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Foto: Pixabay
Gesellschaft | IL CAPPUCCINO

Caro Diario, caro Nanni

Da oggi siamo più liberi anche di vedere un film. E speriamo presto di assistere anche a una piece teatrale e a un concerto.

Lascio a Sarah Franzosini, che ama il cinema e sa anche raccontarlo bene, i motivi profondi e forse inesplorabili della più bella levataccia di lunedì 26 aprile. Quella, cioè, che hanno affrontato un bel po’ di milanesi, sorridenti e ben svegli dietro la mascherina, che hanno raggiunto il cinema Beltrade quando, fuori, era ancora quasi buio.

Tutti a vedere (rivedere?) quel “Caro diario” di Nanni Moretti che nella fenomenologia morettiana è nato come un film anche autobiografico, poi è cresciuto come manifesto di una generazione soprattutto romana. Ed è diventato ormai adulto (ma sempre capace di meravigliarsi e stupirsi) anche ora che ha compiuto 28 anni, ha superato le latitudini non solo italiane e le Vespa verdi sono state in buona parte soppiantate da biciclette elettriche che non sarebbero piaciute neanche a Chaplin.

Al mattino presto si lavora, da noi? Beh, si lavora anche a Milano.

Un bel film, avranno pensato i giurati del festival di Cannes 27 anni fa che, infatti, lo hanno premiato per la miglior regia.
Un bel film, avranno pensato anche a Milano quando – attraverso un tam tam forse non solo sul web ma attraverso voci e barattoli collegati da uno spago da balcone a balcone, chissà – hanno saputo che il primo giorno di apertura dei cinema, ebbene una sala sarebbe stata aperta con gli orari della latteria vicina.

Ora siamo in attesa di almeno tre cose. Che Nanni Moretti, nella sua accidentata Roma, accenda la sua Vespa (nel frattempo ha cambiato modello), scenda da Monteverde Vecchio a Trastevere (cinque fermate di bus, pure ravvicinate) e raggiunga il suo cinema Nuovo Sacher. Suggerendo orari di apertura come a Milano.

Secondo, che in giro per l’Italia e per il Sudtirolo, qualche sala – di cinema ma anche di teatro – faccia lo stesso. Al mattino presto si lavora, da noi? Beh, si lavora anche a Milano ma il tempo per un bel film si è trovato lo stesso.

Terzo, che il piccolo grande miracolo del cinema Beltrade di Milano assuma i contorni gentili e perentori della metafora. Giusto che si sveglino presto tutti quei lavoratori che sono stati fermi (e senza guadagno) per mesi e mesi.
Ma questo vale anche per i cinema, per i teatri, per le sale da concerto dove lavorano in centinaia di migliaia.

Un bel film, avranno pensato anche a Milano quando hanno saputo che il primo giorno di apertura dei cinema, ebbene una sala sarebbe stata aperta con gli orari della latteria vicina.

Da oggi siamo un po’ più liberi anche se le regole anti Covid vanno rispettate per la salute di tutti. E pazienza per chi gracchia che si tratta di libertà vietata: quale, quella di contagiare qualcuno o di ammalarsi e finire intubati, per caso?

Da oggi siamo più liberi anche di vedere un film. E speriamo presto di assistere anche a una piece teatrale e a un concerto. Meglio all’alba, si capisce.