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Next Generation: EU ci siamo?

Da tempo chiediamo un confronto sui progetti inviati dalla Giunta provinciale al Governo perché vengano inseriti nel piano che regolerà l’utilizzo del Recovery Fund.
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Recovery
Foto: (c)Pixabay

Come è noto il piano dovrà essere consegnato da Draghi alla fine del mese di aprile e mentre a livello nazionale le interlocuzioni hanno coinvolto i partiti politici e anche le parti sociali prima della presentazione al Parlamento, in Provincia di Bolzano ciò non è stato ritenuto necessario, almeno per quanto riguarda le organizzazioni sindacali.

Abbiamo più volte chiesto di parlarne ma mai ricevuto risposta. Eppure sempre nella prassi dei Fondi europei e ancora di più quindi in una situazione come quella attuale il valore della partecipazione e un largo coinvolgimento reale a partire dalle parti sociali, sia nella fase di definizione delle priorità e dei progetti che in quella della verifica, sarebbero necessari.

Nonostante ciò navigando in internet alla fine si riesce a trovare il testo inviato al Governo ancora a ottobre 2020 con aggiunte a novembre 2020 e naturalmente ignoriamo se vi siano state aggiunte o modifiche successive.

Sappiamo che a livello nazionale rispetto alla bozza del 12 gennaio, resta stabile l'impianto del PNRR articolato in 6 macro-missioni, vale a dire 6 aree di investimento: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura (46,3 miliardi), rivoluzione verde e transizione ecologica (69,8 miliardi), infrastrutture per una mobilità sostenibile (31,9 miliardi), istruzione e ricerca (28,4 miliardi), inclusione e sociale (27,6 miliardi), salute.

Alle 6 macro-missioni, il Piano nazionale associa parallelamente tre priorità trasversali: donne, giovani e Sud. Questi tre temi che dovrebbero essere contenuti in tutti gli obiettivi del Piano nazionale e che saranno misurati negli impatti macroeconomici, occupazionali e di indicatori BES (benessere equo e sostenibile).

Quali sono i criteri di valutazione del PNRR?

I piani saranno valutati in base a una precisa griglia inserita nel regolamento del RRF. I criteri indicati sono quattro - pertinenza, efficacia, efficienza e coerenza - ognuno dei quali comprende alcuni concetti da valutare secondo un 'rating' espresso in voti: A, B o C.

Tra i concetti fondamentali da valutare ci sono la capacità del Piano di affrontare in modo efficace le sfide individuate nelle Raccomandazioni specifiche per Paese, di contribuire "all’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali anche tramite politiche per l’infanzia e la gioventù", "alla transizione verde, compresa la biodiversità" (a questo va dedicato almeno il 37% delle risorse) e "alla transizione digitale" (20% delle risorse).

Per passare il test occorre aggiudicarsi nel complesso almeno otto A, voto che può essere ottenuto solo se le azioni del Piano concorrono "in ampia misura" agli obiettivi. Non è consentita nessuna C, valutazione che indica una capacità "ridotta" di raggiungere lo scopo; quindi, basterà prendere un'insufficienza per vedersi negare i fondi.

Gli obbiettivi locali rispondono alle richieste europee? Sono stati collocati all’interno delle 6 macroaree, questo sì, ma non hanno associato, almeno nella versione presentata in gennaio in Consiglio Provinciale, alcun accenno di come si collochino al loro interno le esigenze trasversali, che sono naturalmente correlabili al lavoro e a posti di lavoro.

Né è rintracciabile quasi siano i risultati attesi per le misure individuate, al di là del titolo e della cifra, sull’impatto per l’ambiente, sulla coesione sociale e così via.

La condizionalità degli obbiettivi europei alla dimostrazione non solo dell’esecuzione dei progetti, ma al loro effettivo impatto migliorativo presuppone la necessità di cambiare modello di sviluppo e di fondarlo sulla cura, delle persone e dell’ambiente. Ora è il momento e le risorse non mancano, ma leggendo quanto ad oggi disponibile ci rimane la domanda: Ci saremo?

Cristina Masera