Politik | Alpbach

“Die drei Landesobermuftis”

Jean-Claude Juncker ignora la risoluzione dell'Euregio Tirolo-Sudtirolo-Trentino sulla crisi dei profughi. Alpbach, o della quiete prima della tempesta austriaca.

Alpbach, oder die Sehnsucht

È domenica pomeriggio e la pioggia ricomincia a battere sulle vetrate del centro congressi di Alpbach, località di villeggiatura a cinquanta chilometri da Innsbruck, tra le meglio conservate del Tirolo sotto il profilo dell'architettura alpina (tutto un fiorire di geranei rossi sui balconi in legno). Nella struttura ricavata sotto un prato scosceso, è di casa il European Forum Alpbach, settimana di seminari sulle questioni sociopolitiche più disparate, una sorta di Davos estiva per giovani borsisti provenienti dai Club Alpbach di tutto il mondo. I quali ballano "Gasolina" al clubbing presso il vecchio Hallenbad, attaccando l'adesivo col logo “Tirol” un po' ovunque. Oppure, al motto “mens sana in corpore sano”, salgono in quota per vedere l'alba di Al(p)bach – un rituale appuntamento annullato quest'anno per l'improvvisa ondata di maltempo dopo giorni soleggiati e di cielo terso imperiale, il “Kaiserwetter”.

Fare i compiti a casa propria

Ospite d'onore del tradizionale Tiroltag, la giornata dedicata all'Euregio Tirolo-Sudtirolo-Trentino, è il presidente della Commissione europea Jean-Cleaude Juncker, venuto a inaugurare la nuova ala del Congress Centrum Alpbach. La sala plenaria è intitolata a Elisabeth Herz-Kremenak, mentre le altre aule sono battezzate rispettivamente al tirolese Paul Flora, al sudtirolese Klaus Peter Heiss e al trentino mons. Igionio Rogger. “Wir sind keine namenlose Gesellschaft” sintetizza il presidente del Forum Alpbach Franz Fischler, che aggiunge senza alcun imbarazzo: “Non è un tempio elitario, è il momento di andare dalle persone”. Ad accogliere Juncker al tempio, i tre Landeshauptleute del Tirolo Günther Platter, della provincia di Bolzano Arno Kompatscher e di Trento Ugo Rossi che hanno contribuito con un milione di euro cadauno ai lavori di ampliamento. E che non si limitano a fare gli onori di casa: nelle mani del presidente della Commissione consegnano una “risoluzione per un'Europa delle soluzioni comuni” concordata (pare con qualche difficoltà) fra le delegazioni euro-regionali. Al Capitano del Tirolo tocca esporne i contenuti: “All’Unione Europea chiediamo un sostegno all’Italia nella gestione della crisi dei profughi, una politica mirata nei paesi di partenza dei migranti per ridurre la spinta migratoria illegale (una versione diplomatica del “aiutiamoli a casa loro”), un controllo delle frontiere esterne dell’Unione e un'equa distribuzione dei profughi tra gli stati membri”. Prosegue Kompatscher: “La situazione al Brennero è tranquilla, siamo riusciti a organizzare un sistema di monitoraggio, l'Italia sta facendo i suoi compiti a casa”. Nella risoluzione si parla infatti di una “Task Force” e del “rafforzamento dei controlli interni al fine di limitare le correnti migratorie verso nord e di conseguenza gli attraversamenti illegali al Brennero sono chiaramente calati”, in altre parole più forze di polizia sui treni a sud di Borghetto. “È l'Europa che deve crescere, risolvendo in solidarietà i problemi anziché ricadere negli egoismi nazionali” conclude Kompatscher, mentre Ugo Rossi nel suo intervento in italiano (privo di traduzione simultanea, quindi posto difronte a una platea internazionale incapace di comprenderlo) cita la commemorazione dei caduti della grande guerra da parte dei Kaiserjäger e alpini trentini.

L'Euregio-Jungforscherpreis va a Ksenia Morozova, Daniela Lobenwein e Michael Volgger

I “gran mufti” dell'Euregio

Ci dia un po' di speranza per il futuro dell'Europa!”: l'auspicio iniziale della presentatrice sul palco non sembra interessare a Juncker, che prende la parola in tedesco con un fare a tratti sprezzante. “L'Unione europea ha bisogno d'ispirazione, incoraggiamento ma anche Streitkultur, cultura della discussione, non è mai abbastanza la gente che litiga per l'Europa. Purtroppo, chi parla più male dell'Unione sono gli europei stessi. Si può criticarla, le critiche sono certamente meritate. Ma non possiamo dimenticare che l'Europa pacifica dà un contributo prioritario alla pace nel mondo”. Con questa premessa, Juncker giunge al nocciolo della questione: “Vorrei continuare a muovermi liberamente in Europa, e che pure i turchi possano farlo. Perciò le trattative per l'adesione della Turchia devono proseguire (nessun applauso, ndr). I confini sono la peggiore invenzione che un politico possa concepire. Sulla questione dei profughi occorre fare attenzione, ma al dramma dei veri profughi, quelli che fuggono da guerra e terrore”, e qui s'intuisce che tutti gli altri siano ospiti indesiderati. Secondo Juncker sono gli stati membri che impediscono a Bruxelles di lavorare ai punti della risoluzione dei “Landesobermuftis”. Alla definizione sarcastica di “Gran Mufti” reagisce il consigliere della Süd-Tiroler Freiheit Sven Knoll, unico esponente delle opposizioni sudtirolesi presente in sala: “Peinlicher Auftritt beim Forum Alpbach (...) Anstatt auf konkrete Probleme der EU einzugehen und Lösungen anzusprechen, macht Juncker nur oberflächliche Witzchen, bezeichnet die Tiroler Landeshauptleute als Obermuftis und fordert, dass die Beitrittsverhandlungen mit der Türkei fortgeführt werden. Gute Nacht EU”. Quando inizia lo speech dello scrittore di origini indiane Pankaj Mishra – presentato come “londinese che vede l'Europa da fuori” – la risoluzione per una soluzione comune è già carta straccia.

Ugo Rossi con Michl Ebner. Lo striscione a destra riporta la seguente scritta: "Im Angesicht der unendlichen Würde des Menschen ist einzig das Schöne ihr angemessen. / Considering the infinite dignity of humanity, only beauty can do it justice."

Un'intesa ancora inesistente

Il governatore del Trentino Ugo Rossi, in un incontro ristretto ai partecipanti dell'Accademia dell'Euregio promossa dalla Fondazione Trentina Alcide Degasperi, non accetta di buon grado la definizione di amministratore capriccioso: “Juncker non sembrava avere molta considerazione per le nostre richieste, anche nel suo saluto. Ciò testimonia la difficoltà di questi tempi e la debolezza di queste istituzioni. Nonostante vi siano persone e amministratori che ci credono, l'Euregio è un'idea che fa fatica a camminare”. Rossi annuncia l'arrivo in regione di Renzi e Juncker a ottobre, nel corso della campagna per il referendum costituzionale. I due firmeranno un documento sull'Europa delle regioni – nonostante Juncker non la nomini in venti minuti di discorso, e Renzi faccia riforme centraliste. “Siamo tre territori che cercano con difficoltà una voce comune, la percezione del fenomeno migrante è diversa” sostiene Rossi a proposito della crisi dei profughi, mentre coglie aspetti positivi nella riforma della Costituzione: “Il principio dell'intesa è una novità assoluta, per quanto occorra capire il significato e il meccanismo di quest'intesa”. La clausola di salvaguardia prevede che la riforma Renzi-Boschi del Titolo V non si applichi alle regioni speciali sino alla revisione degli statuti d'autonomia, sulla base di un’intesa Stato-Regioni (mentre ora il Parlamento può modificare unilateralmente gli statuti). La bozza di legge costituzionale elaborata dal cd. “Tavolo Bressa”, con una gestazione slegata dalla riforma, istituirebbe una “commissione paritetica di convergenza” la quale deve esprimersi all'unanimità, altrimenti l'ultima parola spetta al Parlamento con la maggioranza qualificata dei 2/3. Una soluzione sgradita ai sudtirolesi, che a detta di Kompatscher avrebbero abbandonato il tavolo. In autunno si voterà la riforma della Carta costituzionale senza conoscere le forme di questa clausola d'intesa, ancora solo sulla carta.

Finis Austriae.

All'apertura del Tiroltag, Kompatscher s'arrischia e cita Fine della storia di Francis Fukuyama come esempio di profezia che non si è auto-avverata, contrapposta implicitamente al titolo di questa edizione del Forum Alpbach, New Enlightenment (“nuovo illuminismo”), con vago riferimento al saggio di Kant Beantwortung der Frage: Was ist Aufklärung?. Nubi nere si addensano non soltanto sul Tirolo, ma su tutta l'Austria e l'Europa, nonostante l'impressione che la tempesta, quella vera, debba ancora abbattersi. Se Sergio Mattarella alla lectio degasperiana sbaglia strada e scende da un'altra parte (echi di Sarajevo 1914?), l'esuberante ex-presidente della Repubblica austriaca Heinz Fischer presenta la raccolta fotografica curata assieme alla moglie Margit, mentre piove a dirotto sulla vallata di Alpbach: “Sono un politico fortunato, sapevo quando sarebbe finita la mia carriere politica”. Tra immagini con la pipa e aneddoti su Arafat, non mancano i riferimenti all'attualità, ad esempio alla ferrea volontà del candidato verde Alexander Van der Bellen di non dare l'incarico alla FPÖ in caso di vittoria elettorale: “Il presidente della Repubblica ha un ruolo molto importante, esso nomina il cancelliere, tenendo conto dell'esito alle urne del primo partito, cui va dato l'incarico” (eccezione fu Wolfgang Schüssel nel 2000, quando il presidente Thomas Klestil volle impedire l'ascesa della FPÖ, ma poi cedette alla normative Kraft des Faktischen). Fischer ha fretta di concludere, “Wie viele Fotos haben sie noch?”, la platea ha nostalgia del socialdemocratico alla Hofburg e non vuole lasciarlo andare. Piove ancora. Niente Kaiserwetter, solo Burschenschaften che si aggirano per il centro congressi. 

Heinz e Margit Fischer

Apprezzo l'approccio critico all'eurocratica Alpbach che, effettivamente, tra tradizioni e innovazione, deve ancora riuscire ad avvicinarsi ai cittadini austriaci ed europei (come ammesso da Fischler). Dall'intervento di Juncker mi aspettavo parole più dure verso gli stati nazionali, così abili a criticare sempre e solo "l'Europa che non fa". Questo rimpallo di competenze e responsabilità fa capire quanto complessa sia la situazione e quanto poco chiare siano le soluzioni. Oltre a qualche affermazione diplomatica sui confini, sui rapporti con la Turchia e sui morti in mare non ha fornito proposte concrete. Ha parlato di tempi più brevi nella legislazione e di snellimento della burocrazia UE, ma non ha accennato alla neighbourhood policy ed alla necessità di interrompere qualsiasi accordo economico con il Medio Oriente, affermando solo che “l'Europa pacifica dà un contributo prioritario alla pace nel mondo”(?).
Purtroppo il messaggio lanciato dai tre presidenti è già finito in un cassetto.
Va anche detto che per i mezzi e per le competenze di cui dispongono i tre presidenti del Gect, più di così non potevano fare. E questa amarezza traspare anche dalle parole di Rossi.

Mi., 24.08.2016 - 15:13 Permalink