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Lavorare da Vipiteno per Red Hat

L'esperienza di Michele Baldessari, che continua a ricevere offerte dai giganti dell'It mondiale stando in Alto Adige.
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Lavorare da casa per un “gigante” del software libero come Red Hat, nel frattempo poter portare i figli a scuola ed accompagnarli nella crescita, seguire in giro per l'Europa la moglie che ha un lavoro altrettanto dinamico. Michele Baldessari, 38 anni, lavora da Vipiteno e riesce ad avere un'invidiabile bilanciamento tra vita lavorativa e vita personale e famigliare.

Come è cominciata la tua carriera lavorativa?

Ho studiato ingegneria informatica al Politecnico di Milano, ma ho interrotto gli studi per lavorare. Nel frattempo ho lavorato una prima volta per Red Hat (www.redhat.com) e per altre aziende nel mondo dell'open source. Otto anni fa sono ritornato a Vipiteno, prima per fare il responsabile insfrastruttura IT della Leitner, poi da 3 anni e mezzo come technical account manager di Red Hat.

Quali sono le peculiarità del tuo lavoro per Red Hat?

Seguo la parte tecnica e l'assistenza per alcuni grandi clienti, nel mondo delle telecomunicazioni, banche, ferrovie, stazioni televisive soprattutto in Italia, Paesi Bassi, Israele, Svizzera.

Si riesce a lavorare bene da casa?

Sì, posso lavorare bene anche da Vipiteno. Sono stato anche un anno seguendo mia moglie in Gran Bretagna, là devo dire che la connettività è altra cosa, ma comunque con l'upgrade qui a 20 megabyte non mi lamento troppo. Vengo giudicato sui risultati concreti e questa modalità è comoda sia per la flessibilità degli orari che per il fatto di poter lavorare da diversi luoghi.

Come mai sei tornato in Red Hat dopo averci già lavorato?

Ero stato per due anni durante il periodo universitario, poi mi hanno cercato, mi hanno chiesto di coprire una posizione da remoto. Volevo tornare ad un lavoro più tecnico, andando sul codice e sull'analisi.

Cosa fa Red Hat per i profani del campo?

Al mondo è l'azienda open source più grande che c'è, ha 7mila dipendenti, è quotata in borsa e in Italia ha sedi a Roma e Milano . C'è una grossa componente di engineering nel nostro lavoro, contribuiamo allo sviluppo di moltissimi progetti opensource (Linux kernel, gcc, glibc, gnome, docker, kubernets, apache, java, jboss, ecc.).

 

Collabori anche con il Centro Free Software & Open Technologies del Tis?

Mi è capitato di passare qualche volta al centro e dare occasionalmente dei pareri.

Progetti in corso per Red Hat?

Sto seguendo un progetto che si chiama Performance Co-pilot (www.pcp.io). Si tratta di un framework che si occupa della raccolta di dati sulla performance dei sistemi. Cerca di capire dove spende tempo il sistema operativo. E' un software che sta crescendo in popolarità, essendo stato ad esempio utilizzato da Netflix. Ci lavoriamo in una dozzina circa.

Come funziona il coordinamento del lavoro di persone “sparse” per l'Europa e per il mondo?

Al mattino ci colleghiamo in chat, nel mio team siamo in 40 e programmiamo lì la nostra giornata. Talvolta ci occupiamo anche di casi urgenti che ci vengono passati dagli Stati Uniti o dall'Australia, approfittando dei diversi fusi orari.

Hai degli hobbies, sempre all'interno del settore?

Ogni tanto lavoro su Fedora, mantengo alcuni pacchetti e ogni tanto cerco di risolvere dei bachi legati al kernel o al networking.

Sei mai stato chiamato per tenere dei corsi di formazione?

Ho tenuto un corso a Bolzano su Identity management, qualche volta ho anche insegnato alcuni rudimenti di Linux. È un'esperienza che mi interessa molto.

Attualmente Linux è l'”architettura” scelta da poco più dell'1,5% degli utenti su pc, sarà possibile in futuro aumentare questa percentuale?

Effettivamente sui pc di casa Linux ha una bassa percentuale, mentre sul lato server e sul lato mobile (tramite Android) è molto presente. Negli applicativi Linux è effettivamente un po' indietro, ma il lato app sta diventando sempre meno rilevante, considerando che il web sta continuando a crescere in importanza. I passi avanti comunque sono stati enormi rispetto a quando ho cominciato. Cinque anni fa non avrei mai consigliato Linux ad una persona che si avvicinava per la prima volta ad un computer. Oggi nel 90% dei casi anche una stampante si configura da sola su un computer con sistema operativo open source. Ci vuole solo un po' di accortezza prima dell'acquisto.

Qual è una sfida lavorativa che vorresti affrontare nei prossimi 5 anni?

Oggi ho ancora molto a che fare con i clienti, in futuro mi piacerebbe andare ancora più a fondo sullo sviluppo e l'analisi tecnica.

Ti penalizza nella carriera non aver terminato gli studi universitari?

Non particolarmente. Mi arrivano un paio di offerte di lavoro al mese, anche da aziende globali come Google. Spesso viene però richiesto di spostarsi, mentre Red Hat ha una politica del tutto diversa visto che il 20% dei dipendenti lavora da remoto.