Capitalismo e patriarcato a braccetto!
Nella scorsa puntata di kalašnikov&valeriana ho svelato la mia necessità di quantificare il lavoro invisibile che svolgo in famiglia e di come in comune accordo con il mio partner abbiamo deciso di renderlo retribuito. La decisione di suddividere tutte le entrate e proprietà al 50/50 a “prova di bomba” (o forse meglio dire “a prova di separazione”) arriva dal seguente ragionamento: se uno di noi può lavorare/guadagnare di più, è perché l’altra si occupa di queste faccende invisibili ma indispensabili. Non è la narrazione tossica de “il marito bravo, perché dà una mano” e non è una mera questione di riconoscimento. Intendiamoci, il grazie e i fiori mi fanno piacere, ma non mi tutelano e soprattutto non mi permettono un’indipendenza economica. E l’indipendenza economica, lo sappiamo, è il primo importante passo per poter vivere la propria vita in modo autodeterminato.
Ma… quando ci guardiamo intorno, vediamo quanto difficile sia raggiungere e mantenere questa indipendenza economica. La raggiungi da giovane donna, almeno quasi (guadagnerai comunque meno del tuo equivalente maschile). Se diventi madre devi battagliare e imparare a fare salti mortali per mantenerla (l’organizzazione della nostra società presuppone che sia la donna a restare a casa con ǝ figlǝ, basti pensare al congedo parentale). Se non lo diventi, avrai comunque le mestruazioni (non sia mai che avanzino una proposta legge anche in Italia per dei congedi extra a chi soffre di dolori mestruali!). Forse, a giudicare da quanto ha recentemente detto un’imprenditrice italiana, dopo i 40 o verso la menopausa è il tuo momento (se a quel punto sei ancora concorrenziale con i tuoi colleghi).
C’è da meravigliarsi? D’altronde chi fa le regole del gioco (il solito vecchio e ricco uomo bianco in cima alla piramide del potere) perché dovrebbe interessarsi alle possibilità che hanno le donne di essere economicamente indipendenti? Sempre colui poi, grande sostenitore e promotore del sistema economico attuale, non trae molto più profitto dallo sfruttamento del lavoro di cura? Mi spiego meglio: se il capitalismo è fondato sull’impiego del capitale allo scopo di generare profitto, come si trae maggiore profitto da un lavoratore? La soluzione più proficua in un’ottica di profitto (monetario) è: ignorare il lavoro di cura indispensabile (non riconoscerlo, non retribuirlo, non facilitare l’accesso, non attivare risorse pubbliche). In questo modo, sarà “naturalmente” a carico di quella persona nella coppia che già guadagna meno, ha un accesso più precario al mondo di lavoro e che si troverà a svolgere gratuitamente una grossa fetta di lavoro di cura a discapito del lavoro retribuito. Così si tolgono di mezzo questioni che riducono il profitto (ad es. assenza per parto, malattia figlǝ o genitori) e si ottiene un effetto da non sottovalutare: l’altra persona sarà la sola responsabile del sostentamento economico della famiglia e quindi più ricattabile, motivata a lavorare di più e sempre disponibile per il datore di lavoro. Se poi gli facciamo credere che questa sia l’ordine naturale delle cose e che anzi, sia auspicabile, il gioco è fatto.
Che scenario triste, un sistema economico basato sullo sfruttamento. Mi ricorda quel sistema sociale basato sull’oppressione… Ah già, sono capitalismo e patriarcato a braccetto! Davvero qualcunǝ di noi sta bene in questo binomio?
La buona notizia è che esistono alternative, che esistono i femminismi per interrogarci su questi sistemi tossici e combatterli. E, inoltre, che possiamo (e intendo proprio tuttǝ noi, nella nostra vita quotidiana) iniziare a farlo rendendo visibile il lavoro di cura, scioperare, discutere il problema con chi ci circonda, redistribuire il lavoro invisibile in famiglia, retribuirlo.
Das ist nichts weiter als die
Das ist nichts weiter als die schon ausgelutschte Ideologie des progressiven Neoliberalismus und des rainbow capitalism.
Der Kapitalismus behält seine Strukturen, wird aber diverser. Die Ungleichheit bleibt, aber ein paar "alte weiße Männer" an der Spitze werden durch diversity ersetzt. Und zwar durch gesetzliche Vorgaben und andere Quotenregelungen.
Die Durchschnittsfrauen haben von dem nicht viel. Die einzigen Pofiteure sind jene PolitikerINNEN und AktivistINNEN die sich mit eine Deutungshoheit aneignen, um für die eigenen individuellen Zielen Kapital zu schlagen.
Der Kaptialismus ist tot. Es lebe der Kapitalismus. - Nur in bunt.
Es muss sich alles ändern, damit alles bleibt so wie es ist.
Oder in anderen Worten: DIVERSIFY!