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I dazi di Trump: mossa controproducente

Viviamo in un mondo ormai indecifrabile, che ha visto un’accelerazione preoccupante. L’elezione di Trump sta scombussolando gli equilibri globali nati dopo la caduta del muro e mette a dura prova alleanze consolidate sin dal dopoguerra.
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  • Si va velocemente verso un mondo tri globale nel quale USA, Russia e Cina saranno i protagonisti. Non è certamente uno scenario tranquillizzante. Se Russia e Cina sono da sempre governate in maniera autoritaria si sono oggi aggiunti pure gli Stati Uniti. 

    E l’Europa? Per il momento conta poco. L’UE che potrebbe avere un forte ruolo politico ed economico non è in grado di competere sulla scena mondiale. Troppi sono gli egoismi nazionali, frutto di nazionalismi e egoismi che con la nascita di un Europa Unita dovevano essere superati.

    Non a caso siamo da tempo di fronte al rafforzamento della destra radicale in tutti i paesi europei. Ora pure il nostro alleato storico, gli USA, soffia apertamente sul fuoco della destra per distruggere per l’idea di un Europa comune.

    In questa logica rientrano anche gli interventi diretti nelle campagne elettorali e negli affari interni di paesi alleati. Il solo pensiero che da parte della UE ci sia censura sul libero pensiero è ridicolo, ancor di più se sostenuto pure da chi la pratica veramente come l’Ungheria e la Slovacchia. L’invito a votare partiti, che sono osservati speciali nei loro paesi per la somiglianza con il nazismo da parte di membri del Governo di Trump è inaccettabile.

    In Germania non si sono spostati gli equilibri noti da tempo dai sondaggi, ma hanno riportato molte persone alle urne. Purtroppo travisare la realtà, creare fake news sui social è nell’opinione pubblica è ormai una cosa normale.

    Così la scienza diventa uno strumento di repressine inventato delle “fantomatiche” élite e secondo Musk e Weidel lo stesso Hitler era uomo di estrema sinistra perché ha soppresso qualsiasi pensiero contrario alla ideologia nazista. 

    Come obiettivo neppure tanto nascosto si cerca la divisione per indebolire il vecchio continente. La trattativa sulla pace in Ucraina ricorda la Conferenza di Monaco nella quale, senza neppure coinvolgere la Cecoslovacchia, era stato ceduto il territorio dei Sudeti a Hitler pensando di aver salvato la pace. 

    Oggi Trump capovolge la realtà accusando Kiev di non volere la trattativa e in particolare il suo Presidente, chiedendo senza pudore la sottoscrizione di accordi sulle terre rare. La nuova strategia mondiale è la legge del più forte, iniziata da Putin e cara anche a Trump, che non a caso parla apertamente di annessioni (Canada) e invasioni (Panama e Groenlandia). 

    La politica di Trump non si fermerà solo tra Washington e Los Angeles, ma prima o poi toccherà anche il nostro piccolo mondo.


    Soprattutto i dazi annunciati, seppur non ancora attuati, incideranno sulla nostra economia.
     

    Queste tariffe, viste dall’amministrazione di Trump come una misura di protezione per l'economia americana e un risarcimento per presunti torti, avranno serie implicazioni sulle relazioni internazionali e sull'economia globale.

    Attraverso di essi si mira a ridurre il deficit commerciale degli Stati Uniti e a proteggere le industrie nazionali dalla concorrenza estera. L’idea è quella di far pagare a noi gli interventi di finanza pubblica.

    Tuttavia, le previsioni suggeriscono che gli effetti a lungo termine potrebbero essere molto differenti da quelli desiderati. La complessità delle moderne catene di approvvigionamento globali rende, infatti, difficile prevedere con precisione l'effetto di tali misure. Una cosa è certa: non avranno effetti positivi per l’economia americana e mondiale.

    La ricerca e molte simulazioni indicano, infatti, che i dazi tenderanno ad aumentare l'inflazione e a ridurre il Prodotto Interno Lordo (PIL) negli Stati Uniti.

    Ma i paesi oggetto dei dazi americani possono subire danni economici ancora maggiori, soprattutto se ognuno va per conto proprio. Misure di ritorsione hanno un effetto solo se applicate su larga scala. Per contrastare Trump in modo efficace la risposta per l’Europa è una sola: superare le difficoltà e parlare con una voce sola. Forse è l’unica cosa che potrebbe funzionare nei confronti di chi ragiona sui rapporti di forza.

    Se applicato su larga scala i produttori americani subiranno una perdita di competitività sui mercati internazionali mentre con ogni probabilità i consumatori americani dovranno fronteggiare prezzi più alti a causa dei dazi.

    Non sarà un caso se il Wall Street Journal, un giornale notoriamente conservatore, ha definito i dazi di Trump “i più stupidi della storia”. Una guerra commerciale avrà comunque conseguenze negative per tutti i soggetti coinvolti, compreso noi direttamente e indirettamente.

    Direttamente perché esportiamo per mezzo miliardo tra cui prodotti agricoli pregiati da sempre nel mirino di Trump. Indirettamente per gli interventi quasi sicura nel settore automobilistico già oggi in crisi. 

    Ma le esperienze storiche evidenziano anche, come le guerre commerciali conducano a tensioni politiche e rappresentano una minaccia per la stabilità politica e economica globale. Dal punto di vista geopolitico, i dazi sui Paesi amici sconvolgeranno il quadro di relazioni su cui si sono basati l’influenza e il potere degli Stati Uniti nello scenario mondiale da decenni.

    Le relazioni internazionali usciranno inevitabilmente compromesse, portando a una situazione in cui la collaborazione e la crescita reciproca saranno ostacolate.

    Spero che questo porti l’Europa finalmente a trovare soluzioni sui problemi mai affrontati con determinazione. Molti sono ancora i cantieri aperti, ma altresì avanzano le forze politiche che vogliono seguire le strategie isolazionistiche degli USA ignorando però la disparità di mezzi e di risorse economiche e militari.

    Per Trump noi siamo solo un campo di battaglia secondario e sempre meno importante. Il vero confronti sarà con la Cina, soprattutto a livello economico e di intelligenza artificiale. E’ l’Europa che deve decidere se vuole avere un ruolo in questo confronto o stare a guardare al proprio declino.

    Alfred Ebner