Gesellschaft | INCONTRO

La giustizia dell’incontro

Vittime e responsabili della lotta armata a confronto
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Foto: Immagine dal web

Il 16 marzo 1978, le Brigate Rosse rapiscono il leader DC Aldo Moro e uccidono gli agenti della sua scorta. Quella data è divenuta simbolo di un momento storico particolarmente buio per la storia italiana. Ed ancora più buio per le famiglie delle vittime. Ma c’è chi, proprio nel pieno di uno sconforto nazionale e personale ha il desiderio innanzitutto di dare voce a chi è stato direttamente coinvolto per volontà o meno nei fatti di quel giorno e soprattutto che creda nell’importanza del dialogo e della comunicazione in questa ricerca di verità e di giustizia.
Da questo desiderio nasce, a quarant’anni da quello storico avvenimento, l’incontro ed il confronto di due persone grazie al metodo della giustizia ripartiva che è riuscito nella difficile impresa di riavvicinare vittime e autori di reati.
Adriana Faranda e Giovanni Ricci. Due persone che, senza volerlo, sono divenuti rappresentanti di visioni e punti di vista diametralmente opposti rispetto ai fatti del ’78. Adriana Faranda, fotografa, è stata in passato una componente della lotta armata, responsabile dell’attentato, mentre Giovanni Ricci, sociologo, è il figlio dell’appuntato Domenico Ricci, ucciso dalle Brigate Rosse in quanto caposcorta di Aldo Moro.
Aghi della Bilancia sono stati i programmi d’incontro con i membri delle rispettive famiglie o con le comunità di riferimento e tre mediatori, tra cui Adolfo Ceretti, criminologo e professore ordinario all’Università Bicocca Milano. Il suo lavoro ,insieme a quelli degli altri mediatori, è frutto di una riflessione personale e collettiva, nata dalla voglia di capire il passato per assumere una piena consapevolezza delle scelte, sospendendo ogni giudizio. La giustizia riparativa, dunque, si pone come percorso volontario nel quale l’autore di un reato, la vittima e comunità, partecipano assieme alla risoluzione delle questioni rilevanti sorte dal reato. É attraverso l’ascolto dell’altro che la reintegrazione nella società, sia dell’autore che della vittima, può avvenire. Ed è proprio perché l’ascolto diviene fulcro di un possibile riscatto personale e collettivo, che il Centro per la Pace, in collaborazione con il servizio Odòs della Caritas diocesana, ha deciso di organizzare questa serata d’incontro, avvenuto il 23 novembre in Sala di Rappresentanza, dove sono intervenuti Giovanni Ricci, Adriana Faranda e Adolfo Ceretti, e dove, a mediare i dialoghi, vi era Alessandro Pedrotti, responsabile del servizo Odòs (Caritas).
L’obiettivo, dunque, è stato quello di raccontare cosa significa giustizia riparativa, cioè riscoprire e far riscoprire una consapevolezza sull’importanza del dialogo e della comunicazione tra esseri umani e su che cosa ne possa scaturire, permettendo una mutazione ed un miglioramento del futuro per i singoli individui, le rispettive relazioni ed i legami sociali all’interno di una comunità.

Shakira Casin