Umwelt | Sciliar-Catinaccio

Rombano i motori... a 2457 metri

Lo scorso sabato diverse moto sono state avvistate nei pressi del rifugio Bolzano, nel cuore del parco naturale dello Sciliar. Per il gestore “i problemi sono altri”.
Moto Schlernhaus
Foto: (c) Privat

Sarebbe un’area protetta, sottoposta a numerose limitazioni al comportamento dell'essere umano, misure necessarie per preservare il prezioso quanto fragile patrimonio naturale che compone il parco dello Sciliar-Catinaccio, simbolo inconfondibile dell’Alto Adige/Südtirol da cartolina.
Non possono che destare scalpore dunque le immagini che ci arrivano direttamente dallo storico rifugio Bolzano, che sorge a 2457 metri di altezza e dove in cui, lo scorso sabato (25 settembre), diverse moto da trial sono state viste sostare e sgommare all’interno della zona protetta.
I vincoli paesaggistici che interessano l’area sono chiari ed esplicitati in un documento redatto dalla stessa Provincia di Bolzano e che, tra le altre cose, ribadisce espressamente - riferendosi anche ma non solo alla zona del rifugio - che “in tali percorsi è divieto assoluto di circolare con mezzi meccanici di qualsiasi tipo”.

 

Harald Gasser, gestore del rifugio, contattato da salto.bz conferma la presenza dei motociclisti, sostenendo che fosse la prima volta e di conoscerne personalmente alcuni, ma sottolinea allo stesso tempo di non aver visto né sentito le moto in questione essendo stato impegnato all’interno delle cucine della struttura. Il gestore ha comunque riferito che il gruppo è arrivato e ha sostato al rifugio per diverse ore prima di allontanarsi in sella ai propri mezzi. E sulla condotta perseguibile non entra in merito, sostenendo di non essere lui il responsabile di tali accertamenti, non lasciandosi però sfuggire una nota di biasimo nei confronti di chi, al rifugio, ha immortalato in alcuni scatti la presenza dei motociclisti (“I veri problemi sono altri, non aveva niente di meglio da fare?”). Pur non negando che si tratti di un’area sottoposta a tutela ambientale, Gasser difende la salubrità dello sport a due ruote affermando inoltre che, sebbene sia meglio farlo altrove, la presenza di motociclisti in questa e in altre aree protette da vincolo paesaggistico è cosa tutt’altro che rara.