Kultur | Lo spettacolo

Pasolini, giornalista “luterano”

Lo scrittore e regista ha anche scritto centinaia di articoli sui quali riflettere. Lo spettacolo “PPP. Profeta Corsaro” aiuta a decifrarli. E (spesso) a condividerli.
Pier Paolo Pasolini
Foto: TSB

“PPP. Profeta Corsaro”, lo spettacolo co-prodotto da Fondazione Haydn e Teatro Stabile di Bolzano, recensito qui giorni fa dal nostro Critico, è davvero una occasione da non lasciarsi sfuggire. E, come è accaduto alla première bolzanina, c’è da augurarsi che appassionati (curiosi compresi) non solo di Muttersprache italiana o tedesca vadano a teatro a vederlo e ad ascoltarlo.

Dal vivo l’orchestra Haydn e, naturalmente, dal vivo la recitazione di cinque attori diretti dal regista Leo Muscato. “Cinque Pasolini”, con un effetto non solo drammaturgico tangibile e meraviglioso.

Allora, ecco subito (anche se si usa poco) le prossime date: il 25 a Merano, il 26 a Bressanone e poi le ultime repliche, a Trento, fino al 31 ottobre.

Di questo “PPP. Profeta Corsaro”, ideato da Giorgio Battistelli e alimentato da energia e grande passione professionale da Muscato e dal direttore d’orchestra Marco Angius, qui parleremo perché Pier Paolo Pasolini fu anche giornalista e sul giornalismo ha scritto, ha polemizzato, si è difeso ed ha attaccato. Quasi sempre, aveva ragione lui.

E sembra proprio di avvertire tutto questo anche sul piano strettamente musicale. Quando Gabriele Marangoni, prima viola dell’Orchestra Haydn dove lavora da 19 anni, viene illuminato, da solo, nei primissimi minuti del settanta di “PPP….”.

“Suono l’Offerta musicale di Marckevitch /Bach (ovvero Tema + Canon a 2 Cancrizars + Canon Perpetuus super Thema Regium, ndr) ci dice Marangoni – poi l’intera orchestra ne esegue la Prima Variazione”.

Annotazione importante perché, come si sa, Pasolini ha amato Bach, soprattutto Bach e qualche musicista si è anche ispirato a questo quasi unico amore musicale dell’autore di “scritti corsari” e “Lettere luterane”.

Ecco, quindi, un primo passaggio sui rapporti tra PPP e l’informazione, in questo caso su un grande compositore del passato.

 

 

Ma, come avverte e documenta anche lo storico del Giornalismo Domenico Marino, il giornalismo è stato importante nella vita non solo strettamente professionale dello scrittore e regista.

Pensiamo al rapporto tra Pasolini e le nuove generazioni con la poesia Il Pci ai giovani!!  pubblicata su “Nuovi argomenti” e poi apparsa pure sull’«Espresso» con un titolo più forte e non a caso decisamente più noto e citato: Vi odio, cari studenti.

Lo scrisse a commento degli scontri tra gli studenti di Architettura e la polizia a Valle Giulia il primo marzo 1968.
Il Pasolini corsaro e luterano appare come la coscienza degli italiani. Sulle prime pagine dei giornali dà inchiostro a sentimenti, delusioni e rabbia che molti provano, soffrendone e amareggiandosene, nella propria anonima quotidianità.

“L’intellettuale impegnato si ribella, pretende spiegazioni. È la voce del paese che vuole conoscere i segreti del Palazzo, chiede giustizia per i responsabili dello sfascio, non accetta il gioco impari tra popolo e potere”, scrive Domenico Marino e, ma davvero, ci aiuta a capire.

Gli articoli pubblicati dal gennaio ’73 al febbraio ’75 li ha raccolti egli stesso in Scritti corsari. I successivi, dai primi mesi del ’75 agli ultimi giorni di ottobre, sono inseriti in Lettere luterane, pubblicato postumo nel ’76. Due libri cruciali per lo studio del giornalista e del polemista. Come già successo per la fase eretica, anche le fasi corsara e luterana prendono nome dai volumi che raccolgono gli articoli del periodo.
Tre stagioni (critico, eretico, corsaro e luterano) per altrettanti tipi di giornalismo. Al di là delle differenze di linguaggio legate pure agli argomenti trattati e ai media che lo ospitano, Pasolini cambia il tono, la forza, l’incisività degli interventi, trasformandosi da recensore a opinionista, e meritando più che nel passato quel tesserino da giornalista che tra l’altro è una delle poche prove non avvolte da mistero ritrovate all’alba del 2 novembre del 1975 nell’Alfa Romeo Gt guidata da Pino Pelosi sulla strada tra Ostia e Roma.

Fin qui, alcuni Fragmente dei rapporti tra Pasolini e l’informazione, così come emergeranno anche dalla visione (e, insistiamo, dall’ascolto) di “PPP. Profeta Corsaro” nei teatri di questa regione.

Con un corollario finale che affidiamo a Walter Zambaldi, direttore del Teatro stabile di Bolzano. “Nella tradizione del teatro italiano, la musica dal vivo ha sempre fatto parte della messa in scena, dialogando con la recitazione ed essendo parte integrante dello spettacolo. Il Tsb in questi anni ha condotto una ricerca approfondita in questo senso, producendo spettacoli in cui l’interpretazione musicale dal vivo si univa indissolubilmente alla drammaturgia”.

Arrivederci a teatro.