Köllensperger: "in Consiglio? Ho dovuto imparare"
Un bilancio, quello di Paul Köllensperger, contraddistinto dall'attivismo contro i vitalizi, ma non solo: un bilancio amaro, in una Provincia centralista e in un Consiglio Provinciale troppo burocratico e poco politico.
Paul Köllensperger, sulla vicenda vitalizi, che impressione si è fatto?
C'è una difficoltà della politica a decidere sui propri interessi personali. Era evidente negli aventi a diritto, meno nei nuovi consiglieri. La competenza di decidere dei propri compensi andrebbe tolta, come fanno ad Innsbruck, dove esistono parametri retributivi legati ai funzionari pubblici. Devo dire però che durante le tante manifestazioni l'ho chiesto agli stessi cittadini, e pure loro ammettevano che in quella posizione avrebbero deciso di tenere i vitalizi.
Ma questa politica tanto criticata, è produttiva?
Ad oggi c'è solo un indice quantitativo, non qualitativo, e ci sono distanze abissali tra i consiglieri. Se sei un panchinaro della maggioranza, ad esempio, hai poco da fare, molto di più se sei attivo nei gruppi di opposizione, oppure, se sei assessore. Non esiste una divisione etnica nell'impegno, forse tra maggioranza ed opposizione, poi ci sono i populisti superficiali, ma la differenza di impegno è trasversale al Consiglio. C'è da dire che nella maggioranza che governa, appunto, chi governa non ha generalmente piacere che i consiglieri del proprio partito facciano delle proposte di legge.
C'è da imparare per fare il Consigliere, oppure, non servono particolari competenze?
Ho dovuto imparare tutto! Avevo esperienza nei contratti e trattative, ma non nel fare leggi. Sull'economia ho avuto poca difficoltà perché avevo esperienza della sofferenza degli imprenditori, ma è importante che chi assume un incarico politico si crei una rete di esperti di settore. Il punto è che tutto questo si può imparare, non devi avere studiato chissà cosa, e non devi essere un tecnico, anzi, è fondamentale evitare di eleggere tecnici, perché questo è un ruolo politico, oggigiorno diventato fin troppo tecnico. Non è importante che un Consigliere decida se mettere quello o l'altro primario in un ospedale, ma che dia le linee guida alla burocrazia.
L'autonomia speciale della Provincia ha portato a troppo tecnicismo?
Avendo competenze primarie, dobbiamo fare le leggi qui, quindi si deve entrare nel merito, ma non deve essere il politico a definire le norme tecniche. I cittadini devono fare politica e se servono tecnici questi devono essere messi a disposizione della politica. E' un costo che la democrazia deve sostenere. La democrazia vale questi costi.
Quali sono i “difetti” della Provincia autonoma?
La nostra Provincia pecca di centralismo. Ha in mano le finanze e i comuni hanno poca sussidiarietà. Si parlerà a breve del Terzo statuto di autonomia e sarà mio interesse spingere per il decentramento. Più capacità finanziaria ai comuni. La Provincia ha la mano sulla cassa e con questa mano può ricattare i sindaci che spesso sono semplici vassalli della Provincia. Bolzano, rispetto a Merano, ad esempio, ha ottenuto pochissimo dalla Provincia. Il risultato è disastroso. Il sindaco Spagnolli è in mano alla SVP e il suo vice, Ladinser, prende gli ordini dal partito. Sull'argomento anche il presidente della Provincia Arno Kompatscher ha ammesso che a Bolzano deve andare una parte più grande della torta, rispetto a quello che ha avuto in passato. Forse il fatto che nella SVP sia calato il potere dell'ala pusterese aiuterà Bolzano ad ottenere di più. Ma abbiamo bisogno di un sindaco che faccia una lista di priorità e si impegni a realizzarla. Non l'elettrificazione della Venosta, ma il terzo binario verso sud, per i pendolari, ad esempio, magari anche le circonvallazioni.
Quale è il risultato più significativo della sua azione politica?
Il risultato che mi piace di più è che come Movimento siamo diventati credibili di fronte ai colleghi e, soprattutto, all'elettorato tedesco, oltre a quello italiano. Ci viene riconosciuto questo merito.
Se gli argomenti sono meno politici e di buon senso è stato più facile incidere per noi, come nel salvataggio delle scuole Aufsteiger. Oppure, nel dare la precedenza del recupero dello sfitto, prima di costruire nuove abitazioni. Il grande successo, essendo da solo, è difficile ottenerlo. Posso esercitare la funzione di controllo, ecco, quello si.
Ha possibilità il Movimento 5Stelle di attecchire nel mondo sudtirolese?
Si, perché rispetto al resto d'Italia anche in Alto Adige c'è voglia di trasparenza. C'è un sistema che da sessant'anni è governato da un unico partito e ha tutti i posti possibili e controlla se stesso, che con gli ultimi scandali è diventato evidente a tutti. In questo non c'è partito etnico che tenga.
Come vede la vicenda giudiziaria del Sindaco Spagnolli, ricandidato alle prossime elezioni comunali di Bolzano?
Purtroppo, devo dire, da noi su queste faccende si fa una valutazione politica, giudicando se è opportuno o meno il momento giusto per agire contro qualcuno. Secondo me non bisognerebbe guardare in faccia a nessuno e se hai una notizia o dubbio di reato devi andare avanti senza guardare in faccia nessuno. Questa è l'opinione mia e del Movimento.
La conflittualità all'interno dei partiti sta aumentando?
Nell'SVP c'è conflittualità, ma storicamente c'è sempre stata, mettendo assieme un panorama ampio dall'anima di sinistra alle lobby economiche. Prima c'erano importanti figure di integrazione, mentre oggi c'è una conflittualità intergenerazionale, poi c'è la questione economica e gli scandali, inoltre, per la SVP non sarà facile venire fuori da 5milioni di euro di debiti, visto che i suoi eletti la finanziavano con l'obolo annuale stanno scappando.
C'è quindi un rischio di una spaccatura nella SVP?
Si, se dopo le prossime elezioni provinciali l'SVP calerà e quindi per governare sarà costretta a fare coalizioni serie e programmatiche, non certo come quella con il PD che è un alibi, solo per via del fatto che in Giunta ci devono essere assessori italiani. Se dovrà condividere il potere, quindi fare trattative serie, sarà molto difficile tenere ancora unito il partito sulla base di argomentazioni etniche. Più perderanno consenso, più una spaccatura sarà inevitabile.