nel 2016 ha stabilito che Apple avrebbe dovuto restituire all'Irlanda (e all'Europa) 13 miliardi di euro di tasse non pagate. La Commissaria alla concorrenza è anche la responsabile delle azioni contro Google, Facebook ed Amazon. A differenza di queste grandi corporation, IKEA è una multinazionale europea, e l'indagine avviata dalla Commissione ci spiega che sul fronte fiscale l'UE vorrebbe non far sconti a nessuno.
 
La decisione di avviare l'indagine, come segnala il comunicato stampa diffuso dalla CE, è frutto di un rapporto redatto e pubblicato lo scorso anno dal Gruppo Parlamentare dei Verdi - Alleanza Libera Europea, "Ikea: flat pack tax avoidance", che stimava almeno 1 miliardo di tasse "evitate" nella sola Europa nel periodo 2009-2014. Una articolata governance (nel 2009 chi scrive l'aveva descritta in un articolo per la rivista Altreconomia, "Il trucco olandese di IKEA"), infatti, avrebbe permesso alla multinazionale di spostare parte dei propri profitti dai Paesi in cui hanno sede i negozi all'Olanda, e da qui in Lussemburgo e nel Liechtenstein, dove il carico fiscale è rispettivamente 0,06% e zero. I guadagni a cui si fa riferimento sono quelli registrati da Inter IKEA, cioè la società del gruppo che possiede il marchio e il "concetto IKEA", e per questo incassa sotto forma di franchise fee il 3% di quanto ricava ogni negozio in tutto il mondo.
La Commissione europea ha così deciso di indagare i "tax ruling" del 2006 e del 2011, perché - come spiega il comunicato stampa - "alcune nostre ricerche preliminari indicano che i due 'accordi fiscali', preliminary inquiries indicate that two tax rulings, autorizzati dalle autorità fiscali olandesi, hanno ridotto in modo significativo il profitti tassabili di Inter IKEA Systems in Olanda". Se confermato, si tratterebbe di una forma illegale di aiuto di Stato.