Pensieri di fine anno
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L’idea era quella di dire la mia sulla formazione piena di spifferi della nuova giunta provinciale dell’Alto Adige\ Sudtirol. Soprattutto leggendo alcuni commenti, un po’ dappertutto, che non sarebbero tollerati neanche al Bar Sport per quanto sono pasticciati. Mi limito invece a dire, e a richiedere sommessamente, che il nuovo esecutivo provinciale abbia un esprit e una architettura antifascisti (come la nostra Costituzione: diffidare degli ignoranti istituzionali che ne dubitano). E poi ascoltare e leggere di più le parole di tre persone degne e molto preparate: la senatrice Julia Unterberger, il suo collega Gigi Spagnolli e il loro ex collega in Senato Francesco Palermo. Registro inoltre il coraggio intellettuale di Alessandro Urzì e la correttezza istituzionale di tre persone che non hanno smesso di lavorare e anche bene anche in queste settimane: il consigliere Sandro Repetto, gli assessori Massimo Bessone, Giuliano Vettorato. E anche il Landeshauptmann Arno Kompatscher, che peraltro rilascia interviste con una prudenza ineffabile.
Volevo scrivere di queste cose, dicevo. Poi, però, ho letto con un po’ di ritardo un articolo di Andrea Malaguti, finalmente un bravo direttore che guida il quotidiano La Stampa. Malaguti, prima di Natale, è andato a trovare “(…) i bambini e i ragazzi del reparto di oncoematologia pediatrica del Regina Margherita di Torino” Insieme con “Franca Fagioli, la responsabile delle loro esistenze all’ospedale”, come racconta lui stesso.
Un bombardamento, una sparatoria, un femminicidio sempre atroce, terribile e con ben individuabili assassini e, appunto, storie di malattie sono ricorrenti sui giornali nei giorni di Natale. Operazioni e speculazioni non sempre in buona fede. Ma questa storia di un giornalista che visita un reparto ospedaliero consegna ad ognuno di noi una lanterna ben carica e una super-vista per conoscere meglio il mondo. A noi giornalisti professionisti, che facciamo questo per mestiere e non per vanità oppure per hobby, anche un punto di riferimento.
Qui sotto alcuni passaggi dell’articolo di Andrea Malaguti.
Buon Natale trascorso a tutte e a tutti. Und einen guten Rutsch in 2024, da Berlino.
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“Improvvisamente mi rendo conto che attorno a me c’è un piccolo plotone di camici bianchi. Ognuno di questi bambini, di questi ragazzi, è seguito da un medico, da due psicologi (uno personale, uno per la famiglia, ed è difficile immaginare l’inferno in cui si trovano precipitati una madre e un padre), da un fisioterapista, da molti infermieri che passano qui i giorni e le notti, da specialisti di ogni tipo, chirurghi postmoderni che invece di impiantare reni, prelevano e infondono cellule staminali emopoietiche infilando aghi nel midollo osseo. Prendono per la coda il futuro che prova ad andarsene. Personale pubblico, di livello assoluto, che lavora in una struttura sostenuta da privati che non lo raccontano a nessuno. Grandi aziende, famiglie importanti, fondazioni, singoli esseri umani che mandano dieci euro per sostituirsi a uno Stato che ha le tasche vuote e priorità discutibili. L’Italia (dati Openpolis) investe nella spesa sanitaria il 9,2% del Pil contro il 10,9% della media europea, per un investimento pro capite di 2.837 euro. La media nel Vecchio continente è di oltre settecento euro in più. Il resto sono chiacchiere. Abbiamo sempre avuto un servizio sanitario di prim’ordine. Lo stiamo buttando via. Non saranno gli influencer a salvarci, anche se la dottoressa Fagioli prova a salvare anche Chiara Ferragni. «Alla fine ci ha dato una mano». "Salvare” è evidentemente la sua parola preferita”.