Parità di genere: facile in teoria
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La violenza di genere è, purtroppo, un tema di grande attualità. Sono già 6 le donne uccise in ambito familiare/affettivo nei primi 14 giorni del 2024 in Italia. Il caso di Giulia Cecchettin ha portato ad una presa di coscienza collettiva sullo sforzo necessario per combattere questa forma di violenza: bisogna educare gli uomini del futuro a vivere in maniera sana le relazioni. In Alto Adige l’associazione AIED si occupa di fornire interventi a tema educazione sessuale ed affettiva presso le scuole che ne fanno richiesta. Giulia Rodighiero, psicoterapeuta dell'associazione ed operatrice negli istituti scolastici, spiega come il problema delle nuove generazioni non sia tanto la parità di genere, quanto la capacità di declinare nella pratica questo concetto.
SALTO: Quali sono i progetti che svolge l’Aied all’interno delle scuole della Provincia?
Giulia Rodighiero: L'Aied si rivolge alle scuole con progetti di educazione alla sessualità e all'affettività che si adattano alle diverse fasce d'età. Attualmente l'associazione gestisce tre progetti, un progetto per le scuole primarie, che coinvolge le classi quinte delle scuole Longon e Manzoni, un altro per le classi terze delle scuole Archimede e Foscolo ed infine un progetto che coinvolge le classi seconde del liceo Pascoli. Riteniamo che la scuola sia un contesto privilegiato per prevenire la diffusione di culture sessiste e misogine.
Che idea hanno i ragazzi della parità di genere?
I ragazzi di oggi hanno un'idea evoluta della parità di genere, ma faticano a integrarla nella vita reale. Ad esempio, sono convinti che non ci siano differenze tra uomo e donne, ma poi affermano che i ragazzi possono andare in discoteca con gli amici mentre le ragazze no, perché i maschi non riescono a trattenersi e le femmine sì. In questo modo dimostrano di avere ancora dei pregiudizi legati al genere, che si manifestano nelle loro azioni e nelle loro scelte.
Quali sono le idee dietro a queste affermazioni?
La convinzione che la donna sia più debole dell’uomo è radicata nella società e si riflette purtroppo anche nel pensiero dei ragazzi. Noi lo notiamo quando andiamo nelle scuole, c’è ancora tra i giovani l'idea che la ragazza debba vestirsi in un certo modo per evitare di essere oggetto di molestie. Vediamo che i giovani stanno cercando di compiere un'evoluzione, però fanno fatica ad integrarla nell’esperienza di vita. I social, come ad esempio Tik Tok, in questo non aiutano perché generano delle credenze distorte.
Che influenza ha la pornografia sui ragazzi?
La pornografia, a cui i ragazzi accedono tranquillamente, crea loro aspettative e fantasie che poi li spaventano. Infatti, i dati ci dicono che c'è un notevole incremento dell’ansia da prestazione in ambito sessuale. Questo è dovuto anche al fatto che i giovani spesso guardano i porno prima di aver fatto esperienza diretta della sessualità: credono che il sesso sia quello che vedono sul cellulare, non capiscono che la pornografia è solo una rappresentazione di fantasie erotiche, non un tutorial.
"I ragazzi credono che il sesso sia quello che vedono sul cellulare, non capiscono che la pornografia è solo una rappresentazione di fantasie erotiche, non un tutorial."
Trattate anche di questo argomento durante gli incontri a scuola?
Certamente, negli incontri con i ragazzi delle medie in particolare. Lo trattiamo perché sono i ragazzi stessi a chiedercelo: ne sono incuriositi e capiscono che con noi ne possono parlare, si attivano molto su questo argomento. Sfruttiamo la tematica della pornografia per riflettere di temi come l’unicità e la capacità dei corpi. Parliamo anche di consenso, argomento che spesso non è mostrato nei porno. Trattiamo poi il rispetto di sé, dell'altro, quanto è importante fermarsi se non si è pronti. Proviamo a ragionare con loro sul fatto che può essere anche il ragazzo, ad esempio, in una relazione eterosessuale, a non sentirsi pronto e sul fatto che questo non lo renda “meno uomo”.
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E alle superiori?
Con i liceali il nostro intervento si concentra su temi più complessi e attuali. In particolare, riflettiamo con loro di temi come l'orientamento sessuale, l'identità di genere, il rispetto, il consenso e le relazioni. Proviamo ad affrontare con loro alcune situazioni concrete, ad esempio cerchiamo di far comprendere la problematicità di un partner che chiede continuamente l’invio di foto o della posizione sul telefono, spiegando che si tratta di controllo e non di amore.
Trattate direttamente la questione di genere con i ragazzi del liceo?
Certamente, trattiamo anche di come la società ci influenza in termini di genere. Parliamo con loro di tutti gli apprendimenti impliciti a cui siamo esposti fin da piccoli, per far un esempio sulle magliette delle bambine ci sono unicorni e arcobaleni, mentre su quelle dei bambini navicelle spaziali e macchine. Gli facciamo notare che ancora oggi sono le donne a occupare la maggior parte dei posti part-time, spesso perché devono svolgere il lavoro di cura nella famiglia ecc. Queste differenze, anche se apparentemente insignificanti, possono avere conseguenze importanti nelle nostre relazioni, possono portare a disparità di potere e a forme di violenza. Affrontiamo anche le conseguenze per gli uomini di questi stereotipi di genere, ad esempio, li portiamo a riflettere sul fatto che i maschi hanno maggiori difficoltà a chiedere aiuto psicologico o ad esprimere le proprie emozioni. Attraverso questi interventi, vogliamo aiutare gli studenti a riflettere criticamente sui modelli di genere e a sviluppare relazioni più sane e rispettose.
Con che modalità avvengono i vostri interventi?
Alle medie e alle superiori facciamo un intervento da 5 ore con due psicologi, un uomo ed una donna ed un incontro di un’ora e mezza con un’ostetrica. Nella scuola primaria invece svolgiamo tre incontri di due ore ciascuno, guidati da un'ostetrica e da una psicologa\psicoterapeuta.
Che argomenti affrontate con le classi delle elementari?
Questi tre incontri di educazione alla sessualità e all'affettività hanno l'obiettivo di aiutare i bambini a conoscere e comprendere il proprio corpo, le proprie emozioni e la sessualità. Partiamo dal corpo e dai suoi cambiamenti, spiegando ai bambini il funzionamento sia di quello maschile che di quello femminile, e affrontando con naturalezza anche gli organi genitali esterni. L'obiettivo è aiutare i bambini a conoscersi ed accettarsi. Affrontiamo con loro anche il tema delle emozioni e i sentimenti, riflettendo poi sui cambiamenti emotivi che possono verificarsi durante la pubertà. Parliamo dell'innamoramento, del sesso e della riproduzione: le operatrici dell’AIED spiegano ai bambini in modo semplice e diretto cosa significa innamorarsi, fare l’amore e fare un/a bambino/a.
Che messaggio cercate di veicolare ai bambini?
L'obiettivo è aiutarli a conoscere la sessualità in modo sano e responsabile e a sviluppare un'idea positiva del consenso. In tutto questo mettiamo un accento sull'ascoltarsi: a 10 anni è normale provare disgusto verso alcuni argomenti “da grandi”. Vogliamo però che siano preparati ad affrontare il momento in cui invece proveranno il desiderio e l’attrazione, trasmettendogli che l’innamoramento e la relazione dipendono anche dall'altra persona, che deve a sua volta desiderarlo. Iniziamo già nelle primarie a introdurre il concetto di consenso.
È vero che molti bambini e ragazzi non hanno le conoscenze per affrontare questi argomenti perché non gli vengono trasmesse dal nucleo familiare?
Non mi sentirei di generalizzare, non è vero che tutti i genitori non si prendono carico di questa parte educativa, ma sicuramente tanti di loro sono in difficoltà. Facciamo sempre una statistica anonima in classe per capire se e come sono affrontati questi temi e riscontriamo che la maggior parte non li affronta in famiglia. La sessualità, l'affettività, il rispetto del proprio corpo e di quello dell'altro sono concetti molto importanti, che spesso noi adulti facciamo fatica ad affrontare. Il problema è che questa insicurezza dei genitori sull’argomento non fa sentire i figli liberi di poter parlare, di poter chiedere.
"La sessualità, l'affettività, il rispetto del proprio corpo e di quello dell'altro sono concetti molto importanti, che spesso noi adulti facciamo fatica ad affrontare. Questa insicurezza dei genitori sull’argomento non fa sentire i figli liberi di poter parlare, di poter chiedere".
Secondo lei che cosa si potrebbe fare per migliorare questa lacuna nell'educazione e nell'insegnamento?
Penso che l'educazione in primis sia responsabilità dei genitori, lo dico da psicoterapeuta, ma lo dico anche da mamma. I primi tre anni di vita sono fondamentali nello sviluppo della personalità di un individuo ed in quella fase di vita il mondo del bambino è quello genitoriale. Purtroppo ci sono ancora genitori che rimproverano la figlia per come è vestita dicendo “papà è geloso di te”, facendo passare il messaggio che l'amore non lascia libertà. Dopodiché mi aspetterei che la scuola facesse la sua parte, il fatto che non ci sia all'interno degli istituti scolastici uno spazio riservato a sessualità ed affettività è una grande lacuna del sistema, penso che i risultati ad oggi si vedano e siano anche molto gravi. Io non demonizzo l’istituzione, penso che ci siano dirigenze e insegnanti che si impegnano veramente a fare educazione su questi temi. In una situazione ideale famiglia, scuola e contesto remano tutti nella stessa direzione, oggi non è così.
Come vengono finanziati i vostri interventi?
Sono interventi che le scuole non pagano e che l'Aied gestisce tramite fondi pubblici. Non siamo un'associazione privata a scopo di lucro, lavoriamo per fornire un servizio con dei fondi, questo però, ad oggi non ci permette di prendere in carico potenzialmente tutte le scuole della provincia; anzi ci è capitato in questi anni di dover rifiutare la richiesta di alcune scuole che ci avevano chiesto un intervento.