Politik | geopolitica

Italia, filorussa o atlantista?

La giornalista Giulia Pompili sulla propaganda di Russia e Cina e le posizioni di Draghi e Meloni. "Stazioni di polizia cinesi in Alto Adige? Non possiamo conoscerne la strategia".
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Foto: Giulia Pompili

Negli ultimi 3 anni il dibattito sulle questioni internazionali è riuscito a catalizzare l’attenzione di un'Italia solitamente concentrata su se stessa. La pandemia e la guerra in Ucraina hanno acceso i riflettori su Cina e Russia. Eppure, da tempo, le due potenze cercano di ritagliarsi uno spazio sempre più ampio, sfruttando la loro influenza commerciale e la loro centralità nell'approvvigionamento di combustibili e materiali. Alla strategia degli affari si unisce poi la volontà di far valere il proprio soft power anche attraverso l’influenza culturale, in un clima che ha trovato proprio nel nostro paese un terreno particolarmente fertile. In questi ultimi periodi, infatti, l’Italia ha destato preoccupazione tra i paesi europei, che, nonostante siano accomunati dalla storica alleanza atlantica, hanno visto nelle ambigue posizioni italiane un maggiore penetrazione della propaganda filorussa e filocinese. I tentativi di influenza di Cina e Russia non si sono limitati all’Italia, basti pensare al supporto accordato di volta in volta, in maniera più o meno celata, ai partiti di stampo antieuropeista, come nel caso di Alternative für Deutschland in Germania, ma nel nostro paese si è arrivati a coinvolgere le forze di governo, soprattutto durante il periodo del cosiddetto governo giallo-verde, culminato con la firma del Memorandum sulla Via della Seta. Il volume Al cuore dell’Italia di Giulia Pompili e Valerio Valentini, giornalisti de Il Foglio, ripercorre le vicende che hanno portato l’Italia ad essere un così facile bersaglio, arrivando ad occuparsi anche dei recentissimi eventi legati alla guerra in Ucraina. E proprio con Giulia Pompili abbiamo avuto l’occasione di parlare. 

 

 

Salto.bz: Pompili, come mai in Italia si conosce in maniera così superficiale la politica internazionale? 

Giulia Pompili: Si tratta soprattutto di un problema di educazione e di mancanza di spazi nel dibattito pubblico. Spesso i temi che animano lo scontro politico sono fortemente legati all’immediatezza delle questioni interne, che lasciano sullo sfondo le questioni geopolitiche. Gli stessi partiti, poi, non alimentano l’interesse generale, riconoscendo alla scena internazionale solo una parte residuale, ma così facendo non aiutano a sviluppare una curiosità maggiore nei cittadini.

Alcuni partiti però, negli anni, hanno dimostrato una certa vicinanza a Russia e Cina? 

C’è stato un progressivo avvicinamento a questi due paesi. A volte l’interessamento era alimentato da una buona fede generale, specialmente nei confronti della Cina: in molti, non solo in Italia, hanno visto nel paese asiatico l’opportunità di portare avanti business e investimenti, dando priorità alle relazioni economiche e credendo che con il tempo la Cina si sarebbe lentamente aperta anche alla democrazia occidentale. Il caso della Russia coinvolge invece una comune idea di sovranismo, condivisa e promossa da Putin. 

L’apertura dei partiti italiani è dovuta ad un dato storico italiano, che vedeva una certa vicinanza all’Unione Sovietica in alcuni suoi comparti, o all’inesperienza della classe dirigente? 

Sicuramente si può parlare dell’insieme dei due fattori. Da una parte la nostra classe politica si è dimostrata spesso impreparata alla gestione della politica internazionale, tradendo poca cautela e, a volte, anche qualche ingenuità, dall’altra in Italia una certa tradizione ha sempre pensato di poter fare da ponte tra Oriente ed Occidente. Quest’ultima ipotesi richiede però una leadership forte ed autorevole, che purtroppo continua a mancare. 

 Da una parte la nostra classe politica si è dimostrata spesso impreparata alla gestione della politica internazionale, tradendo poca cautela e, a volte, anche qualche ingenuità.

L’arrivo dell’ex Premier Mario Draghi ha però cambiato, almeno in parte, lo scenario? 

La leadership di Mario Draghi ha rassicurato gli alleati: la sua netta posizione atlantista ha permesso all’UE e agli USA di ritrovare un dialogo privo di preoccupazioni su questo campo. I rapporti con la Cina, invece, si sono raffreddati e in un primo momento, durante la campagna elettorale, Giorgia Meloni aveva dimostrato di voler proseguire su questa strada, esprimendo sostegno al Dalai Lama e una certa vicinanza a Taiwan. Oggi le cose sono cambiate, anche a causa delle varie anime all’interno della coalizione di governo, soprattutto in vista del rinnovo del Memorandum sulla Via della Seta a marzo 2024. 

Nell’Unione Europea è tornata quindi la preoccupazione? 

Dal 2019 le tensioni su questi temi restano comunque alte, non solo per le posizioni italiane, anche in UE ci sono voci discordanti sui rapporti con la Cina. Il problema fondamentale restano le strategie economico-commerciali che ci legano e la Cina è abituata a punire con ritorsioni economiche pesanti chi si discosta dalla strategia concordata. La vicinanza cinese a Putin resta però un nodo fondamentale: la Cina ha stilato un piano di pace assolutamente irricevibile e il sostegno materiale di Xi Jinping alla Russia rappresenta un linea rossa per le istituzioni europee. 

L’asse russo-cinese potrebbe riavvicinare l’Occidente a paesi asiatici più affini, come Giappone e Corea del Sud? 

Una ritrovata alleanza si sta già palesando, non solo a livello commerciale ma anche a livello politico, i paesi che hanno dimostrato una certa tradizione democratica si sono riavvicinati agli USA. Bisogna però ricordare che alcuni Stati non vogliono essere accostati ad una logica di bipolarismo, come accadde per i blocchi formatisi durante la guerra fredda. Molti paesi del Sud-Est asiatico, insieme all’India, vogliono scegliere di volta in volta con chi intrattenere rapporti proficui. 

 La vicinanza cinese a Putin resta però un nodo fondamentale: la Cina ha stilato un piano di pace assolutamente irricevibile

Recentemente sono state scoperte delle stazioni di polizia cinese sul territorio italiano, una anche a Bolzano, c’è stata una strategia dietro alla scelta dell'Alto Adige? 

Non possiamo ancora saperlo con certezza. Le stazioni di cui si è molto parlato sono state create su iniziativa dei cittadini cinesi, soprattutto da coloro che più avevano familiarità con i servizi di sicurezza, non si trattava di luoghi in cui era fisicamente presente la polizia cinese, ma piuttosto di sportelli in cui potersi a loro rivolgere. Questo non li rende meno degni di attenzione o meno pericolosi, bisogna infatti considerare che per uno Stato dittatoriale come quello cinese i piani della sicurezza personale e statale si sovrappongono e la diaspora cinese è tenuta strettamente sotto controllo da Pechino. 

Quali sono quindi gli scenari del prossimo futuro all’interno del panorama di Governo? 

Risulta difficile fare previsioni a lungo termine, si può dire, però, che sicuramente Giorgia Meloni proseguirà sulle posizioni atlantiste che accomunano UE e USA sul tema della guerra in Ucraina. In merito alla questione cinese dovremo invece attendere l’eventuale rinnovo del Memorandum sulla Via della Seta, le opposizioni hanno già annunciato battaglia, ma il quadro in Parlamento non è così netto.

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Gianguido Piani Di., 28.03.2023 - 13:17

Non posso esprimermi sulla situazione delle stazioni cinesi di polizia, se sono tali, che non conosco. Ma dove ci sono notevoli gruppi di cittadini di una particolare comunita' un consolato o un'autorita' amministrativa del paese di origine porta un'enorme semplificazione. Ad esempio gli ultimi dieci anni parecchi paesi hanno delegato la gestione dei visti a societa' private che operano con criteri di logistica piuttosto che lasciarli agli uffici appositi dei consolati che agiscono da burocrati di stato, nel bene e nel male.
L'Italia dovrebbe aggiornare e semplificare tutta la normativa sul soggiorno degli stranieri nel paese, distinguendo meglio il grano dal loglio. Purtroppo una fazione politica e' per il no a tutti, o quasi, e l'altra e' per uno ius soli indiscriminato che nella forma proposta creera' piu' problemi di quanti ne risolvera'. Decisioni pragmatiche e nello spirito dei tempi sembrano sempre quasi impossibili da raggiungere. I cinesi in questo sono piu' bravi. Copiare da loro gli aspetti positivi del loro sistema?

Di., 28.03.2023 - 13:17 Permalink
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Hartmuth Staffler Di., 28.03.2023 - 14:05

Die aktive Rolle der ehemaligen Sowjetunion und des heutigen Russland in der Südtirol-Problematik sollte nicht verschwiegen werden. Immerhin hat Putin das Agentennetz der SU in Südtirol aufgebaut, terroristische Aktionen, mit denen der Südtiroler Freiheitskampf in ein schlechtes Licht gerückt wurde, finanziell und mit Material unterstützt. Ein erbärmlicher Rest seiner Agenten ist heute noch in Südtirol medial aktiv.

Di., 28.03.2023 - 14:05 Permalink