Gesellschaft | La sentenza

“Non è cambiato nulla”

Non è reato coltivare in casa piccole quantità di cannabis, dice la Cassazione. Ma è presto per cantare vittoria secondo Stefano Balbo, vicepresidente del CSC Bolzano.
Cannabis
Foto: Rick Proctor/Unsplash

Coltivare marijuana in casa in piccole quantità e per uso personale non costituisce reato. Lo ha stabilito, esprimendosi su un ricorso presentato il 21 ottobre, la Corte di Cassazione con sentenza emessa lo scorso 19 dicembre dalle sezioni unite penali che così recita: “Non costituiscono reato le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica. Attività di coltivazione che per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante ed il modesto quantitativo di prodotto ricavabile appaiono destinate in via esclusiva all’uso personale del coltivatore”. La “depenalizzazione” della coltivazione domestica si riferisce alle “piante stupefacenti” in generale e dunque non solo alla cannabis. Per i dettagli della decisione, in ogni caso, occorre attendere le motivazioni che devono ancora essere depositate.

Pur costituendo certamente una sorta di “segnalibro giuridico” questa pronuncia del Supremo consesso non significa che la legge sia cambiata, la strada verso la legalizzazione, del resto, è ancora lunga ma ora appare quantomeno non così utopica. Vale la pena ricordare che in passato la Corte Costituzionale si era espressa sul tema, come con la sentenza del 2016 che stabiliva che “non viola la Costituzione la fattispecie incriminatrice della coltivazione di cannabis per uso personale”. I kit per la coltivazione dei semi di cannabis sul balcone di casa sono ormai diffusi, disponibili anche su siti specializzati sul web, ma restava il rischio dal punto di vista legale, e finora non c’era mai stata una reale apertura nella direzione tracciata con la sentenza del 19 dicembre.

 

 

Invita alla calma Stefano Balbo, vicepresidente dell’associazione Cannabis social club Bolzano: “Molti amici pazienti mi hanno chiesto un parere sulla sentenza di Cassazione che rende lecita l'auto-coltivazione di modeste quantità di canapa con THC superiore a 0,5% - dichiara a salto.bz - A tutti ho risposto che non è cambiato nulla, la Cassazione non fa mica le leggi”. Balbo sottolinea che questa sentenza riguarda un singolo caso di un giovane di 28 anni condannato a un anno per aver coltivato 2 piantine. Occhio quindi a non cantare vittoria troppo presto. “Un fatto come questo renderà il tema ancora più controverso per chi non conosce la materia. Spero sia chiaro che un conto è battersi per la liberalizzazione (un mercato senza regole), un altro è battersi per la legalizzazione in un mercato con delle regole”, così Balbo.