I discorsi di M

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I tre pilastri della retorica vengono animati anche nei discorsi parlamentari, soprattutto durante dibattiti come quelli recenti sul manifesto di Ventotene, documento che Giorgia Meloni non considera espressione della "sua" Europa.
In questo intenso clima di pathos – ma ancor più di ethos politico – mi è sembrato quasi bizzarro concludere la serie M – Il figlio del secolo di Joe Wright, basata sull'omonimo romanzo di Antonio Scurati e presentata a Biennale Cinema 2024, proprio nello stesso giorno in cui la premier ha infiammato i partiti di opposizione come solo poche volte con le sue dichiarazioni e citazioni decontestualizzate sul manifesto di Ventotene. È bizzarro perché, avendo visto e ascoltato le repliche di Meloni alla Camera, ho dovuto constatare che i discorsi contemporanei della M premier dimostrano creare un ethos simile ai primi discorsi in Parlamento di un altro M attraverso un linguaggio che irride, afferma, polarizza. E per questo è altrettanto inquietante osservare come la M di adesso calpesti letteralmente certi valori democratici, relegandoli a semplici cornici del racconto storico e non considerandoli fatti cruciali che ci permettono di vivere il potere del demos di oggi. La M di adesso deride i suoi oppositori con scherno da bullo e fa trasparire la sua furia esternando così il suo pathos di potere nel luogo emblematico della democrazia. Questo luogo, però, può essere lentamente e pericolosamente svuotato del suo significato. Per ottenere ciò, M del passato cercò il consenso dell'elettore che funge più da spettatore e che nella ricostruzione cinematografica viene visivamente e verbalmente interpellato da M stesso con tanta di cadenza romagnola.
Tutto ciò non intende costruire paragoni tra le personalità dei due M, ma di certo si muovono entrambi in una sfera di ethos che si basa su un'intensa ferocia discorsiva. Ed entrambi sono circondati da seguaci di un entourage politico che oscilla tra la brutalità (allora decisamente più fisica e ora forse più semantica) e la ridicola ostentazione del potere.
A questo punto mi chiedo se, forse e purtroppo, di bizzarro non ci sia proprio niente.