Chronik | Bolzano

Il giorno della ruspa

Viale Trento, tra le 20 e le 30 persone sgomberate. Andriollo: “C’è un edificio di Autostrade da demolire”. Il volontario Thalheimer: “Che fine fanno ora gli sfollati?”
Viale Trento
Foto: Ludwig Thalheimer

La scena è di quelle già viste: l’ennesimo sgombero forzato di persone senza fissa dimora, a Bolzano. Questa volta succede in viale Trento. Macchine della polizia, vigili urbani, camion e ruspa. Stamattina (28 aprile) le forze dell’ordine, accompagnando gli operai della Seab, hanno sfollato tra i 20 e i 30 individui di sesso maschile, perlopiù africani e altri provenienti da Paesi come Pakistan, Iraq e Afghanistan.

 

Il motivo, spiega l’assessore comunale alle Politiche sociali Juri Andriollo, è che tende e giacigli di fortuna si trovavano in corrispondenza di un vecchio stabile di proprietà di Autostrada del Brennero spa che deve essere demolito. Ragioni di sicurezza, dunque, afferma l’assessore. “Non chiamatelo ‘sgombero’. Le persone sono state avvisate per tempo, e per scelta non hanno usufruito delle strutture disponibili per l’accoglienza, alla Fiera o presso il centro di via Comini. Alcuni di questi migranti, peraltro, hanno fatto richiesta di protezione internazionale e non dovrebbero nemmeno trovarsi per strada” riferisce a salto.bz Andriollo.
Se non sono state offerte alternative; se non ci sono mediatori e mediatrici inteculturali, se non ci sono operatrici e operatori sociali, è uno sgombero” sottolinea Ermira Kola, volontaria storica a Bolzano.
Secondo le informazioni raccolte da salto.bz alcune di queste persone senza fissa dimora, peraltro, sarebbero finite in strada perché uscite dal ricovero della Fiera inconsapevoli del fatto che il servizio fosse stato prorogato di due settimane.

 

 

“Ci sono stati momenti di tensione questa mattina, dall’interno degli accampamenti si sono udite delle urla, e ciò faceva pensare che queste persone non fossero poi così preparate a essere allontanate” dice Ludwig Thalheimer, fotografo e volontario, giunto sul posto insieme ad altri volontari fra cui Karin Cirimbelli dell’associazione Sos Bozen e Federica Franchi di Bozen solidale. “Le persone sono uscite via via dalle loro tende, evidentemente spaesate, portando con sé sacchi a pelo e quei pochi effetti personali che avevano, molte cose sono state gettate via nei container dei rifiuti. Andrà, suppongo, come spesso accade agli ultimi: dovranno arrangiarsi da loro, e finiranno sotto altri ponti”.
Andriollo smentisce: “Stiamo cercando soluzioni, resta il fatto che, come ripetuto già da tempo, queste persone dovrebbero essere equamente distribuite in tutta la provincia, non può essere solo Bolzano a occuparsene”. Sì, ma intanto?