Viaggio nel collezionismo d’arte
Dall’inizio degli anni Novanta, eventi come la caduta del muro di Berlino e la mostra d’arte africana Magiciens del la Terre (ospitata al Centre Pompidou di Parigi nel 1989 e curata da Jean-Hubert divenuta punto di riferimento per l’arte contemporanea, africana e non, N.d.R.) hanno rivoluzionato il mondo dell’arte contemporanea, insieme all’apertura di quelle che erano nuove frontiere per il contemporaneo, come la Cina che per anni ha visto girare e vendere le proprie opere anche solo per il “sentito dire” amplificato dal web. Oltre a ciò negli ultimi decenni abbiamo visto ospitare grandi mostre ovunque (Moma, Guggenheim, MACRO), insieme a un proliferare delle mostre mercato e, in tutti i contesti, c’è una forte volontà di presentare giovani artisti. Il collezionista attuale, non legato alla vecchia scuola, mostra la volontà di conoscere, comprendere e vivere il proprio tempo, rendendolo noto anche agli altri. Sul territorio abbiamo collezionisti di spessore internazionale e il collezionismo privato oggi apre spesso le porte al pubblico attraverso prestiti e mostre, pensiamo a quella organizzata a Museion con la collezione Enea Righi, che ha messo a disposizione più di 100 opere testimoni della cultura artistica dei nostri giorni.
Questo lo scorcio sulla complessa situazione del mondo dell’arte contemporanea tratteggiato da Fulvio Giorgi, architetto, curatore e conoscitore d’arte, ex membro del consiglio d’amministrazione di Museion, che abbiamo incontrato per parlare di collezionismo, delle sue espressioni sul territorio altoatesino e non solo. L’esposizione citata, che nel 2010 ha portato al museo d’arte contemporanea di Bolzano le opere appartenenti ad una delle più importanti collezioni private in Italia - quella appunto del collezionista e manager Enea Righi - è una delle numerose testimonianze di esposizioni realizzate grazie a prestiti provenienti da raccolte private, divenute vitali nella scena attuale dell’arte contemporanea, contribuendo a rendere nota nel mondo la ricerca di migliaia di artisti.
Un’operazione del genere ovviamente è fondamentale per gli artisti di oggi, che così ottengono un’enorme visibilità - prosegue Giorgi - un aspetto che non mi convince molto è quello speculativo, presente all’interno del mercato dell’arte, penso che il movente maggiore per un collezionista resti però la passione e, in alcuni casi, l’amore per il possesso delle opere, che magari impedisce o quanto meno rende difficile separarsene anche se temporaneamente. Dal punto di vista speculativo gli esempi sono molti, pensiamo a quello che ha investito il mondo della Transavanguardia, ma i bravi collezionisti sono quelli che nascono e crescono dentro le gallerie d’arte, a contatto con i fermenti più attuali e i grandi del passato, coltivando con i galleristi un rapporto di fiducia reciproca che spesso dura tutta una vita.
Penso ad Hager ad esempio, lui non si fa certo problemi se quello che sceglie sarà o meno un artista riconosciuto, l’importante è che sia un grande testimone del proprio tempo.
Il commercialista Heinz Peter Hager, a partire dall’inizio degli anni Novanta, ha dato vita ad una delle più importanti e raffinate collezioni d’arte contemporanea presenti sul territorio nazionale, sviluppata con un occhio di riguardo nei confronti della produzione di giovani artisti, nota e apprezzata in tutto il mondo. Ma partiamo dalla figura del collezionista in senso astratto, mutata radicalmente negli ultimi 50 anni, come d’altronde tutto intorno a lei.
Una volta il collezionista medio aveva una solida base culturale maturata nel contesto di una vita passata a contatto con l’arte, ovviamente ad alcuni l’arte poi serve per elevarsi socialmente - spiega Fulvio Giorgi, che prosegue - esistono molti modi e oggetti da collezionare, il territorio altoatesino ne è ricchissimo e mi è capitato più volte di fare presente alle autorità la necessità di un luogo che raccolga e presenti le piccole e grandi collezioni esistenti. Purtroppo molte delle opere raccolte nel corso di decenni con impegno e passione spesso sono nelle condizioni di accumulare polvere da qualche parte, senza che nessuno le possa vedere. Per fortuna da qualche tempo in Italia esiste l’ ACACIA come fondazione che fa girare le opere raccolte all’interno delle varie collezioni rendendole visibili, esprimendo una necessità propria del nostro tempo, molto più sentita che in passato.
L’ACACIA è una realtà nata in Italia nel 2003. L’Associazione Amici Arte Contemporanea, che oggi conta circa un centinaio di soci tra cui compaiono i nomi dei più importanti collezionisti italiani, ha lo scopo di sostenere, conservare e tutelare l’arte e gli artisti contemporanei, incentivando un ruolo attivo da parte dei collezionisti. Sempre nel 2003 è stata costituita anche l’Associazione Giovani Collezionisti, con l’obiettivo di avvicinare all’arte contemporanea nuovi potenziali collezionisti.
I vecchi collezionisti agivano in maniera del tutto personale, seguendo certo anche le tendenze, ma lasciando prevalere l’entusiasmo suscitato da opere d’arte incontrate in un percorso lungo una vita. Una categoria a parte è poi quella dei collezionisti d’arte locale. - chiarisce Giorgi - Il mercato dell’arte sinceramente faccio fatica a capirlo. E’ chiaro che un collezionista è molto soddisfatto se vede che uno dei giovani artisti nei quali ha creduto e investito raggiunge il successo. Tra i bellissimi rapporti tra collezionista e gallerista ricordo quello tra i titolari della galleria Goethe e Ander Amonn, e al legame con la collezione che ne è nata.
Come accennato la scena locale è culla di un collezionismo di spessore internazionale, riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo, con diverse eccellenze.
Dovendo parlare del collezionismo presente sul nostro territorio si deve assolutamente cominciare con Heinz Peter Hager e Dalle Nogare, che godono di un riconoscimento internazionale e sono presenti all’interno di numerosi testi specifici.
Dopo aver accennato all’eccellenza della collezione raccolta da Hager, passiamo alla famiglia Dalle Nogare che vanta tra i suoi componenti alcuni grandi collezionisti, seguendo le orme del padre Angelo infatti, i figli Antonio e Josef hanno dato vita a prestigiose raccolte d’arte contemporanea, dal valore internazionalmente riconosciuto. La ADN Collection di Antonio Dalle Nogare, ospitata in armonia con l’abitazione, nell’edificio progettato da Walter Angonese e Andrea Marastoni, raccoglie le opere dei più grandi nomi dell’arte contemporanea, concentrandosi soprattutto sull’opera legata alle correnti Minimal e Concettuale. Mentre Josef Dalle Nogare, qualche tempo fa è stato inserito tra le persone più influenti nel mondo dell’arte italiana, all’interno di una classifica stilata da Flash Art. All’interno della sua collezione trovano posto opere eccellenti di alcuni dei più grandi artisti contemporanei.
Una distinzione tra le collezioni contemporanee e quelle del passato sta nel loro essere spesso aperte e non monotematiche - sottolinea l’architetto Giorgi, che prosegue - mentre per secoli si sono collezionate solo pittura e scultura, ora sono entrate nelle raccolte d’arte anche performance e installazioni e l’orizzonte si è allargato in modo impensabile, c’è il web e il proliferare delle fiere di settore. I collezionisti del presente, quelli delle ultime generazioni, come Hager e Dalle Nogare collaborano poi sia tra loro che con le istituzioni (sia Hager che Dalle Nogare sono o sono stati all’interno del cda di Museion N.d.R.). Poi ci sono i collezionisti concentrati sull’arte del territorio, come ad esempio Hans Oberrauch con la collezione Finstral, che ha un occhio molto vigile sul contemporaneo, ed è frutto di scelte di uno spessore culturale che a volte oggi si è un po’ perso.
Tra le opere della collezione Finstral - alcune delle quali protagoniste di un’esposizione ospitata Merano Arte a fine 2009 – trovano posto lavori di Michelangelo Pistoletto, Heinz Mack, Giuseppe Uncini, Bruno Ceccobelli e Marco Tirelli, del celebre artista cinese Chen Zen, o ancora di Eija-Liisa Ahtila, Tacita Dean e, sul versante locale, quelle di artisti alto altoatesini che negli anni si sono affermati a livello internazionale, con opere d’esordio di Max Rohr, lavori di Arnold Mario Dall’O e Ulrich Egger.
Naturalmente poi non si colleziona solo arte visiva in senso stretto - prosegue Fulvio Giorgi - penso a collezioni come quella di Arnaldo Loner, dedicata alle stampe antiche e ai libri rari (l’avvocato Arnaldo Loner da decenni raccoglie con passione e spesso, mettendo a disposizione del pubblico attraverso mostre, preziosi testi e stampe N.d.R.). Il grande salto poi nel mondo del collezionismo l’ha fatto il web, con la possibilità di partecipare alle varie aste in tempo reale, da qualsiasi altra parte del pianeta.
Negli ultimi 15 anni sull’esempio di molte realtà all’estero (come Stati Uniti e Francia o Germania, con artisti come Gehrard Richter e Anselm Kiefer che hanno visto la loro fama consolidata a livello internazionale grazie alla garanzia dei principali musei tedeschi), anche i musei italiani hanno cominciato a investire nelle proprie collezioni, accostando artisti di rilievo a livello locale ai grandi maestri, come si vede fare anche a Museion e al Mart. Scelte di questo tipo avranno influenzato il collezionismo locale.
Trovo che più che il pubblico siano state le fondazioni - spiega l’architetto - a incentivare questo percorso. In Italia come già accennato esiste l’ACACIA e molti collezionisti hanno scelto di dare vita a fondazioni per gestire al meglio l’aspetto finanziario delle proprie collezioni. Negli ultimi 15 anni purtroppo lo stato ha fatto davvero poco, però di recente è cominciato un cambiamento di rotta. La pratica del prestito di opere d’arte è molto più diffusa, per cui grazie a collezionisti privati, ma anche a sovrintendenti pubblici lungimiranti, si riesce a tirare fuori dai magazzini molte opere, e qui la Provincia di Bolzano ha fatto davvero molto, come nel caso della pala del Garofalo.
Nel 2008 al Centro Trevi di Bolzano la mostra Un Garofalo per la Dama ha presentato al pubblico il risultato del complesso restauro della pala cinquecentesca la Conversione di San Paolo dipinta da Benvenuto Tisi, detto il Garofalo della Galleria Borghese, attuato quale riconoscimento del prestito nel 2005 della preziosissima Dama con liocorno di Raffaello Sanzio.
Parte del collezionismo attuale è nato in questo modo. Ora spesso c’è l’interesse per un artista che si scopre e poi si sviluppa e allarga nel tempo nei confronti di quelli che si dimostrano in sintonia con lo stesso stile e movimento. Si creano dei rapporti anche personali con gli artisti e, naturalmente, ci deve essere un rapporto anche con le istituzioni; in questo senso Museion è una realtà molto impegnata, come dimostrano le numerose esposizioni realizzate in collaborazione con varie collezioni.
Il circuito del mercato dell’arte negli ultimi 40 anni si è sviluppato in modo esponenziale, con la nascita e lo sviluppo di professioni e operatori specializzati, l’estesa diffusione delle fiere d’arte e un aumento dell’attività delle case d’asta, e basandosi su logiche strettamente economiche che non nascondono episodi di pura speculazione. C’è ancora una parte di passione nelle scelte di un collezionista o si tratta solo di investimento economico?
La passione resta sempre il primo movente di un collezionista, passione ma anche divertimento e godimento finale dell’opera, che rimangono punti fissi alla base di ogni collezione. Quello della speculazione è un fenomeno che investe soprattutto gruppi finanziari limitati, che cercano situazioni del genere insieme a collezionisti improvvisati che pensano così di arricchirsi, come esempio del fenomeno pensiamo all’interesse maniacale per l’arte cinese che ha portato all’acquisizione di opere di spessore ma anche di nessun rilevo, solo perché realizzate da un artista contemporaneo proveniente dalla Cina. Nel nostro territorio ancora una volta sono invece presenti lavori importanti. Tra i collezionisti che abbiamo citato non c’è interesse speculativo ma voglia di vivere il proprio tempo, di testimoniarlo anche attraverso le nuove generazioni e naturalmente, anche per divertimento e piacere.
Si è accennato al rapporto tra Ander Amonn e la galleria Goethe, un esempio della relazione profonda che legava il collezionista del Novecento, anche personalmente, a una galleria di fiducia. Oggi, se da un lato le fiere internazionali offrono alle gallerie private l’accesso a un pubblico mondiale, le case d’asta hanno preso loro spazio e clientela. Il rapporto tra collezionista e gallerie è diventato più complesso.
Qui si collocano le scelte del collezionista. Come dicevo con l’inizio del terzo millennio si è sviluppato il bisogno di vivere il proprio tempo, chi ha saputo fare questa scelta, anche tra i galleristi, opera ancora molto bene. Molto sta alla bravura del gallerista che deve impiegare la propria conoscenza, informazione e capacità per far diventare collezionisti. Ma il rapporto è cambiato, ora il collezionista spesso conosce gli artisti direttamente. Un rapporto in costante evoluzione, specchio dei tempi, quelli che da sempre la grande arte - e chi la sa riconoscere - sa interpretare e testimoniare.
- - -
Questo articolo è stato originariamente pubblicato sull'edizione 2014 di Scripta Manent, l'annuario della Ripartizione Cultura Italiana della Provincia Autonoma di Bolzano.