L'incantesimo si spezza dopo 7 anni
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L'Austria torna sul podio più alto nel gigante di La Villa, in Alta Badia, grazie ad uno straordinario Marco Schwarz, fenomenale interprete della prima manche e saggio risparmiatore del vantaggio accumulato quando, nell'insidiosissima seconda, ha faticato oltre modo a respingere l'assalto portatogli da Lucas Pinheiro Braathen, tenuto a soli 18 centesimi da una vittoria che il naturalizzato brasiliano stava già pregustando nel parterre. E che avrebbe bissato il trionfo conquistato su questa stessa pista nel 2022. Terzo l'altro austriaco Stefan Brennsteiner.
Male oggi gli azzurri, con il solo Alex Vinatzer nella Top 15 con il suo quattordicesimo crono finale (25⁰ Tobias Kastlunger, 27⁰ Filippo Della Vite) dopo i tre ottimi piazzamenti di squadra ottenuti in val Gardena con ben tre terzi posti collezionati (Dominik Paris, Giovanni Franzoni e Florian Schieder) su altrettante prove.
Gran Risa. Sono esatti 40 anni che i folletti della neve che vi albergano si divertono a cospargerla di trabocchetti ed asperità di varia natura. Giusto per renderla tra le più temibili del Circo Bianco, appena sotto Adelboden, la Madre di tutte le Piste da Gigante al mondo, per capirci. Andy Varallo, il presidente del consorzio badiota, che ha il compito di renderla più spettacolare possibile, oltre a definire ogni minimo dettaglio dell'organizzazione di contorno, può sorridere di soddisfazione per la ricorrenza del quarantennale, caduto sotto la sua reggenza. Nel 1985, quando La Villa aprì la sua celeberrima pista nera alla Coppa del Mondo, ad un solo uomo era stata data facoltà di addomesticarla a dovere: lo svedese Ingemar Stenmark, gigante tra i giganti della specialità, al suo ottantesimo successo in Coppa del Mondo, che si affidò totalmente alla sua proverbiale sensibilità sotto gli scarponi per uscire da trionfatore in un canalone dove la selva di sentieri, onde e micidiali cunette avrebbe concesso ai comuni mortali solo la via preferenziale verso i larici del bosco.
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Gran Risa. Quella in cui ogni sciatore provetto che la percorra nutre un senso di timorosa devozione mista a rispetto, nel 1986 mise sul podio addirittura tre alfieri della mitologica Valanga Azzurra (Richard Pramotton, un ancora giovanissimo e poco noto Alberto Tomba ed Oswald Toetsch) prima che lo stesso Albertone riuscisse a domarla, nel delirio dei suoi tifosi, per ben quattro volte (1987, 1990, 1991 e 1994).
Oggi, in anni in cui si respira abitualmente l'imperiale leggerezza di Marco Odermatt, i supporters degli azzurri attendono dal 2011 che un italiano, dopo Max Blardone (2009 e 2011) salga nuovamente sul podio più alto, collocato sotto quel temibilissimo serpentone di ghiaccio, per dare vita a quelle che poi verranno ricordate come celebrazioni memorabili nell'albo d'oro dello sport azzurro.
Vista la sicurezza che sta delineando sempre più nitidamente il suo ottimo avvio di stagione, sia in slalom che tra i pali larghi, Alex Vinatzer arriva in Badia dalla nativa Gardena con un importante bagaglio d'aspettative. Il suo personale fan club ha riempito in abbondanza la tribuna all'arrivo. Dove risaltano anche i colori verdeoro riconducibili a Lucas Pinheiro Braathen ed il tricolore rossonerogiallo dei sorprendentemente numerosi tifosi al seguito del belga Sam Maes.
La prima manche dello slalom gigante 2025 sulla Gran Risa in Alta Badia propone immediatamente al cancelletto l'uomo che alla fine la dominerà con una prepotente sicurezza, quasi arrogante. Ovvero Marco Schwarz, il 30enne austriaco che con il suo pettorale 1 ha portato i suoi Atomic dove nessun'altro ha osato, nelle condizioni proibitive di luce piatta della prima manche che ha confuso e limitato pesantemente soprattutto gli atleti del primo gruppo impegnati lungo la Gran Risa.
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Schwarz, come il colore nero che ha coperto il festival caleidoscopico delle tribune, ha lasciato alle spalle, entro il secondo di distacco dai suoi sci, solo il folcloristico cowboy statunitense River Radamus, che ha chiuso a 64 centesimi, il connazionale del provvisorio leader della gara, ovvero Stefan Brennsteiner, giunto a 68 centesimi di ritardo da Schwarz, il norvegese Atle Lie McGrath - a 96 - ed il norvegese naturalizzatosi brasiliano, nel nome della madre, Lucas Pinheiro Braathen - a 97 -.
In evidenti difficoltà, il resto del Top 15 ha combattuto lungo la Gran Risa uscendone in buona parte sconfitto. Quasi umiliato. In grave ritardo il Re del Circo Bianco, Marco Odermatt, undicesimo ad 1"51, Henrik Kristoffersen: ad 1"52, l'attesissimo alfiere azzurro Alex Vinatzer, diciottesimo addirittura a 2"01" (miglior azzurro della prima manche), Filippo Della Vite a 2"43. Ottimo ottavo proprio uno dei più seguiti ed apprezzati a La Villa, il 27enne belga Sam Maes (ottavo a 1"36), nono l'emergente Leo Anguenot ad 1"40.
Nei trenta abili ed arruolati per la seconda manche entra d'un soffio (a 2"63 da Marco Schwarz) anche la probante prestazione di Tobias Kastlunger, sceso col pettorale 57, ed aggrappato al 30esimo ed ultimo posto utile per proseguire l'esperienza 2025 sulla Gran Risa.
Alle 1.05 postmeridiane, un pelo in ritardo sul programma di massima, appare nei cieli l'iconica pattuglia delle Frecce Tricolori. I loro quattro passaggi radenti sopra il santuario badiota dello sci regalano la tradizionale quota parte d'entusiasmo, dal parterre agli anelli più elevati delle tribune. È tempo di seconda manche. Dove tutto potrebbe essere possibile, in condizioni nettamente diverse rispetto a tre ore e mezzo prima.
Kastlunger non approfitta del primo pettorale di seconda manche. Tra la 27ª e la 34ª porta, in un vero e proprio imbuto di neve fradicia, che tradirà la maggior parte della Top 30 del secondo step, Tobias perde l'esterno un paio di volte sprecando una grande occasione per guadagnare posizioni. Chi interpreta benissimo il tracciato, anche sul ripido più insidioso, è il germanico Fabian Gratz che riesce così a scalare sontuosamente la graduatoria fino ad un quinto posto finale da sogno.
Gli Atomic ai piedi di Alex Vinatzer non compiono invece il miracolo ed al gardenese non riesce l'intento di scalare con più determinazione i gradini della classifica.
Prima di prepararsi al tentativo di Marco Odermatt, di dare vita ad un recupero parso ai più molto più che complicato, anche Kristoffersen perde inesorabilmente terreno, finendo indietro.
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È quasi un presagio di ciò che dovrà affrontare anche il pluridetentore elvetico di Coppa. Forse un po' meno brillante del solito, dopo aver lasciato sulla Sasslong una montagna di energie nervose nei giorni precedenti.
Odermatt guadagna su Favrot, Anguenot, Maes, l'elegante Meillard, ma deve restare dietro allo straordinario Gratz.
È il momento di Pinheiro Braathen. Il brasiliano balla la samba sulle punte degli sci, come azzardato anche dallo speaker dell'evento. Lucas strappa il miglior tempo, in attesa dei migliori tre. Brennsteiner, il migliore nell'imbuto maligno di metà tracciato, resta dietro a Braathen per soli 4 centesimi. Radamus getta al vento una posizione sul podio proprio sullo schuss finale. Infine Schwarz piega i colleghi e le bizze ribelli della Gran Risa alzando le braccia al cielo in segno di meritato giubilo.
Domani si ritornerà sulla “Gran Spaccatura”, come viene tradotta letteralmente la Gran Risa, per lo slalom speciale (ore 10.00 e 13.30). Occasione di riscatto sia per Alex Vinatzer che per Timon Haugan, già vincitore nel 2024, dopo l’insipida prestazione di oggi. Gli occhi saranno inevitabilmente puntati su Lucas Pinheiro Braathen il quale, dopo una prestazione del genere, azzarderà il suo personale “All In” tra i pali stretti.
L'ordine di arrivo sulla Gran Risa
1. Marco Schwartz (Austria) 2'35''02
2. Lucas Pinheiro Braathen (Brasile) a 0.18
3. Stefan Brennsteiner (Austria) a 0.22
4. Atle Lie McGrath (Norvegia) a 0.46
5. Fabian Gratz (Germania) a 0.48
6. Marco Overmatt (Austria) a 0.82
7. River Radamus (Usa) a 0.87
8. Patrick Feurstein (Austria) a 0.90
9. Timon Haugan (Norvegia) a 0.95
10. Loic Meillard (Svizzera) a 1.09
14. Alex Vinatzer (Italia) a 1.28
25. Tobias Kaslunger (Italia) a 2.40
27. Tobias Della Vite (Italia) a 2.79
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