Guardando a maggio
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Il recentissimo rigetto, da parte del Consiglio Regionale, della proposta leghista per autorizzare il terzo mandato dei sindaci anche nei comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti ha finito per dare il via, di fatto, alla campagna elettorale anche in quel di Bolzano. Uscito così di scena, per la competizione alla carica di primo cittadino, il Sindaco uscente, che non ha mancato di esprimere il suo rammarico con toni assai aspri, tutte le forze politiche paiono pronte a definire i contorni delle proprie strategie e soprattutto ad aprire il casting dei personaggi cui dovranno affidarle.
È un buon momento dunque per tentare una ricognizione di quelle che saranno le opzioni politiche che, tra sei mesi all'incirca, si sottoporranno al giudizio di un elettorato sempre meno propenso, ahinoi, ad esercitare il proprio diritto di voto.
Partendo dalla destra di un immaginario emiciclo prendiamo innanzitutto in considerazione i tre pilastri su cui poggia il centrodestra italiano. Il più robusto, di gran lunga, è sicuramente quello costituito da Fratelli d'Italia che ha ormai recuperato quasi del tutto il voto che fu, da quarant'anni a questa parte, del Movimento Sociale e poi di Alleanza Nazionale. Di assai meno robusta costituzione, invece, la Lega ormai immemore dei trionfi di qualche anno fa, ma anche Forza Italia il cui rapporto con gli altri due partiti, come si è visto nei mesi scorsi a Laives, è complicato anche da questioni di carattere personale.
I dati riferiti tutti alla città capoluogo: alle comunali del 2020 Fratelli d’Italia raccolse il 7,72% e La Lega quasi il doppio: il 13,23%. Alle ultime provinciali il capovolgimento di fronte: FdI al 19,95% e Lega al 7,81%. Forza Italia confinata al 2,11%.
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Se ci si spinge di qualche metro oltre i confini del centrodestra storicamente inteso si entra del frastagliato territorio del centro vero e proprio. Qui a dominare il panorama è indubbiamente la lista che fa riferimento all'ex assessore comunale e attuale assessore regionale Angelo Gennaccaro. Il peso elettorale di questa compagine dipenderà ovviamente dal fatto che il leader si presenti o meno. Per lui, come compenso alla rinuncia ad un posto in Giunta provinciale, si era parlato perfino di un endorsement SVP, ma è un'eventualità che evidentemente potrebbe realizzarsi, a determinate condizioni, solo al secondo turno. Nel centro si muovono anche altri soggetti politici, come quelli che fanno riferimento a livello nazionale a Italia Viva di Matteo Renzi o al partito di Carlo Calenda. C'è infine, ed in teoria è un commensale di tutto rispetto per il numero dei consiglieri che conta nell'attuale assemblea comunale, la lista che porta il nome di Roberto Zanin, candidato unico di tutto il centrodestra alle ultime comunali e che, nel corso della consiliatura, ha finito per raccogliere parecchi tra i delusi di altre formazioni dell'area. Anche in questo caso molto dipenderà dalla scelta del leader di ripresentarsi o meno.
Ancora dati, sempre su Bolzano città: alle ultime comunali la Lista Gennaccaro raccolse l’8,33%, la Lista Zanin il 10,07%. Alle ultime provinciali la Civica di Gennaccaro ha raggiunto il 9,33%.
Qualche spanna a sinistra del variegato mondo centrista si apre quello che, a livello nazionale, viene denominato "campo largo". I soggetti principali sono ovviamente costituiti dal PD e dai Verdi che, negli ultimi decenni, erano sempre riusciti a trovare le ragioni di un'alleanza dell'appoggio a figure di candidato sindaco come Giovanni Salghetti, Luigi Spagnolli o Renzo Caramaschi. Con quest'ultimo fuori dai giochi e propenso addirittura a portare la sua lista personale al di fuori della storica alleanza, tutto è legato alla capacità di individuare un candidato che possa mettere d'accordo le varie anime della coalizione compresa quella della Sinistra, tradizionalmente portata a presentarsi con una lista propria alle comunali. Nel "campo largo" potrebbero rientrare anche gli esponenti del Team K che a Bolzano hanno una buona base elettorale e che, durante questi quattro anni si sono mossi con grande impegno ed infine anche un redivivo Movimento 5 Stelle che però, nel capoluogo, ha sempre avuto posizioni assolutamente critiche verso le forze del centro-sinistra.
Numeri: A Bolzano alle comunali del 2020 il Pd ottenne il 12,59%, alle ultime provinciali l’11,98. I Verdi nel 2020 ebbero il 9,20% e nel 2023, elezioni provinciali, l’11,68%. La Sinistra alle comunali raggiunse l’1,77%. La Lista Caramaschi nel 2020 conquistò il 7,64%, mentre i 5Stelle si fermarono al 3,01%. Il Team K ebbe il 4,05% alle comunali e il 7,92 alle provinciali.
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La quarta forza che giocherà le sue carte nella battaglia per la conquista del Municipio è costituita ovviamente dalla SVP. La Stella Alpina parrebbe aver già scontato i rischi della conflittualità interna con il minuetto della candidatura ritirata e poi ripresa dell'attuale vicesindaco Stephan Konder, ma ovviamente, in un partito nel quale i dissidi interni non sono mai del tutto sopiti, qualche sorpresa può sempre essere messa in conto. Il sogno di via Brennero sarebbe ovviamente quello di ripetere a Bolzano il colpaccio riuscito a Laives, anche se le condizioni politiche e i rapporti numerici non paiono altrettanto favorevoli. Si tratterà anche di vedere come si muoverà il variegato mondo dell'opposizione di lingua tedesca, dai secessionisti di STF ai neo alleati in giunta dei Freiheitlichen, alla galassia dei no-vax. A livello provinciale queste forze hanno mietuto allori, ma i dati riguardanti la città di Bolzano dicono che avrebbero difficoltà a conquistare un seggio. Può darsi che, come avviene per tradizione per le forze della destra sudtirolese, rinuncino a presentarsi.
La SVP ottenne alle comunali il 14,81% e alle provinciali il 16,40%. Nell’opposizione sudtirolese STF, alle provinciali raccolse a Bolzano l’1,37%, Freiheitlichen lo 0,97% e la lista Vita il 2,89%. Da notare come alle ultime comunali, l’ultimo partito a poter accedere alla ripartizione dei seggi fu il Team K con il suo 4,05%. Chi volesse consultare il quadro completo dei dati troverà qui quello delle comunali 2020 e qui quello delle provinciali 2023.
La panoramica non può concludersi senza un cenno a quello che, quando si andrà a votare nel maggio prossimo, rischia anche a Bolzano di diventare il partito di maggioranza: quello degli astenuti. I dati relativi alle ultime provinciali, ma anche alle comunali di Laives, dicono chiaramente che il fenomeno è assai più avvertibile nell'elettorato italiano che in quello tedesco e anche questo potrebbe rappresentare un fattore capace di influire sui risultati finali.
Si sono combinati insieme due sistemi elettoriali togliendo però al Sindaco eletto direttamente quel vantaggio in termini di seggi che altrove gli consente di realizzare il mandato affidatogli dai cittadini.
A sei mesi di distanza, giorno più giorno meno, dal voto, il quadro che abbiamo delineato non permette ovviamente di fare dei pronostici che sarebbero comunque perigliosi anche a ridosso della consultazione elettorale, ma una cosa è sin d'ora abbastanza certa. Quando, dopo il primo turno e un probabilissimo ballottaggio, ci sarà un vincitore della tenzone, questi non avrà, con il semplice computo dei consiglieri eletti nelle liste che l'hanno appoggiato i numeri per governare la città e dovrà quindi assumersi l'onere di una trattativa con altri soggetti politici per raggiungere la fatidica maggioranza.
È l'effetto, come già più volte si è notato su queste pagine, di una legge elettorale concepita al tempo in cui pareva impossibile non inchinarsi davanti al totem dell'elezione diretta del Sindaco. Dato che, come prescrive lo Statuto e come ha confermato la stessa Corte Costituzionale, in Alto Adige le elezioni delle assemblee devono essere fatte con sistema proporzionale per assicurare adeguata rappresentanza a tutti i gruppi linguistici, si sono combinati insieme i due sistemi togliendo però al Sindaco eletto direttamente quel vantaggio in termini di seggi che altrove gli consente di realizzare il mandato affidatogli dai cittadini. In Alto Adige tutto questo non succede e si è già visto alcune volte come l'elezione diretta venga poi ad essere vanificata dalla mancanza di un'intesa politica. Proprio di recente l'ex senatore Karl Zeller ha ripreso il tema sostenendo che sarebbe più saggio, a questo punto, riportare anche i comuni al sistema proporzionale puro, che peraltro sembra funzionare ancora senza grossi problemi in Provincia. Una proposta che, proprio perché ragionevole, non pare aver molte chances di essere accolta. Peccato.