Funivia caduta, si indaga sulle cause
Una tragedia che non trova ancora spiegazione: gli inquirenti dovranno fare luce sulla dinamica del terribile incidente alla funivia Stresa-Mottarone, sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, avvenuto intorno a mezzogiorno di domenica (23 maggio) e costato la vita a 14 persone. Unico sopravvissuto un bambino di cinque anni, ricoverato in condizioni gravi ma stabili all'ospedale di Torino. La cabina della funivia, con a bordo quindici persone di nazionalità italiana e israeliana, è caduta a poca distanza dalla stazione a monte: secondo le prime ricostruzioni, la corda trainante si è spezzata e il freno d'emergenza della cabina – rimasta agganciata alla corda portante – non si sarebbe attivato come dovrebbe avvenire in casi come questi. La cabina è così arretrata, andando a schiantarsi contro un pilone, per poi precipitare a terra da un'altezza di venti metri; gli alberi hanno fermato la caduta lungo il pendio scosceso, molte decine di metri più a valle.
Nel 2016 l'impianto del Mottirone era stato riammodernato, grazie a una revisione generale eseguita dalla Leitner di Vipiteno. I lavori durarono due anni, per una spesa complessiva di 4,4 milioni di euro. L'azienda altoatesina – per bocca del presidente Anton Seeber – si è dichiarata “a completa disposizione per individuare al più presto le cause” dell’incidente, specificando però che la Leitner “ha in carico la manutenzione straordinaria e quella ordinaria, mentre i controlli giornalieri e settimanali di esercizio fanno capo alla società di gestione Ferrovie del Mottarone”. Inoltre, prima della riapertura, la funivia era stata sottoposta alle ordinarie revisioni: secondo il Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile “a novembre del 2020 sono stati effettuati controlli magnetoscopici sulle funi portanti, sulle funi traenti e sulla fune soccorso, a dicembre 2020 è stato effettuato da una società specializzata l’esame visivo delle funi tenditrici”.
Lo conferma la stessa Leitner, che ieri (24 maggio) ha diffuso una lunga nota nella quale elenca tutti gli interventi di manutenzione avvenuti nell’ultimo anno al Mottirone, tra cui pure la simulazione del taglio della fune traente con conseguente attivazione del freno di emergenza – come sarebbe dovuto accadere:
“Sulla base dei documenti in suo possesso e delle verifiche interne effettuate, Leitner in relazione alla tragedia avvenuta domenica sull'impianto Stresa-Mottarone, rende noto l'elenco dei controlli e delle manutenzioni portate a termine negli ultimi mesi, secondo le prescrizioni della normativa vigente, sulla base del contratto di manutenzione sottoscritto con la società di gestione Ferrovie del Mottarone. L'ultimo è stato il 3 maggio scorso, con la manutenzione e il controllo delle centraline idrauliche di frenatura dei veicoli. In precedenza dal 29 marzo al 1 aprile, erano stati fatti controlli non distruttivi su tutti i componenti meccanici di sicurezza dell'impianto previsti dalla revisione quinquennale, in scadenza ad agosto 2021. Quindi effettuati in anticipo sui tempi. Ancora prima, il 18 marzo prove di funzionamento dell'intero sistema d'azionamento; il 4 e 5 marzo lubrificazione e controlli dei rulli e delle pulegge delle stazioni; il 1 dicembre 2020 finti tagli (prova che prevede una simulazione della rottura della fune traente e conseguente attivazione del freno d'emergenza) effettuati su entrambe le vetture; il 5 novembre 2020 controllo periodico magnetoinduttivo delle funi traenti (e di tutte le funi dell'impianto) come da disposizione del decreto dirigenziale del ministero dei Trasporti n.144 del 18/05/2016 (periodicità imposta una volta all'anno) con esito positivo”.
La procura di Verbania ha aperto un’inchiesta ipotizzando i reati di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. Ma, aggiunge secondo Repubblica la procuratrice di Verbania Olimpia Bossi, “penso che procederemo per un reato piuttosto raro, che è quello – in questo caso naturalmente colposo – di attentato alla sicurezza dei trasporti, con conseguenza di disastro colposo. Le aziende coinvolte sono più d'una, prima dobbiamo nominare i periti per le consulenze tecniche”. Riguardo agli accertamenti sui dispositivi di sicurezza e i controlli effettuati, c'è infatti massima cautela: “I freni di sicurezza hanno funzionato per l'altra cabina, che si è bloccata. Logica vorrebbe che si sia spezzato il cavo e l'impianto frenante non abbia funzionato, ma può anche essere il contrario. Lo dovranno stabilire i consulenti, ho già parlato col Politecnico di Torino”. Anche il Ministero delle Infrastrutture istituirà una commissione d’inchiesta.