“Vogliamo verità e giustizia”

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“Il procedimento giudiziario in corso per l’incidente all’Aluminium è un atto dovuto per chi ha perso la vita e per tutti i lavoratori che vivono con la paura di andare quotidianamente al lavoro. Per questo non ci arrediamo e ci costituiremo parte civile nel processo”. Lo annuncia in una nota la Fiom di Bolzano, che ha incaricato l’avvocato Giovanni Guarini, a poco più di un anno dal tragico incendio della Aluminium in cui perse la vita Diallo Bocar, l'operaio senegalese di 31 anni che aveva riportato ustioni sul 57 per cento del corpo. Diallo si trovava al lavoro nel reparto della forneria della ditta Aluminium quando è avvenuta l’esplosione.
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A tornare ora sul caso, anche in riferimento al record del Trentino-Alto Adige per morti sul lavoro - nel 2025 già 12 vittime con un’incidenza superiore al 25 per cento rispetto alla media italiana - è il segretario dei metalmeccanici altoatesini Marco Bernardoni che esprime tutta la sua preoccupazione riguardo al fatto che non si riescano ad evitare nuove sciagure: “Per questo motivo non vogliamo dimenticarci delle morti bianche e non vogliamo che il tempo le trasformi in tragiche fatalità”.
“A nostro avviso non tutti i lavoratori erano stati esaustivamente e specificamente formati sull’uso della macchina in cui è scoppiato l’incendio”
In questi giorni sono terminate le audizioni dei periti in sede di incidente probatorio in merito alle cause dell’incendio della Aluminium. “Siamo sicuri – afferma il legale Guarini – che il procedimento penale restituirà verità e giustizia alle vittime dell’incendio, verificatosi a seguito di un’esplosione nel reparto fonderia mentre l’alluminio colato veniva raffreddato in uno stampo. Il processo ci dirà come sia possibile che vengano utilizzati macchinari risalenti agli anni Ottanta per portare avanti un processo produttivo così rischioso. Inoltre ci dirà se esistevano dei meccanismi di sicurezza, di blocco della macchina in situazioni di pericolo e ci dirà se il datore di lavoro aveva valutato con grande attenzione il rischio per la vita umana insito nel reparto fonderia. A nostro avviso non tutti i lavoratori erano stati esaustivamente e specificamente formati sull’uso della macchina in cui è scoppiato l’incendio”. L’avvocato della Fiom/Mav si dice infine rattristato nel vedere che uno di quei lavoratori feriti e che assieme alle altre vittime era accorso per provare a risolvere manualmente il problema sia oggi paradossalmente indagato per la morte del suo collega Bocar Diallo.
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