Intensa GMJO
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Presenza consueta dell’estate bolzanina, la Gustav Mahler Jugend Orchester, GMJO, ha concluso la sua residenza giovedì scorso con il secondo di due concerti applauditissimi al Teatro Comunale; Salisburgo, Dresda, Amburgo e Amsterdam sono le prime città che attendono adesso la giovanile nel suo tour estivo.
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Diretta in entrambi i concerti da Ingo Metzmacher, giovedì la GMJO presentava un programma intenso e impegnativo. L’apertura era nel segno di Beethoven con l’Ouverture Coriolano: un inizio scolpito, con i potenti affondi degli archi, sezione decisamente protagonista di questa pagina. Metzmacher dirigeva senza bacchetta, a mani nude, ricercando e ottenendo una mirabile compattezza sonora. Avranno pur vent’anni in media, questi giovani professori d’orchestra, ma la perizia tecnica unita al sapiente lavoro di direzione restituiscono un’esecuzione di altissimo livello. A Beethoven seguivano, senza interruzione di continuità, i cinque pezzi per orchestra di Schoenberg: Metzmacher sull’ultima nota di Beethoven restava con una mano alzata, a impedire l’applauso, per poi attaccare direttamente le note di Schoenberg. A Schoenberg seguiva poi nello stesso modo di nuovo Beethoven, con l’Ouverture Leonora n. 3, a formare un trittico e a segnare una sorta di continuità e unità tra la Prima e la Seconda Scuola di Vienna, tra la classica forma beethoveniana e la complessità labirintica della dodecafonia schoenbergiana. Nei “Cinque Pezzi” molto scoperte erano le singole sezioni, ma l’esito finale era di una forte unità dell’affresco, per quanto astratto potesse apparire all’ascolto. E l’Ouverture Leonora esaltava attraverso entusiastici crescendo l’energia di quella che è una delle più illuministiche pagine di Beethoven.
Tutt’altra atmosfera nella seconda parte, con la lunghissima (un’ora esatta di musica) Sinfonia n. 8 di Shostakovic: il compositore russo la scrisse nel 1943, poco dopo la terribile battaglia di Stalingrado. A differenza di quanto il regime si aspettava dal compositore, la partitura non è una retorica esaltazione delle virtù belliche dell’esercito sovietico: il clima dominante è invece quello della desolazione e dello sconforto, alternato a ondate di energia dolorosa che toccano vette di frastuono e parossismo. Non c’è spazio per il lirismo, per la melodia, incarnazioni musicali del senso di umanità: solo il grottesco fa capolino, inquietante. L’esecuzione è particolarmente difficile, ma sotto la direzione di Matzmacher l’orchestra navigava ottimamente la complessa partitura, restituendone le diverse facce, fino al pianissimo che conclude – di nuovo con sapiente scelta anti-retorica – la Sinfonia.
Per chi si fosse perso il concerto bolzanino, GMJO tornerà in regione con questo stesso programma musicale il 5 settembre a Dobbiaco.Weitere Artikel zum Thema
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