Bianchi e la passione per l'hockey
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Alla vigilia della sua partenza per Adelaide in Australia dove dal 1. febbraio sarà impegnato nella prima di tre tappe di Coppa del Mondo, in vista di una possibile qualificazione a Parigi 2024, Matteo Bianchi, fresco vincitore agli Europei su pista in Olanda della medaglia d’oro, la prima nella storia del ciclismo in questa specialità, da grande appassionato di hockey su ghiaccio trova il tempo per raggiungere la Sparkasse Arena di via Galvani. Sarà lì per scodellare il disco alla vigilia dell’incontro di Ice Hockey League tra l’Hc Bolzano Alto Adige Alperia e il Vienna. Una passione quella del giovane campione di Laives per questo sport che lo porta, quando gli impegni sportivi glielo consentono, ad assistere da tifoso in curva con gli ultrà, insieme a papà Christian e a mamma Laura, alle partite dei suoi beniamini delle volpi bolzanine.
“Una passione quella dell’hockey su ghiaccio che ho sempre avuto - racconta il 22enne ciclista di Laives - È una gioia per me poter avere l’onore di scodellare il disco in occasione di questo match di campionato e l’emozione in quel momento sarà comunque grande”.
SALTO Torniamo però alla medaglia d’oro europea conquistata in Olanda nel km da fermo. Te lo saresti aspettato di vincere il titolo continentale vista la concorrenza agguerrita che c’era alla vigilia di questa gara?
Matteo Bianchi: “Partendo da casa avevo visto la lista dei partecipanti e sapevo di poter puntare ad un podio. Ero convinto di arrivare con una buona condizione e di essere uno dei cinque a poterci giocare una medaglia. Sicuramente però non pensavo di vincere. Alla fine, sono arrivato in Olanda con un buono stato di forma. Tutto è andato per il meglio e ho portato a casa questo splendido oro”.
Quanto è difficile ottenere una medaglia di questo tipo. Cosa c’è dietro a questa impresa?
“Non c'è un singolo fattore. Questi risultati arrivano da un grandissimo lavoro di squadra che è quello che facciamo con la federazione, che ci dà la possibilità di allenarci tutti i giorni, tutte le settimane nelle migliori condizioni possibili. Poi la preparazione di uno sprinter è molto varia. Ci sono giorni in cui ci alleniamo in palestra, poi in pista e quindi anche su strada. Si cura ogni dettaglio. Ci sono comunque un milione di fattori che portano ad ottenere questi risultati. Bisogna comunque sapersi migliorare giorno dopo giorno”.
Molti tuoi colleghi più affermati come Filippo Ganna o Elia Viviani alternano le competizioni su pista a quelle su strada. Come mai invece tu hai fatto una scelta orientata solo alla pista?
“Semplicemente per il fatto che loro in pista corrono le discipline cosiddette Endurance e questo gli dà la possibilità di essere polivalenti. Non è, invece, il mio caso che sono prevalentemente uno sprinter. Io paragono questo all’atletica: sarebbe come se si chiedesse a Usain Bolt di correre la maratona. Sono specialità della pista diverse che impongono una preparazione diversa”.
Con la team sprint stiamo crescendo tanto: siamo riusciti ad abbassare di quasi un secondo il precedente record in un anno e mezzo di lavoro.
Questo oro arriva da una disciplina che non è nel programma olimpico. Il tuo obiettivo è comunque quello di arrivare a Parigi 2024?
“Questo è l’obiettivo. Tutto passa attraverso la preparazione che stiamo facendo per la team sprint che è, invece, specialità olimpica. Stiamo crescendo tanto: siamo riusciti ad abbassare di quasi un secondo il precedente record in un anno e mezzo di lavoro. Sicuramente non era l'obiettivo principale questa medaglia d'oro nel km da fermo, ma è arrivata in conseguenza del lavoro che stiamo portando avanti come squadra”.
Da questo europeo fino ad arrivare alle Olimpiadi di Parigi, qual è il cammino di Matteo Bianchi?
“Passa attraverso le coppe del mondo. Da febbraio abbiamo tre tappe per la qualificazione olimpica. A differenza di altre nazioni che hanno già portato a casa la qualifica, noi siamo ancora in lizza. Dobbiamo cercare di ottenere da queste tre tappe il miglior risultato possibile e poi si vedrà se ci saremo anche noi a Parigi”.
Matteo Bianchi però, oltre a correre in bicicletta ad allenarsi, come passa il suo tempo libero?
“Diciamo che di tempo libero non ne avanza molto. Siamo sempre molto impegnati con gli allenamenti e le gare. Vivo quasi tutto il tempo a Montichiari dove c’è il velodromo e quindi lontano da casa. Se ho del tempo libero preferisco passarlo con la mia famiglia o con i miei amici o comunque facendo attività normali per un ragazzo di 22 anni. Magari andando a fare qualche giro in montagna”.
Hai anche delle altre passioni particolari?
“Si, ho sempre sciato. Nasco come sciatore prima di essere un ciclista. Però negli ultimi anni mi è stato consigliato di lasciare perdere visto il rischio infortuni a cui si può andare incontro con gli sci ai piedi. Non mi posso permettere rischi di questo tipo”.
La mia famiglia è comunque super presente e appassionata per quello che faccio e una parte del merito dei risultati che ho ottenuto fino ad oggi va anche a loro
Tuo padre e tua madre quando possono ti seguono sempre alle gare in giro per il mondo. Questo aiuta anche nelle tue prestazioni?
“Sì, loro mi seguono spesso quando sono impegnato in gara. Sono super appassionati. La mia prestazione trascende un po’ da chi c’è sugli spalti. Poi ovviamente se si vince e c'è la tua famiglia sulle tribune la gioia è ancora più grande”.
Ti danno qualche consiglio papà Christian e mamma Laura?
“No…No. Ormai mi seguono solo per dare sostegno e per godere dello spettacolo. In passato papà è sempre stato molto vicino, mi ha sempre dato una mano nelle decisioni difficili come ad esempio scegliere le squadre, gli allenatori e i preparatori, ma ora cammino con le mie gambe. La mia famiglia è comunque super presente e appassionata per quello che faccio e una parte del merito dei risultati che ho ottenuto fino ad oggi va anche a loro”.