Gesellschaft | intervista

“Pagherà cara la sua guerra poco santa”

Gli errori dello “zar” Putin, e quelli del papa, secondo il vaticanista ed esperto di Russia Luigi Sandri: “Il patriarcato ortodosso si spaccherà”.
Luigi Sandri in Israele, 2017
Foto: Salto.bz

Luigi Sandri, classe 1939, giornalista trentino di Tuenno Val di Non trapiantato a Roma da una vita, è uno dei più profondi conoscitori, in Italia, di cose russe e di cose vaticane. Di storia, geopolitica e storia ecclesiastica. Già corrispondente Ansa da Mosca e da Gerusalemme, ha scritto libri fondamentali (“Dal Gerusalemme I al Vaticano III”, mille pagine sulla storia dei Concili), illuminanti (“Città santa e lacerata” sulla Gerusalemme contesa) e provocatori (“Anno 2289. L’ultimo conclave”, un magnifico “fanta-vatican” che smaschera le ipocrisie della dottrina morale cattolica). È la persona giusta da interrogare sulla sporca guerra del tiranno di Mosca e sulle mosse anti-guerra del papa di Roma.

salto.bz: Che effetto le ha fatto questo atto di consacrazione dell’umanità a Maria, pronunciato dal papa venerdì scorso 25 marzo, per chiedere la pace in Ucraina? Un atto molto cattolico e non troppo ecumenico (i protestanti vedono con sospetto le enfasi mariane) e con scarsa eco mediatica internazionale, se si esclude naturalmente la Rai che amplifica ogni parola del papa?

Luigi Sandri: Le angosce del papa esternate in queste quattro settimane sono condivisibili. La scelta della consacrazione al “cuore immacolato” di Maria mi ha lasciato però perplesso. Sia perché un atto così solenne, se resta senza effetto, che cosa “raccontiamo”? Che la Madonna non ci sente, ha l’otite, che non si commuove? Ucraini e russi sono in stragrande maggioranza ortodossi: e a un ortodosso medio il “cuore immacolato” non dice granché… Loro preferiscono parlare della santissima Madre di Dio… Bergoglio ha usato una formula di mentalità latina, difficile da capire per gli ortodossi. In quanto alla sostanza, il grande problema è l’irrisolto e irrisolvibile problema tra Dio e il male. Se Dio è buono, la guerra non può permetterla. Se non può evitarla, vuol dire che non è onnipotente.

Il problema è antico come il mondo… e come il cristianesimo.

E a metà del secolo scorso ha raggiunto l’acme nella Shoah. Dov’era Dio? La risposta di Hans Küng è la seguente: “Dio c’era ad Auschwitz, sì, ma non sappiamo perché non è intervenuto”. Nel Primo Testamento si legge che i figli di Aronne rimasero fulminati senza essere colpevoli di alcun delitto. Eppure, vedendo la morte dei suoi figli, Aronne tacque. Dio, il totalmente Altro, perché tace? Vede la nostra tragedia e tace? Ecco, la consacrazione alla Madonna è come dire: noi siamo impotenti, datti da fare tu… In fondo anche nel “Padre nostro” ripetiamo “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, richiediamo l’intervento di Dio. Resta un mistero impenetrabile. Capisco quelli che non ci credono più. Io dico: silenzio, adorazione e responsabilità nostra. E qui si aprono problemi immani che inchiodano il  cervello e il cuore di ogni persona.

Compiuto a Kyiv o a Lviv, l’atto di consacrazione avrebbe avuto un’altra forza: è escluso che il papa ci vada, per non irritare Putin, o potrebbe succedere?

Difficile dirlo. Come fa ad andare lì se i vertici della Chiesa ortodossa non sono d’accordo? Spaccherebbe gli ortodossi. Se è vero che Putin vuole andare avanti fino al 9 maggio della grande vittoria patriottica dell’Urss nella seconda guerra mondiale, perché il papa vada in Ucraina ci vogliono condizioni che al momento non ci sono. Il 24 febbraio, forse, se fosse andato lì, con mille di noi, in piazza Maidan a Kyiv/Kiev, potevamo ancora essere lì a fare intermediazione di pace. Ma per andare senza accendere l’odio deve avere il sì (impossibile) del patriarca Kirill. La questione non è teologica, è politica, morale. La guerra di Vladimir Vladimirovic Putin era legittima? Pare di no.

Fulvio De Giorgi, professore di pedagogia e grande esperto di magistero cattolico, ha sostenuto che “la consacrazione a Maria rimanda comunque a Gesù, principe della pace. Affidando l’Ucraina e la Russia a Maria, regina della pace, il Papa innalza una preghiera per la pace e per l’amicizia tra Russia e Ucraina. … Il Papa vuole indicare a tutti che l’Europa va dall’Atlantico agli Urali e il cristianesimo ne costituisce una radice storica”.

C’è un però. C’è anche la riforma protestante, nella storia e nell’anima dell’Europa. Fare un’iniziativa come questa apre altri problemi. Se vuoi essere il portavoce di tutto il cristianesimo devi tenere conto delle sue diverse anime. Più semplice sarebbe stato rimanere nella Scrittura: è Cristo il Salvatore. Prendere le cose che uniscono, che sono tante, senza mettere un cappello tuo, come il cuore immacolato di Maria. Se guardiamo la cerimonia di venerdì 25 marzo in San Pietro, essa stessa pone dei problemi. Il rito della confessione e del pentimento individuale, che non va più bene a molti di noi, porta troppi temi dentro la comunicazione.

Mimmo Muolo, firma di Avvenire, pur entusiasta della consacrazione, avverte anche il rischio della parola che passa nell’indifferenza: “C’è da sperare che stavolta la voce della più alta autorità morale del mondo sia ascoltata. La storia dell’ultimo secolo purtroppo testimonia come la profezia dei Papi sia stata tragicamente ignorata dalle grandi potenze. È stato terribilmente così nel 1914 come nel 1939, nel 1991 come nel 2003 e in ogni altro tragico episodio della «guerra mondiale a pezzi» che continua a sfregiare l’umanità...”

Il filo della diplomazia e la forza della profezia sono dimensioni difficili da tenere insieme. Quando il 3 marzo Kirill ha ricevuto il nunzio vaticano a Mosca, sono andato a leggermi il comunicato del patriarcato ortodosso: hanno discusso della situazione, hanno valutato le conseguenze, ma la parola guerra non c’è. Sembra che si riferiscano vagamente a un’emergenza naturale, come il terremoto… D’altra parte la Chiesa continua a rimanere uno Stato, il che ovviamente è una contraddizione rispetto al Vangelo. Si tratta di un puzzle molto difficile. Quanto al non essere ascoltati… quando Gesù andava in giro per la Palestina, i romani non l’hanno ascoltato e nemmeno gli ebrei e nemmeno i greci… Succede spesso che i profeti vengano uccisi e poi riabilitati. Il 17 febbraio 1600 Giordano Bruno è stato bruciato vivo in Campo de’ Fiori a Roma, anche il papato gronda sangue. Il mondo va per le sue logiche, i papi, se fedeli al Vangelo saranno sempre minoranza.

La Croix, quotidiano cattolico francese, ha ospitato un articolo dello slavista Yves Hamant che ha accusato il silenzio del papa sulle responsabilità di Putin come sostegno implicito alla Russia. Il 18 marzo il New York Times, evocando l’ombra di Pio XII, ha criticato il papa perché deplora la guerra ma non nomina mai l’aggressore. Sono critiche fondate?

Il “silenzio” di Francesco sottintende che la guerra ha molte ragioni. Chi è che in questi anni ha cominciato nel Donbass? Perché la Nato si è espansa, anche dopo la fusione delle Germanie e la capitolazione dell’Urss? Gli ucraini oggi ci chiedono di riarmarli: ed è giusto aiutare Abele contro Caino. Ma quali armi gli diamo: quali missili, anche quelli atomici? La difesa della vittima fino a che punto deve arrivare? Le guerre sono maledizioni, per tutti. E tutti siamo peccatori…  Tenere insieme diplomazia e Vangelo è un bel problema. Nessun papa, nessuna persona ci riuscirebbe.

Sul Foglio, Matteo Matzuzzi ricorda che negli ultimi otto anni Bergoglio ha costruito una Realpolitik dando credito a Putin, anche con un certo feeling personale, e per questo oggi non può sbilanciarsi, per non essere iscritto nella lista dei nemici di Mosca.

Ma questo vale per tutto l’Occidente. Vale per gli Usa, per l’Italia. Tutti i Paesi che hanno fatto e fanno affari con l’Arabia Saudita. E vogliamo parlare della guerra in Iraq, che gli stessi promotori hanno ammesso che era sbagliata, visto che a Baghdad non c’erano le armi di distruzione di massa? Processare Bush non è stato possibile e così accadrà con Putin: d’altra parte nella politica internazionale bisogna parlare con tutti, non si può distinguere tra buoni e cattivi, i rapporti diplomatici vanno tenuti aperti con tutti.

Che idea si è fatto di Putin, conoscendo bene la Russia: è un post-sovietico con un lucido disegno imperialista neozarista? È un folle autocrate? Qual è il suo obiettivo geopolitico?

Lui è un mistero. Non pretendo di decifrarlo. Con questa guerra ha comunque fatto un errore spaventoso, anche per se stesso: il suo futuro è la morte politica. Se tu fai la guerra, devi vincerla con il minor numero di vittime dalla tua parte. Le cose vanno al contrario. Tanto che viene un dubbio: se fossero stati i servizi segreti russi che gli hanno fatto fare una guerra sbagliata? Quando ha preso la Crimea, nessuno si è inquietato. Non c’è una sola foto di una donna che piange, di quella guerra. Se pensava che l’intera Ucraina fosse come la Crimea, si è sbagliato di grosso. E poi la parte occidentale, la ex Galizia nostra “cugina” ai tempi dell’Impero asburgico, è totalmente diversa dalla parte orientale. Con questa guerra si è guadagnato il disprezzo del mondo intero.

Intanto però il cittadino russo medio resta dalla sua parte, dicono i sondaggi, più o meno indipendenti.

Quando le sanzioni arriveranno sulla gente normale, quando i rubli necessari per il pane diventeranno il doppio, il triplo, allora i russi cominceranno a farsi domande. Putin ha sbagliato tattica e strategia. E se in pochi anni Italia e Germania riuscissero a far a meno del gas russo, come camperà la Federazione? Forse Putin si accontenta di prendersi le repubbliche separatiste e l’accesso al Mar Nero. Ma è probabile che fino a Odessa non riesca ad arrivare. 

Ma gli ucraini, ufficialmente, non rinunciano alle terre del Donbass.

Se prevalesse la razionalità, il Trentino-Alto Adige/Südtirol potrebbe proporsi come modello. In fondo, la ferita della guerra mondiale di un secolo fa è stata sanata con il patto De Gasperi-Gruber, validato a livello internazionale dall’Austria come potenza tutrice. La Russia potrebbe vigilare sui diritti delle regioni a prevalenza russofona, a cui andrebbe garantita una fortissima autonomia rispetto all’Ucraina. Ma forse si poteva anche pensare, prima di arrivare a questa guerra, a un corridoio neutrale, dalla Finlandia in giù, che facesse da cuscinetto tra Stati Nato e Russia.

Il vescovo-teologo Bruno Forte ha bollato come “bestemmia” la citazione putiniana del Vangelo di Giovanni a proposito dell’amore che è dare la vita per i propri amici: quanto conta il riferimento ai valori cristiani in un leader come il capo di Mosca?

Con la tv in mano al governo si continua a martellare nell’opinione pubblica l’antica idea che la Russia abbia una missione salvifica universale. Nella loro visione Mosca è la terza Roma, dopo che i turchi nel 1453 avevano preso Costantinopoli, la seconda Roma, un trauma storico imprevedibile e immenso. Su quelle mura morì Costantino XII, imperatore bizantino, era il giorno dei santi martiri di Anaunia tra l’altro, il 29 maggio. Papa Paolo II, veneziano, fece sposare Zoe, nipote di Costantino, con il gran principe Ivan III di Mosca. Così Zoe (poi Sofia) portò le aquile bicipiti romane da Costantinopoli alla Russia. E non dimentichiamo che Kiev è la culla del cristianesimo russo. Nel 1988 ero là, in giugno, quando – auspice Gorbaciov – si celebrarono i mille anni del battesimo della Rus’ a Kiev: come dire, nella fede ortodossa tra Russia e Ucraina c’è un’unità politica, religiosa, mistica, anche se poi i patriarcati in Ucraina sono due, uno fedele a Mosca e l’altro autocefalo.

 

 

Il patriarca di Mosca Kirill ha benedetto la guerra con la incredibile argomentazione che il Donbass si oppone all’Occidente immorale dei gay pride. Gli ortodossi russi gli vanno dietro?

Il rapporto con la modernità pesa su questa guerra. La Chiesa russa non può legittimare la comunità LGBT+, che nella sua mentalità rappresenta il cedimento allo spirito del mondo. Non accettano che il Signore buono abbia creato gli eterosessuali e gli omosessuali e che dovrebbero lasciarli in pace. Certo, nella Bibbia c’è la condanna della sodomia ma ci sono tante altre cose, c’è pure scritto di lapidare le adultere… Ma l’interpretazione della Scrittura esige il confronto con la modernità. Gesù non parla mai degli amori omosessuali, eppure i soldati romani erano notoriamente bisessuali. Vuol dire che per lui non era un tema importante. La sua preoccupazione era per l’amore fraterno: fa’ come il Samaritano, soccorri chi trovi ferito lungo la strada. La questione dovranno affrontarla, un giorno o l’altro. Per ora l’episcopato russo tace, ma i vescovi che fan parte del patriarcato russo (anche metà Ucraina) non sono tutti allineati, per esempio il metropolita di Vilnius si è pronunciato contro… Kirill è sempre più solo… Il patriarca ucraino ha rinfacciato a Putin: stai facendo come Caino con Abele. Jean di Dubna, capo dell’Arcivescovado delle chiese di tradizione russa in Europa Occidentale, ha contestato la guerra mostruosa, e anche Kirill sui gay. La Chiesa ortodossa russa deve fare un Concilio, quando questa guerra (speriamo presto) finirà, Kirill dovrà convocare il Concilio episcopale e sarà un momento drammatico. Rischia di crollare il patriarcato.  

Di “sfondo metafisico” della guerra ha parlato Kirill, per legittimare la crociata contro l’Occidente. Ma ne parlavano, 80 anni fa, anche i volantini della Weisse Rose antinazista, per denunciare Hitler come bocca infernale della menzogna, vero e proprio Anticristo, dittatore guidato da Satana. C’è un lato metafisico che sfugge ai polemologi, ai politologi, ai pacifisti?

Il Diavolo non esiste, è solo una metafora, ciascuno di noi può fare il bene o può fare il male… In ciascuno di noi c’è l’angelo e il diavolo. Il diavolo siamo noi quando siamo il rovescio della coscienza. Chi è che non sa che uccidere è sbagliato? Eppure, dai sassi di Caino fino alla bomba atomica, siamo sempre stati noi uomini a decidere di compiere il male e a farlo crescere mostruosamente. La guerra è un dio a cui abbiamo sacrificato milioni di persone. Certo che c’è il problema del male, di come si possa entrare in un delirio di male, perdendo il senso delle proporzioni, facendo coincidere il proprio interesse con quello del mondo. Ma è un problema della libertà e delle responsabilità umane. Un problema tutto nostro.

“Occidente nazista”, che brucia i libri di Dostoevskij: così il tiranno di Mosca, come il Grande Fratello del 1984 di Orwell, racconta una realtà rovesciata, in cui il carnefice diventa vittima: ma quanto potrà durare un regime che calpesta quotidianamente la libertà di stampa ed elimina i suoi oppositori?

Durerà un po’, perché sentendo una sola campana tutti i giorni, i russi impiegheranno del tempo a capire. Ma quando le sanzioni cominceranno a rendere difficile la vita quotidiana della gente normale… allora Putin, che è già politicamente un morto che cammina, sarà finito. Se accadrà domani o tra dieci anni non lo so. Io però, conoscendolo, e avendo amici russi (oltre che ucraini) ho grande stima del popolo russo: donne e uomini intelligenti, quando capiranno che questa guerra atroce l’ha voluta Vladimir Vladimirovic, qualcosa a accadrà nei loro cuori e il potere putiniano salterà per aria, perché l’impresa maledetta e demoniaca si ritorcerà contro la “santa Russia”.