Traffico di anabolizzanti, sette arresti
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Un traffico di anabolizzanti da centinaia di migliaia di euro tra Roma, Milano e Bolzano. Questa la scoperta della Procura di Bolzano che ha portato nella giornata di ieri (26 giugno) a disporre 7 ordinanze di custodia cautelare di cui sei in carcere ed una ai domiciliari, tre a Roma, tre a Milano ed una a Bolzano, il personal trainer classe ‘98 Manuel Peer. A far partire l’indagine dei N.A.S. di Trento è stata una segnalazione dell’Asl che ha rilevato due tumori epatici su due giovani sportivi altoatesini. “Si tratta di tumori che da letteratura scientifica sono strettamente collegati all'utilizzo duraturo di sostanze anabolizzanti”, spiega il comandante dei N.A.S. di Trento Federico Silvestri.
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I due giovani, poco più che ventenni, frequentavano la stessa palestra dove esercitava il personal trainer bolzanino del 1998 dietro al giro in Regione, che approcciava i possibili nuovi clienti durante gli allenamenti. Parallelamente era in corso un’attività informativa dei Carabinieri di Bressanone su un giro di anabolizzanti in palestre della Provincia di Bolzano che coinvolgeva le zone della Val Pusteria e Valle d’Isarco. Le due piste dei N.A.S. di Trento e dell’Arma dei Carabinieri di Bressanone si sono incontrate, generando l’indagine per traffico di anabolizzanti dalla portata nazionale.
Oxandrolone, ormone della crescita, nandrolone, queste alcune delle sostanze che venivano consigliate dal personal trainer, ora in custodia cautelare nel carcere di Bolzano, nelle palestre in cui lavorava, il tutto all’oscuro dei gestori, che al momento non sono coinvolti. “Questo soggetto ordinava anabolizzanti per centinaia di clienti del Trentino e dell’Alto Adige - racconta Silvestri che aggiunge particolari sulla diffusione capillare anche tra i giovani - si andava oltre i criteri del bodybuilder, queste sostanze pericolosissime venivano date anche a normali ragazzi che frequentavano la palestra”. La collaborazione del nucleo di Bressanone è stata fondamentale anche per la comprensione del dialetto in quanto l'uomo, bilingue, vendeva a tutti e due i gruppi linguistici.
(c) Carabinieri NAS TrentoUn giro di affari da 150 mila euro al meseLe indagini, rese particolarmente complicate dalla estrema cautela ed attenzione del personal trainer, hanno fatto emergere che l’uomo prendeva le ordinazioni dai clienti, a cui spediva gli anabolizzanti tramite fermo posta in una grossa catena di spedizioni con nome di destinatario e mittente falsi, in modo da non essere identificabili. Attraverso il tracking del pacco, il cliente poteva poi ritirare la sostanza tramite la ricevuta sul telefono. L’uomo, che aveva anche una attività di integratori consentiti, si serviva sul territorio di un altro soggetto, al momento denunciato a piede libero, che collaborava nell’operazione raccogliendo i soldi dai vari clienti.
Le attività investigative hanno fatto emergere che il flusso di anabolizzanti proveniva da Roma e da Milano, dove c’erano due nuclei di tre soggetti che spedivano in tutta Italia le sostanze, tra cui anche a Bolzano. Con circa 300 confezioni vendute al mese, il giro di affari era di stimato tra i 55 e i 65 mila euro mensili ciascuno per Milano e Roma, e circa la metà, 30 mila, per Bolzano, ma, spiegano i Carabinieri, potrebbe trattarsi di un traffico molto più grande e dai ricavi ancora maggiori.
Le indagini per questo traffico di anabolizzanti durano da due anni, ed hanno visto coinvolti i carabinieri del N.A.S. di Trento, Roma e Milano, i carabinieri della compagnia di Bressanone ed i R.O.S. di Trento, Padova, Roma e Milano, specializzati in indagini telematiche. Contemporaneamente agli arresti, sono state eseguite 20 perquisizioni nelle abitazioni degli arrestati e di loro amici e parenti, e in alcune palestre. A Milano, in un magazzino di uno degli arrestati, sono state rivenute 2 000 confezioni di anabolizzanti. Gli arrestati, a cui viene contestato il reato di traffico di anabolizzanti, di cui alcuni considerati stupefacenti, rischiano 10 anni di carcere, visti anche i diversi traffici per occultare i pagamenti.
“L’indagine evidenzia il grave pericolo per la salute dell’utilizzo di anabolizzanti ma anche un problema sociale diffuso – conclude Silvestri - si dà molta importanza all’apparenza ed i giovani non si piacciono mai abbastanza, in questo caso si guardano e non si vedono abbastanza grossi. Guardando centinaia di profili di clienti abbiamo scoperto un mondo di ragazzi ossessionati da farsi foto col bicipite sempre più grosso, in realtà fondamentalmente non soddisfatti di sé e che non si piacciono”.