"La montagna è il punto di partenza"
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Il 26 aprile è iniziato il Trento Film Festival. Un appuntamento abituale per la città di Trento che, giunto alla 72esima edizione, coinvolge non solo appassionati, ma anche neofiti della montagna e che, ormai da qualche anno, ha deciso di utilizzare l’argomento montano come punto di partenza per ampliare gli orizzonti ed approdare all’indagine del rapporto tra uomo e natura. Proprio questa edizione ha deciso di guardare all’equilibrio tra gli uomini e gli ecosistemi, decidendo di approfondire la sguardo sulle comunità rurali che continuano a preservare il rapporto con il proprio habitat e a tramandare le conoscenze, accogliendo come paese ospite l’Irlanda. Ne parliamo con Mauro Gervasini, responsabile della programmazione cinematografica del Festival.
SALTO: Questa è la 72esima edizione del Festival, per Trento si tratta di un evento irrinunciabile?
Mauro Gervasini: La città ci accoglie sempre con entusiasmo, c’è un clima molto partecipativo, che abbraccia non solo la rassegna cinematografica ma tutta la costellazione di eventi che il Festival propone.
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In questo lungo periodo com’è cambiato il Festival?
Da 20 anni ormai parlare solo di cinema di montagna è, forse, riduttivo. Pur avendo la montagna un ruolo centrale, dal quale far partire le varie rassegne, il Festival si è aperto al tema più ampio del rapporto tra ecosistemi, persone e comunità, riuscendo a sfruttare il punto di vista privilegiato dell’osservatorio montano. Le problematiche legate al cambiamento climatico hanno poi permesso di riscontrare un rinnovato interesse e le riflessioni si sono moltiplicate. La preoccupazione per il nostro futuro e per il nostro presente, perché i cambiamenti climatici esercitano già i loro effetti, sta portando ad una diversa consapevolezza sulla necessità di rivedere il modo di vivere la natura.
Da qualche tempo il Festival ha introdotto la novità del paese ospite, quest’anno è stata scelta l’Irlanda...
Sono 12 anni che il Festival propone uno sguardo di approfondimento su una nazione particolare, che non deve necessariamente prevedere nella sua geografia delle montagne. L’Irlanda non è certo famosa per le sue catene montuose, ma è un paese che ha una forte presenza di comunità rurali che condividono con la natura un rapporto molto intimo.
Il Festival si è aperto al tema più ampio del rapporto tra ecosistemi, persone e comunità, riuscendo a sfruttare il punto di vista privilegiato dell’osservatorio montano
Il manifesto di questa edizione è stato disegnato da Ludovica Bassi, artista nota come Clorophilla, a sottolineare il lato femminile di un ambiente raccontato prevalentemente da uomini?
Lo sguardo sta finalmente cambiando. Non solo l’alpinismo si sta aprendo alle atlete ma c’è una presenza sempre maggiore di autrici, registe e produttrici che permette di leggere e raccontare la montagna in modo diverso, questo lo si avverte anche nella scelta dei film, c’è un’urgenza di rendere la narrazione più completa.
Il Festival richiama a Trento un’ampia folla e nonostante ci sia attenzione, non è facile rispettare le norme sulla sostenibilità?
I protocolli sono molto rigorosi e non si limitano alla parte di accoglienza degli spettatori. A partire dai materiali utilizzati, fino alle proiezioni cerchiamo di rispettare tutte le norme, che vengono costantemente aggiornate.
Il tema dell’affluenza dei turisti riguarda anche la montagna, che con il cambiamento climatico è diventata, purtroppo e per fortuna, più accessibile?
Si tratta di una problematica sempre più attuale, che non ha ancora un filone narrativo molto sviluppato. Viene molto spesso raccontato l’inquinamento montano, come nel caso dell’Himalaya, diventata quasi una discarica, ma non c’è ancora un approfondimento sugli effetti che il turismo ha sugli habitat montani, noi speriamo di incrementare il dibattito e aumentare la consapevolezza.
Abbiamo nel nostro programma una sezione intitolata Orizzonti vicini che dimostra un dialogo molto proficuo con Bolzano e le sue scuole di cinema
Il Festival prevede anche la partecipazione della città di Bolzano, con una rassegna prevista anche nella città altoatesina, in un'ottica di collaborazione nella preservazione delle Alpi?
L’attenzione al territorio che ci circonda ci ha fatto pensare ad una collaborazione che riguardasse non solo Trento, ma tutto il Trentino-Alto Adige. Abbiamo nel nostro programma una sezione intitolata Orizzonti vicini che dimostra un dialogo molto proficuo con Bolzano e le sue scuole di cinema, come per il caso del documentario Bostrico, realizzato dalla scuola Zelig. C’è un bel clima di partecipazione e stiamo lavorando per ampliare ancora i prossimi progetti.