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25 Aprile femminista

Secondo l’Associazione nazionale partigiani d’Italia sono state 70.000 le attiviste organizzate nei Gruppi di difesa della donna e 35.000 donne combattenti
Donne partigiane
Foto: flickr

Il 25 Aprile, lo sappiamo, è la Festa della Liberazione d’Italia dal Nazifascismo… Una data importante da ricordare, perché dobbiamo molte delle nostre libertà alla Resistenza italiana. Raccontarlo è un dovere politico per ognunə di noi sempre, per non dimenticare uno dei periodi più bui della nostra storia e per evitare che si ripeta. Lo è in particolar modo anche nell’attuale clima geopolitico, uno strumento alla portata di tuttə noi per puntare il dito sulla offensiva per la riduzione dei diritti a favore di oligarchie autoritarie alla quale stiamo assistendo. Vediamo, infatti, in primo piano forze che possiamo definire neonaziste da un lato e lobby economiche dall’altro che fanno involontariamente comunella. Nel mondo cresce una resistenza che vede in prima linea le donne: per la difesa dei diritti umani, per la difesa di pianeta e ambiente, per le politiche di pace e contro razzismo, fascismo e discriminazioni.

Perché la Resistenza non è solo una questione maschile e militare. Né oggi, né allora. Secondo l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia sono state 70.000 le attiviste organizzate nei Gruppi di difesa della donna e 35.000 donne combattenti che fecero la Resistenza in Italia. Partigiane che hanno avuto un ruolo fondamentale e ovunque lottarono per libertà e giustizia contro la propaganda fascista. Lo fecero pedalando come staffette, organizzando manifestazioni e scioperi, reperendo fondi, fornendo assistenza e cure a persone bisognose, lottando per l’emancipazione e i propri diritti, impegnandosi in prima linea nelle operazioni militari. Eppure, sono rimaste sempre un passo indietro nei ricordi e nelle celebrazioni di una narrazione maschile, come spesso è taciuta e ignorata la storia delle donne. A partire da(l compagno) Palmiro Togliatti che il 25 aprile 1945 disse che alle manifestazioni in seguito alla Liberazione le donne non ci dovevano essere, il popolo non avrebbe capito. Tornata la normalità, le donne sarebbero dovute tornare al loro posto, su questo gli uomini di destra e di sinistra, guarda caso, si trovarono pienamente d’accordo.

Il contributo essenziale e insostituibile di quelle donne va riconosciuto e valorizzato. Nella guerra di Liberazione contro la violenza nazifascista, come nella Resistenza quale atto di disobbedienza radicale. O come nella scelta di non essere più vittime nella lotta per la sopravvivenza, nella ribellione alla cultura di guerra che usa lo stupro come arma e riduce il corpo femminile a bottino. E come nella guerra privata per l’emancipazione e contro le discriminazioni.

Dobbiamo molto alle donne partigiane. È anche grazie a loro che oggi il destino delle donne non è più relegato alle mura domestiche lasciando il mondo “fuori” agli uomini. È proprio grazie a loro, che le donne sono emerse socialmente e sono diventate un soggetto politico, ottenendo finalmente il diritto di voto.

Per questo il 25 aprile è anche una festa femminista, perché, per dirla con le parole di Non Una Di Meno, una rivoluzione che abbia senso o è femminista o non è.

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gorgias Mo., 25.04.2022 - 23:05

> una rivoluzione che abbia senso o è femminista o non è. <
Le rivoluzioni che hanno avuto senso furono un chiaro passo verso una società egualitaria. Il femminismo non ha senso perché si contraddice con se stesso.
Il vero progresso sociale per le donne non è stato raggiunto grazie, ma nonostante al femminismo.

Mo., 25.04.2022 - 23:05 Permalink