Chronik | Immigrazione

Cure universali

Un migliaio l’anno gli stranieri senza permesso di soggiorno assistiti in Alto Adige. Tra i disturbi stress post-traumatico e scabbia. Le generalità non sono trasmesse.
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Foto: ses

Nel 2016 1.016, 913 nel 2017, 1.042 nel 2018. Sono i cittadini stranieri privi di permesso di soggiorno che si sono rivolti alla sanità altoatesina. Il dato fornito da Thomas Widmann ai Freiheitlichen in consiglio provinciale riguarda le visite mediche effettuate nell’ambulatorio Stp (stranieri temporaneamente presenti) nel triennio. 

Un numero stabile nel periodo considerato che comprende i beneficiari di una parte essenziale dell’assistenza sanitaria di base: quella nei confronti di coloro che sono sprovvisti di titolo di cittadinanza ma che nonostante questo non possono essere rifiutati dal servizio, come in Italia è espressamente previsto dalle leggi in materia. Altro particolare, le cure essenziali sono fornite senza trasmettere le generalità della persona all’autorità di pubblica sicurezza, sempre in base alle previsioni normative che tutelano in primo luogo il diritto alla salute e l’igiene pubblica.

Nel 2017, le persone curate per nazionalità si dividono per provenienza: Afghanistan, Iraq, Marocco, Pakistan, Eritrea, Bangladesh, Nigeria, Mali, Senegal e Albania. L’anno scorso è invece salita la quota di cittadini del Pakistan e si sono aggiunti coloro che vengono da Costa d’Avorio e Turchia.

I disturbi segnalati sono di varia natura. Per quelli respiratori si registrano bronchiti e stitichezza, per gli aspetti dermatologici scabbia e eritemi, ancora distorsioni e traumi per i disturbi traumatologici. Seguono patologie ostemuscolari, come mal di schiena e contrazioni, disturbi urologici (cistite), aspetti legati alla gravidanza e infine malattie psichiche, principalmente disturbi da stress post-traumatico e depressione.

I dati della Provincia riportano anche i costi (in calo), per farmaci e dispositivi medici: un milione e 727.000 euro nel 2016, un milione e 633mila nel 2017, un milione e 526.000 nel 2018.

Infine, Widmann precisa che i nomi dei pazienti non vengono trasmessi alle strutture del ministero dell’interno “come prevede la circolare ministeriale sulla legge 94 del 2009”.