L’incognita di piazza Erbe
Non sono mancate le polemiche di fronte al possibile giro di vite sulla cosiddetta movida in piazza Erbe (chiusura anticipata dei locali alle ore 22, o il numero contingentato delle entrate e uscite nell’area o come extrema ratio la chiusura stessa della piazza) prospettato dal sindaco Renzo Caramaschi per scongiurare un ritorno dei contagi da coronavirus. Sull’annosa questione-piazza Erbe, aggravata dal momento storico, era già intervenuto ieri il Pd proponendo sia la soluzione a lungo termine di “delocalizzare la vita serale, ma come effetto di un ampliamento dell’offerta serale” sia di puntare su “parco dei Cappuccini e piazzale interno dell’università” come alternative temporanee.
Tra le reazioni che si registrano c’è ora quella dell’Unione commercio turismo servizi Alto Adige che fa appello a clienti e ospiti dei locali pubblici affinché mostrino la necessaria responsabilità e si attengano alle regole di comportamento. “La salute di tutti i presenti viene prima di tutto. Non può essere che, a causa di poche persone che non si attengono alle regole, si debba anticipare la chiusura dei locali pubblici nei centri urbani, come per esempio a Bolzano”, dice Pietro Perez, responsabile della gastronomia e dei pubblici esercizi nell’Unione. E ancora: “Non possiamo essere noi a farci carico dei compiti delle forze dell’ordine, che sono responsabili per la sicurezza, la tranquillità e il rispetto delle norme igieniche al di fuori dei locali”.
A intervenire sull’argomento anche il Team K e i giovani del Team, Matthias Cologna e Tommaso Marangoni, secondo i quali ciò che “aiuterebbe - al di là della pandemia, peraltro - e che il coronavirus porta prepotentemente alla ribalta, è evitare di concentrare le persone in pochi luoghi”. L’auspicio è quello di una “maggiore disciplina e senso di responsabilità di chi li frequenta nonché i giusti controlli sul rispetto delle regole – né presidi fissi, né controlli inesistenti”.
“Una cosa però rimane chiara - conclude il partito guidato da Paul Köllensperger -: spegnere le luci dei locali – che già hanno sofferto il lockdown dei primi mesi del coronavirus - non significa spegnere la movida, che, anzi, proseguirebbe incontrollata nelle strade del centro città in mancanza di altri luoghi di ritrovo più adatti a garantire il distanziamento”.
Parte all’attacco Filippo Maturi della Lega: “Vanno puniti i clienti maleducati, non gli esercenti, l’amministrazione non può scaricare la responsabilità sugli esercenti, soprattutto in un momento difficile come questo. Mi aspetto che il Comune sia a fianco degli esercenti, aiutandoli in un momento drammatico per l’economia, cosa che purtroppo non sta facendo”.
Personalmente ritengo come
Personalmente ritengo come afferma Linus di Radio Deejay che il termine "movida" è brutto (io aggiungo al pari di Smart working,che non significa niente). Per il resto sono le tipiche chiacchere "da bar". Non c'è solo piazza Erbe ci sono tante altre occasioni di aggregazione. E quindi cosa facciamo? Io più che divieto farei test sierologici obbligatori. Io lo pagherei volentieri visto che me lo posso permettere e così dovrebbero fare tutti quelli nella mia stessa condizione. Gratis per chi non se lo può permettere.