“L’eroina non è mai scomparsa”
“Abbiamo celebrato il funerale dell’eroina troppo presto, la verità è che non è mai scomparsa”. A confermare un’evidenza conclamata è Sergio Previte, operatore sociale, che da anni si occupa di tossicodipendenze sul territorio altoatesino, a Bolzano in particolare dove, a fine giugno, nei bagni della stazione ferroviaria sono stati trovati i corpi di due uomini, morti a seguito di un’overdose di eroina.
Secondo Dataroom i decessi per eroina negli ultimi due anni sono aumentati di quasi il 10% a livello nazionale. In Trentino-Alto Adige, ha riferito di recente la guardia di finanza, nel 2018 e nei primi mesi del 2019 sono stati sequestrati dalle stesse fiamme gialle 1.247 chili di sostanza stupefacente, di cui 145 tra eroina e cocaina. Nei primi 5 mesi di quest’anno è stata sequestrata in regione eroina pari al quantitativo scoperto nel 2018. E aumentano anche le segnalazioni per consumo di droga, nel primo semestre di quest’anno sono il 35% in più rispetto allo stesso periodo del 2018. L’altro dato allarmante è che l’età del consumo in Trentino Alto Adige si è abbassata a 13 anni.
Tutto market Bolzano
A Bolzano procurarsi la droga non è complicato. Gli avamposti dello spaccio sono quelli noti: il parco della stazione, via Renon, alcuni anfratti del centro città e, negli ultimi tempi, anche la periferia, che però dal punto di vista dei controlli è notoriamente trascurata. Del resto, obbedendo agli squillanti dettami della retorica del decoro urbano, tutte le zone cittadine sono uguali, ma alcune sono più uguali di altre. E il sobborgo, come il paradiso di Beatty e Henry, può attendere. L’eroina, la cosiddetta “droga della fuga”, costa poco ed è ancora più economica da quasi due decenni, più precisamente dall’invasione americana in Afghanistan nel 2001, quando la produzione e la disponibilità di oppio sono iniziate ad aumentare.
Sul mercato bolzanino 1 grammo di eroina costa fra i 30 e i 50 euro. Una mini-dose anche 10 euro. “Se i soldi li hai la cocaina te la portano a casa, questo è il livello di accessibilità, mentre l’eroina ha una linea di smercio diversa, non è sotto il controllo della criminalità organizzata come durante gli anni ’70 e ’80, ma se la malavita fiuta l’affare quanto davvero pensiamo che possa restare fuori dal giro?”, si chiede Previte. “Per ora sono ‘pesci piccoli’ che si organizzano spesso autonomamente per portare l’oppio dall’Afghanistan, farlo raffinare nei Balcani ed esportarlo nel resto d’Europa, così sulle direttrici di treni e autostrade la droga giunge anche a Bolzano. “Qui è l’eroina la vera emergenza oggi, e invece non si parla che di gioco d’azzardo e cyberbullismo”.
C’è stato un picco di attenzione sull’eroina fra gli anni ’80 e ’90 con una generazione cresciuta con la paura non tanto degli effetti della sostanza quanto della siringa. Dopodiché tutti hanno pensato, a torto, che nessuno facesse più uso di eroina
Spesso per metterla sul mercato nel minor tempo possibile l’eroina viene tagliata meno e quindi ha un grado di purezza del 20-30%, una percentuale pericolosa specie per chi ha perso la resistenza all’assuefazione, e cioè chi torna a drogarsi dopo aver seguito un periodo di astinenza o chi ha smesso dopo essere entrato in un programma terapeutico. Un rimedio salvavita in ogni caso esiste: si chiama naloxone, commercializzato con il nome di Narcan, ed è un medicinale che nel giro di qualche secondo blocca gli effetti dell’overdose. A Bolzano è reperibile nella maggior parte delle farmacie e senza bisogno di ricetta.
100 volte più potente
Un business parallelo è quello del fentanyl, il più forte farmaco oppioide in commercio, ancora più conveniente delle altre sostanze da taglio. Il fentanyl che si può sintetizzare facilmente nelle raffinerie clandestine, è stata creata negli anni Sessanta come antidolorifico oncologico ed è considerato cento volte più potente della morfina. In Italia si è cominciato a parlare di fentanyl quando nel settembre 2018 l’Istituto superiore di sanità ha diramato per conto del dipartimento Antidroga della presidenza del Consiglio un’allerta di grado tre (il massimo) sul farmaco dando notizia del primo caso di decesso avvenuto a Milano nell’aprile 2017. Sebbene non ci siano dati certi è probabile che l’aumento di decessi in Italia per overdose sia dovuto all’eroina mischiata al fentanyl.
Teorie infondate
Il problema principale, denunciato a più riprese dagli operatori sociali, è l’assenza di informazione sulle droghe. “C’è stato un picco di attenzione sull’eroina fra gli anni ’80 e ’90 con una generazione cresciuta con la paura non tanto degli effetti della sostanza quanto della siringa. Dopodiché tutti hanno pensato, a torto, che nessuno facesse più uso di eroina”, spiega Previte. Alla fine degli anni ’90 e con l’inizio del nuovo millennio, molti hanno cominciato a fumarla, credendo che facesse meno male. “Niente di più sbagliato - sottolinea l’operatore di base -, ripetute iniezioni causano danni alla pelle e alle vene, oltre che naturalmente dolore alle braccia, alle gambe, ai piedi, all’inguine (dove è più facile reperire gli accessi venosi, ma anche più pericoloso, essendoci il rischio di pungere un nervo, un osso, un tendine o un arteria); fumarla deteriora l’apparato respiratorio oltre che dentale. La differenza è che fumandola la cosiddetta ‘botta’, il flash, non arriva come per via endovenosa, ma il risultato sull’organismo è lo stesso. La vita, le relazioni sociali e famigliari si bruciano nello stesso identico modo”.
La fiera del luogo comune
Abbronzato alla luce del proprio sbandierato rigore morale, Matteo Salvini, da ministro dell’Interno, ha avallato lo stereotipo secondo cui passare dalla canna alla siringa è facile. Se non fosse che a febbraio l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inviato all’Onu il proprio parere sulla cannabis, chiedendo di rimuoverla dalle sostanze più pericolose e di favorirne l’uso terapeutico.
“Equiparare droghe leggere e droghe pesanti è un grave errore, così come lo è affermare che quelle leggere in circolazione oggi sono 30-40 volte più potenti di quelle di un tempo, la solita tiritera che sferrano ciclicamente i proibizionisti, fra l’altro non suffragata da dati scientifici”, argomenta l’operatore. “Sul piano locale, a far passare questi messaggi sono anche le forze dell’ordine, per di più a mezzo stampa. Poliziotti e cani antidroga davanti alle scuole sono il frutto della politica che il Viminale ha deciso di perseguire, mentre non viene convocata una conferenza nazionale sulle droghe da 10 anni, sebbene il Testo unico sulle droghe del 1990 preveda che si faccia ogni tre anni”. Anziché fare annusare i ragazzi dai cani, insomma, sarebbe opportuno educarli a un consumo consapevole. “La tossicodipendenza viene trattata come un problema repressivo, e dunque gestito dalle forze dell’ordine, ma è di natura sanitaria, anche chi fa uso di sostanze ha diritto alla salute. Non si può sostenere che l’uso corrisponde all’abuso, specie per le sostanze cosiddette leggere, il contrasto alla droga si fa non solo con i sequestri delle sostanze ma anche e soprattutto con l’informazione corretta”. Se un teenager non ha la cognizione della differenza fra la droga leggera e quella pesante e vuole “sballarsi”, l’eroina è la droga dell’evasione perfetta. “Alla base c’è l’evidente necessità in quest’epoca storica di fuggire da una realtà che opprime e precarizza”.
Equiparare droghe leggere e droghe pesanti è un grave errore, così come lo è affermare che quelle leggere in circolazione oggi sono 30-40 volte più potenti di quelle di un tempo, la solita tiritera che sferrano ciclicamente i proibizionisti, fra l’altro non suffragata da dati scientifici
Salvatore Giancane, tossicologo e specialista nel trattamento delle tossicodipendenze, va dritto al punto: “Dire ai ragazzi per tanto tempo che le droghe sono tutte uguali non è servito ad alzare il livello di attenzione, ma ha banalizzato le altre droghe. Il messaggio ‘le droghe sono tutte uguali’ è un messaggio devastante. Diciamo ai ragazzi che la cannabis è il preludio della tossicodipendenza e del fallimento nella vita, ma poi loro non riscontrano questo dato nell’esperienza quotidiana, personale e di amici, e quindi sono propensi a credere che gli allarmismi lanciati sulle altre droghe siano altrettanto esagerati”. In questa nebulosa inconsapevolezza molti giovani diventano policonsumatori (cosa che poco li accomuna con le generazioni passate), assumendo l’eroina insieme a eccitanti come MDMA, ecstasy, anfetamine, cocaina e LSD, una sostanza, quest’ultima, particolarmente diffusa nel mondo germanico e che ha influenze anche su quello altoatesino.
Lacune
Nel 2017 la Riduzione del Danno (RdD), e cioè tutte quelle prassi che mirano a ridurre i danni correlati all’uso di sostanze stupefacenti e psicotrope, è entrata nei cosiddetti LEA (Livelli essenziali di assistenza). “Sebbene alcune realtà si siano dimostrate virtuose in questo senso, Bolzano non ha ancora raggiunto uno standard sufficiente”, sostiene Previte.
Accanto al SerD, nel capoluogo, c’è Binario 7 di Caritas, il cosiddetto drop-in, una specie di “terra di mezzo” tra i servizi e la strada, dove è possibile scambiare le siringhe usate con quelle sterili, comprare il kit per il consumo di sostanze stupefacenti, avere un pasto caldo, farsi una doccia.
Non abbiamo bisogno di parole vuote o che stigmatizzino ancor di più chi fa uso di sostanze ma di linee di indirizzo strategico chiare, definite e scientificamente condivise, oltre che di fondi, altrimenti fra dieci anni staremo ancora a piangerci addosso
Bolzano - e l’Italia in generale - non ha unità di strada sufficienti e in più sono poco formate. Niente a vedere, per esempio, con il Portogallo e la Svizzera dove le unità mobili sono adeguatamente finanziate; o Berlino con le sue “stanze del buco” (anche itineranti) luoghi aperti al consumo di droghe pesanti per le persone con dipendenza da eroina e cocaina. L’intento è quello di spostare il consumo dalle strade ad ambienti controllati e soprattutto per contenere le infezioni da Hiv ed epatite. “Malattie sulle quali nel nostro paese si fa davvero poca informazione, meno che mai nelle scuole, stiamo tornando indietro di quarant’anni”, sottolinea Previte.
E poi c’è l’Islanda, che nel giro di due decenni, ha debellato, attraverso programmi mirati, la dipendenza da alcol e droghe nei giovani (al prezzo, tuttavia, di un rigoroso controllo sociale). “In una città come Bolzano si può e si deve fare di più. Il mondo politico e amministrativo locale, al di là della retorica emergenziale e/o compassionevole, ha fatto delle scelte consapevoli, mirando all’austerity che ha colpito anche il sistema dei servizi delle dipendenze pubblici, oltre a quelli privati convenzionati, ma solo quelli orientati verso un approccio di riduzione del danno, i servizi convenzionali, di stampo più conservatore, godono di piena salute e appoggio”, dichiara Previte. “Questo comporta riduzione del personale, del monte-ore degli operatori e delle ore di disponibilità di servizio, con tutte le conseguenze del caso in termini di mancato turn-over ed aumento di burn-out lavorativo, ad esempio, e di ‘aggancio’ relazionale con consumatori non in trattamento, offerta di consulenze sul safer use per mettere chi consuma nella condizione di conoscere ciò che il mercato illegale rende ignoto e variabile (e di adeguarsi), fornire informazioni sul naloxone (che può salvare la vita in caso di overdose da oppiacei) e su prevenzione e soccorso, oltre che il lavoro necessario per educare un contesto locale ancora molto arretrato rispetto alla tematica. Non abbiamo bisogno di parole vuote o che stigmatizzino ancor di più chi fa uso di sostanze - conclude l’operatore - ma di linee di indirizzo strategico chiare, definite e scientificamente condivise, oltre che di fondi, altrimenti fra dieci anni staremo ancora a piangerci addosso”.
Bel articolo!
Bel articolo!
Ma penso che anche i colleghi del SerD vorrebbero fare di più, ma la politica sanitaria vede sempre altre priorità ed è molto occupata con se stessa. Un po' come il PD ,-)
Antwort auf Bel articolo! von Max Benedikter
ciao Max :) il merito per l
ciao Max :) il merito per l'articolo è di Sarah, ovviamente. credo anch'io molti colleghi del pubblico (e del privato) sociale vorrebbero essere messi nelle condizioni di lavorare per bene. facciamo in modo che i decisori politici ed amministrativi si muovano, in questo senso