Wirtschaft | Minimi

Dopo una breve vita addio al regime dei minimi

La corsa all’apertura della partita Iva nell’ultimo mese dell’anno.
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I commi 1 e 2 dell'art. 27 del DL 98/2011 istituivano il nuovo regime fiscale di vantaggio per l'imprenditoria giovanile (c.d. "dei nuovi minimi"), efficace a partire dall'1.1.2012. Ancora in Giugno 2011 Giulio Tremonti, allora Ministro dell’Economia, diceva “ho le idee chiare da un anno” - si annunciava, non senza proteste, l’introduzione di questo nuovo regime fiscale con un’aliquota forfetaria al 5% dedicata in particolare agli under 35.

Si faceva notare all’epoca come buona parte dei professionisti avesse ancora in precedenza aderito al regime forfetario al 20% (valido fino al 2011) per il quale veniva richiesto, in buona sostanza, solo di non superare i 30.000 € di ricavo nell’anno. La maggior parte di questi sarebbe ora stata costretta ad uscire da questo regime per entrare nella contabilità ordinaria, non riuscendo a rientrare nei requisiti stabiliti per il nuovo sistema al 5%, assai più restrittivi.

Tra il 2012 al 2014 ci siamo abituati alla novità, scoprendo come questa potesse favorire i giovani intenzionati a mettersi in proprio in un periodo in cui, complice la crisi, era facile rimanere sotto ai limiti di reddito - gli iscritti a questo sistema sfiorano oggi, a fine 2014, quota 700.000.

Ora Matteo Renzi ci prepara come regalo un nuovo cambio delle regole fiscali in Italia, famose certo non per la semplicità né per la continuità.

Non più regime forfetario al 5% quindi, ma al 15%, con una semplice quanto non indolore (per i contribuenti) triplicazione. La soglia non sarà più di 30.000 € per tutti, ma variabile tra i 25.000 e i 55.000 a seconda della categoria ATECO (codice attività svolta) di appartenenza. Rimane salva almeno l’esenzione da IVA, IRAP e scritture contabili.

Permane il dubbio sulla data di entrata a in vigore - se in teoria si potrebbe partire già dal 1 Gennaio 2015, rimane possibile uno slittamento vista la fretta di portare in porto la legge di stabilità senza ulteriori intoppi. Pare comunque chiaro che chi aprirà partita Iva dal prossimo mese non potrà poi chiedere in futuro di rimanere nel regime (ex) dei minimi.

In ogni caso il 2015 si prospetta come annus horribilis per gli autonomi, che sebbene ormai riconosciuti quasi universalmente come vittime, verranno nuovamente chiamati alla cassa e costretti a pagare il triplo di aliquota forfetaria oltre ad una INPS che passerà con ogni probabilità dal 27,72 al 30,72%, a meno di sorprese.

Per la nuova fascia del 15% sarà inoltre richiesto di avere un costo complessivo, al lordo degli ammortamenti, dei beni strumentali alla chiusura dell'esercizio non superiore ai 20.000 €; come limite massimo dei ricavi verrà assunto il limite più elevato, nel caso di attività ATECO diverse; i contribuenti che applicheranno il regime forfetario, per le operazioni per le quali risulteranno debitori d'imposta, emetteranno la fattura con l'indicazione dell'aliquota e della relativa imposta e verseranno l'imposta entro il giorno 16 del mese successivo.

Pare oggi evidente come abbia fatto bene chi, magari a costo di anticipare i tempi, sia riuscito ad aprire la nuova partita Iva in questo finale di anno - la corsa all’apertura è constatabile presso ogni camera di commercio - dato che dal prossimo mese non si potrà evidentemente più richiedere l’iscrizione al vecchio, ex-nuovo, regime dei minimi. Interessante sarà vedere nel nuovo anno se questo aumento di imposizione non si tradurrà in una spinta forte verso il lavoro nero di chi lavora come autonomo senza essere né industriale né evasore, ma semplice free-lance - spinta di cui sicuramente l’Italia farebbe volentieri a meno, di cui farebbero volentieri a meno gli autonomi in primis.