Gesellschaft | Manifestazione

Il corteo femminista affolla il centro

Tra le 700 e le 1000 persone alla manifestazione contro la violenza di genere. La voglia di un cambiamento riempie le vie addobbate per il mercatino.
corteo
Foto: SALTO
  • È normale vedere Bolzano riempirsi in questo periodo dell’anno, ma la folla che la sera del 25 Novembre si muove tra le vie del centro non è composta da turisti, nemmeno da cittadini intenti allo shopping prenatalizio, bensì da manifestanti uniti per l'eliminazione della violenza di genere. 

    Il corteo femminista si riunisce alle 18:30 in Piazza della Parrocchia, e quando scatta l’ora X una piccola folla si è già radunata di fronte alle Poste. Poi una voce prende il microfono e dice di spostarsi sulla strada. Il punto si riempie e si anima, ragazze distribuiscono volantini con i cori da cantare durante il corteo. “Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce”, “ my body my choice”, “Fur die Freiheit fur das Leben, Selbsbestimmung muss es geben”. Sono queste le parole che riecheggeranno per le strade di una Bolzano addobbata per il mercatino. 

  • Foto: SALTO

    La manifestazione nel capoluogo altoatesino è solo una delle tante che si sono svolte in Italia e nel mondo in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Da giorni su Instagram vengono condivisi post che invitano a prendere parte ai cortei sul territorio, sono infatti partecipatissime le manifestazioni contro la violenza di genere a Milano e a Roma. 

  • Alle 19 centinaia di persone iniziano a muoversi proprio a ridosso del mercatino, ma non prima che uno degli interventi in apertura alla manifestazione citi le parole di Elena Cecchettin “Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto”. 

    La caratteristica più sorprendente della manifestazione è la sua composizione eterogenea. Uomini e donne si sono radunati per sostenere una causa comune: porre fine alla violenza di genere sotto tutte le sue forme. Uomini, molti dei quali padri e fratelli, camminano fianco a fianco con le donne, rifiutando la passività e abbracciando la responsabilità di combattere contro la violenza di genere. Sono presenti tanti giovani ma non solo, sono tutte le generazioni a sfilare per le vie del capoluogo altoatesino. All'ombra di cartelloni vibranti e slogan appassionati, la folla riflette la ricchezza di comunità, sono presenti sia partecipanti del gruppo linguistico tedesco che di quello italiano. Giovani studentesse marciano al fianco di donne anziane, entrambe unite da una determinazione condivisa. 

  • Foto: SALTO

    Il corteo prosegue fino a piazza Domenicani, dove ci si ferma per alcuni interventi. Viene ribadito ancora una volta che è la cultura della violenza a generare i femminicidi, che gli stupratori e gli assassini non sono altro che figli del patriarcato stesso. Per questo è importante che l’impegno sia collettivo e di tutti.  Alcuni fumogeni rosa vengono accessi, le urla e gli applausi sono fragorosi. 

  • Si svolta in via Goethe, la strada si stringe e le persone si avvicinano, ma non c’è paura nei volti delle persone così strette nelle anguste strade del centro, solo tanto desiderio di cambiamento e condivisione. I cartelli parlano chiaro, la popolazione sente la necessità di un cambio di paradigma, perché il problema è connaturato nella società. “Non è un caso isolato, si chiama patriarcato” è uno dei tanti cartelli contenenti questo messaggio. 

  • I manifestanti affollano via Museo Foto: SALTO

    I manifestanti passano davanti a ristoranti pieni di turisti e vetrine che esibiscono la scontistica per il Black Friday, qualche turista rimane sorpreso dalla folla in movimento.  Da sabato scorso, giorno della tragica notizia del ritrovamento del cadavere di Giulia Cecchettin, il dibattito pubblico è stato dominato dalle critiche ad una cultura patriarcale che fomenta la violenza. Questo caso di cronaca ha smosso gli animi di molti nel capoluogo altoatesino. Si sente gridare: “a quante è successo? A quante ancora deve succedere?”. L’affluenza alla manifestazione serale è l’ennesima conferma che la cittadinanza vuole un cambiamento.

  • Si prosegue verso Ponte Talvera, il corteo si ferma davanti al monumento alla Vittoria dove prendono la parola attivisti ed attiviste. Sono forti le critiche alle forze dell’ordine “Siete parte del problema e non della soluzione”, dopo che nei giorni scorsi sono state postate sui social molte testimonianze di donne che si sono rivolte alle forze dell’ordine senza ottenere tutela.  

    La presenza di uomini e ragazzi, che spesso sono poco partecipi in questo dibattito, ha rafforzato il messaggio che la lotta contro la violenza di genere sia un impegno che riguarda tutti. Colpiscono le parole di una giovane attivista rivolte agli uomini presenti:“Non serve che scendete in piazza per noi se poi quando parliamo di femminismo siamo delle rompipalle. Non serve che scendete in piazza per noi se poi tornate a casa e chiedete a vostra moglie cosa c’è per cena. Non serve che scendete in piazza se ci ignorate tutto il resto dell’anno”. 

  • Foto: SALTO

    L’invito agli uomini è quello non solo di essere solidali ma di collaborare a sradicare la cultura che genera queste violenze anche attraverso piccoli gesti, come parlare all’amico che controlla il cellulare della fidanzata, o mostrare disapprovazione difronte ad una battuta sessista anziché stare in silenzio.

  • Parla anche Christine Clignon, presidente di GEA, l’associazione attiva da anni sul territorio a tutela delle donne vittime di violenza. “La risposta delle istituzioni lascia spesso a desiderare” afferma “ma se avete bisogno chiamate, anche se non siete sicure di subire violenza, chiamateci e vi aiuteremo”. Il numero sempre attivo da chiamare in caso di bisogno è 800276433.

    Gli interventi si concludono e i collettivi organizzatori salutano e ringraziano i manifestanti. La folla si disperde mentre risuona la canzone “Rumore” di Raffaella Carrà dalla cassa ancora accesa. Sembra quasi doveroso citare Michela Murgia, intellettuale ed attivista recentemente scomparsa, “Di tutte le cose che le donne possono fare nel mondo parlare è ancora considerata la più sovversiva”.