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Politika

Politika 2018 - l’annuario che racconta la storia - analizza e confronta i processi politici, i contenuti e le proposte delle due province.
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Foto: Quelle: Edition Raetia

Coordinatore di una ricerca storiografica e soprattutto di scienza della politica che ha pochi altri riscontri nell’Europa in parte sovranista e in parte indecisa sul futuro, Günther Pallaver ci stupisce ogni anno con l’annuario Politika, edito da Raetia e redatto da una molto preparata squadra di analisti. E fa piacere che quest’anno, proprio a ridosso della presentazione di questa ricerca, sia andato in libreria anche “Südtirols Parteien, analisi, trend e prospettive”, radiografia pallaveriana di rara accuratezza e di efficacissima sintesi politica. Solo alcuni articoli di fondo del Corriere della Sera (redatti dal direttore  Luciano Fontana, da Massimo Franco, da Antonio Polito) e la rubrica Bussole di Ilvo Diamanti su Repubblica e infine i pezzi di Stefano Folli sono complementari al lavoro di Pallaver e della sua squadra.

Anche il tema di Politika 2018, in apparenza circoscritto alla regione sudtirolese e trentina in realtà si permette infatti lo sguardo lungo e la panoramica di ampio respiro. Lo spiega bene il sommario della pubblicazione: “Lo Statuto di autonomia del 1972 deve essere riformato. A tal fine, l’Alto Adige e il Trentino hanno costituito appositi organi consultivi per coinvolgere i cittadini nella riforma delle rispettive costituzioni. L’esperimento ha avuto successo? Sia la Convenzione dell’Alto Adige che la Consulta erano molto dibattute. Politika 2018 analizza e confronta i processi politici, i contenuti e le proposte delle due province”. I testi sono in lingua tedesca e in quella italiana, una serie di “abstracts” sono redatti in inglese. E ancora una volta la Südtiroler Gesellschaft für Politikwissenschaft (Società di Scienza Politica dell'Alto Adige\Südtiroler Sozietà per Scienza Pulitica) è l’habitat e il “brodo di cultura” di un metodo, prima ancora che di una analisi.

Redatto da Pallaver, Alice Engl e Elisabeth Alber (ai quali si aggiungono alcuni collaboratori) lo studio non è il frutto di chiacchiere, magari ascoltate male e riferite peggio, da bar. Eppure, a proposito del metodo pubblico e politico di assunzione di decisioni, è stato scelto secondo Pallaver “tra quello dialogante, il gerarchico e il conflittuale, quest’ ultimo. Tanto che il preambolo è stato scritto a maggioranza e non condiviso”. E la Convenzione, spettro che a lungo si è aggirato dalle nostre parti non in grado neanche di spaventare o incuriosire? “Ci sono giudizi diversi. Ma in termini politologici ha sancito un cambiamento di rotta. Il solito processo decisionale, tipico delle nostre procedure statutarie, che è di tipo consensuale, è stato sostituito dal metodo della maggioranza. I più numerosi, e più forti, hanno scritto il preambolo, gli altri, i meno numerosi, no”.

Ci attendono tempi nei quali leggere e scrivere sarà sempre di più una forma di protesta e un segno di indipendenza.

E i partiti? Pallaver attinge ad entrambe le ricerche alle quali ha lavorato, da solo oppure in equipe e risponde così: “Se prima la Svp rispondeva alle spinte populiste per la secessione con l’Euregio, che proponeva come orizzonte in grado di superare i vecchi confini, oggi risponde all’ autodeterminazione chiesta dai liberali con il doppio passaporto. È un gioco al rialzo che schiaccia il centro. Anche se, come dice il giurista Denicolò, il doppio passaporto al giorno d’ oggi non potrà mai più essere un atto unilaterale ma semmai emergere da un accordo formale tra due Stati”.

Ecco, scorsi velocemente, alcuni Fragmente del lavoro di Pallaver e dei suoi colleghi.  Non resta che procurarsi le due pubblicazioni, magari abbonandosi a “Politika” tanto per cominciare: ci attendono tempi nei quali leggere e scrivere sarà sempre di più una forma di protesta e un segno di indipendenza.