Parità, ancora un miraggio

Quest’anno l’Equal Pay Day, la giornata per la parità retributiva (e di carriera) fra uomini e donne, si celebra il 3 maggio. L’occasione è propizia per sottolineare ancora una volta le evidenti differenze di genere in ambito lavorativo, anche in Alto Adige. Come ha ricordato del resto l’assessora provinciale alle politiche sociali, Waltraud Deeg, gli stipendi delle donne in provincia di Bolzano sono in media il 17,2% in meno rispetto a quelli dei colleghi maschi con equivalente qualifica ed esperienza professionale.
Stando al rapporto sull'anno 2017 di AFI-IPL il reddito medio annuo delle donne è dunque di 20.888 euro a fronte dei 38.125 degli uomini. Forte disparità c’è anche per quanto riguarda le posizioni apicali con solo il 7,9% di donne ai vertici nel 2017. Un valore simile, il 7,3% nel 2017, si riscontra fra gli uomini in permesso parentale. Le interruzioni lavorative che connotano la vita lavorativa delle donne, per la nascita di figli, per la loro cura o per la cura di familiari, o il part time per conciliare famiglia e lavoro, hanno inoltre rilevanti ripercussioni sul versamento contributivo e sulla situazione pensionistica con la conseguenza che le donne rischiano maggiormente situazioni di povertà in età avanzata.
Nel corso della conferenza stampa convocata sul tema del gender gap la presidente della Commissione per le pari opportunità, Ulrike Oberhammer, ha sottolineato che la campagna Equal Pay Day 2019 mira alla realizzazione delle aspirazioni delle donne e a una presa di coscienza a livello internazionale di quanto siano ancora diffuse le differenze di genere, anche e soprattutto per quanto riguarda il mondo del lavoro. “Per tutti noi è grave constatare che nella nostra società vi siano ancora un gap retributivo e un maggiore rischio di povertà per le donne. È nostro compito cambiare questa situazione”, sostiene Deeg.
A dare la direzione di marcia ci sono gli 8 punti contenuti nel piano d’azione elaborato dall’Unione Europea: miglioramento della parità retributiva, lotta alla segregazione nel campo del lavoro (anche intersettoriale), superamento del cosiddetto “soffitto di vetro” creato dalle discriminazioni di genere, riduzione degli svantaggi legati al lavoro famigliare, maggiore valorizzazione delle capacità, dell’impegno e delle responsabilità appannaggio delle donne, condanna delle disparità e degli stereotipi, informazione in merito alle differenze retributive tra i generi e creazione di una rete per la lotta alla forbice retributiva. Basterà?