Gesellschaft | Interventi

Più armi nella lotta alle dipendenze

La Provincia allarga le maglie dell’assistenza per chi abusa di droghe, farmaci e sostanze illegali. Più posti per l’accoglienza residenziale in comunità ma non solo.
Droga
Foto: Unsplash

L’altra faccia dell’isola felice altoatesina racconta di una provincia alle prese con dipendenze importanti, l’alcol come noto, ma anche droghe (lo scenario descritto in piena emergenza sanitaria parla da sé), farmaci e sostanze illegali. Per far fronte non solo alle varie forme di dipendenza, ma anche al loro cambiamento nel tempo, servono forme di assistenza nuove ed è qui che fa capolino la politica. Con una recente delibera la giunta provinciale - forte anche del contributo dell’associazione HANDS Onlus, quale partner privato convenzionato, e del Servizio per le dipendenze dell’Asl - ha deciso di ampliare l’attuale offerta di assistenza, aumentare la capacità di accoglienza delle strutture residenziali e infine garantire un’offerta differenziata a seconda della gravità e del decorso della malattia.

 

La novità per i pazienti cronici

 

L’esecutivo provinciale ha approvato, fra le altre cose, l’introduzione di una nuova forma assistenziale, ovvero un’attività semi-residenziale dedicata ai pazienti stabilizzati che hanno un decorso cronico e recidivante della patologia. Obiettivo: favorire un miglioramento complessivo della qualità della vita (sanitaria e psichica) delle persone seguite.

“Il centro per accoglienza diurna per pazienti cronici è una novità a livello nazionale, creato proprio per rispondere a una popolazione complessa, che richiede continui e dispendiosi interventi d’urgenza e che invece nel centro sarà seguita nelle varie esigenze sanitarie e riabilitative, evitando in questo modo accessi inappropriati e urgenti presso altre strutture sanitarie”, spiega l’assessore provinciale alla Salute Thomas Widmann.

 

Rafforzare l’assistenza sul territorio

 

Nei piani della Provincia c’è anche la volontà di creare nuovi letti per l’accoglienza residenziale in comunità terapeutico-riabilitativa, che potranno servire alla pronta accoglienza in situazioni di crisi, permettendo di dare risposte rapide ed evitare che, dopo i primi segnali, si debba restare in attesa di trovare un posto libero presso altre strutture sanitarie. “Ciò permetterebbe, inoltre - conclude Widmann -, di potenziare l’assistenza territoriale, ovvero decentrarla, con il duplice scopo di ridurre la pressione sulle strutture ospedaliere e offrire sostegno in un contesto più vicino agli utenti”.