Le due tragedie che hanno sconvolto l'italia nelle vacanze di ferragosto hanno dimensioni ed origini molto diverse, ma origini comuni: incuria, fuga dalle responsabilità, mancanza di controlli, l'inadeguatezza del sistema paese, il rimpallo delle colpe, l'allergia contro norme e regole. Diciamo la verità: in nessun altro paese dell'Unione europea è immaginabile che un viadotto autostradale possa piombare improvvisamente su una città e provocare oltre 40 morti. Immediato il rituale balletto di rimpallo delle responsabilità. Sul disastro indagano in parallelo la commissione insediata dal ministero delle infrastrutture e la procura di Genova che ha nominato un gruppo di esperti. A questo punto i cortocircuiti sono inevitabili, perchè si tratta parzialmente delle stesse persone. Così Il provveditore alle opere pubbliche della Liguria è anche capo degli ispettori del ministero.
Dalla prima relazione della commissione d'Inchiesta spunta già un dossier dell'autunno 2017 sui rischi imminenti del viadotto. Che apre scenari inquietanti. E giudica più disastrata la torre 10 rimasta in piedi che sovrasta condomini e strade trafficate. Carte trascurate che spuntano puntualmente dopo la tragedia. Nessuna novità.
"La fuga dalle responsabilità è un classico italiano"
Abbastanza caotico il dibattito politico. Più che bizzarra la proposta del ministro Toninelli di nazionalizzazione delle autostrade che passerebbero quindi nelle mani di Anas e Ferrovie, due carrozzoni statali che non hanno certo brillato per efficienza e negli ultimi decenni erano coinvolti in vari casi di corruzione e malgoverno. Che senso può avere affidare competenze importanti ad una macchina statale nota per la sua inefficienza? La Lega è contraria alla nazionalizzazione: "Sarebbe un ritorno al passato."
"La fuga dalle responsabilità è un classico italiano", commenta il presidente dell' autorità anticorruzione, Raffaele Cantone. "Servono regole chiare. L'ambiguità sulle competenze è disastrosa: tutti si sentono autorizzati a non fare niente."
Anche nella seconda tragedia con 10 morti nel parco del Pollino il rimpallo della responsabilità è iniziato immediatamente.
Eppure lì le regole erano chiare - almeno sulla carta. L'Accesso alle gole del torrente Raganello è consentito esclusivamente in presenza di guide e dopo il pagamento dell'apposito pedaggio al comune. C'era l'obbligo di portare casco e muta, l'escursione era vietata a bambini con meno di 10 anni, l'ingresso con infradito era proibito. Lunedì pomeriggio la protezione civile aveva diffuso un'allerta meteo. Il ministro dell'ambiente Sergio Costa si dimostra inflessibile: "Voglio sapere entro due giorni chi doveva fare cosa." Anche qui non sembra difficile immaginare gli sviluppi futuri: lunghe indagini e processi, ma è improbabile che nella catena di errori possa essere individuato un colpevole.
Tutto come sempre.