“Ci saranno ricadute gravissime”
Il 2023 è un anno cruciale per il settore della giustizia. La riforma Cartabia del settore civile e penale entrerà a pieno regime; lo scorso 25 gennaio sono stati eletti i nuovi componenti del Consiglio superiore della magistratura e il Governo Meloni ha già approvato in sede di Consiglio dei ministri un nuovo disegno di legge in materia di giustizia elaborato dal ministro Carlo Nordio e destinato a far discutere ancora a lungo. Ma quali sono i risvolti pratici e gli effetti visibili in questa delicata fase di passaggio? Ne parliamo con la presidente del Tribunale di Bolzano, la giudice Francesca Bortolotti, che dipinge un quadro complessivo non esattamente idilliaco.
salto.bz: Presidente, sono passati alcuni mesi dalle riforme introdotte dall’ex Ministra della Giustizia, Marta Cartabia. Quali sono gli effetti visibili nel settore?
Francesca Bortolotti: È ancora presto per esprimersi perché le riforme non sono ancora entrate a pieno regime. A Bolzano, per esempio, per la fase pre dibattimentale se ne parlerà a settembre. Ma anche per la riforma civile è troppo presto per le valutazioni effettive. Quello che permane è tuttavia una grande confusione, perlopiù legata alla digitalizzazione dei processi che, nonostante quanto scritto sulla carta, non è stata assolutamente assicurata. Queste riforme non sono state accompagnate dalle risorse necessarie.
Dal primo luglio entrerà in vigore l'obbligo di videoregistrazione dei processi ma noi non saremo in grado di rispettare la normativa
Qual è la situazione di Bolzano?
La Regione sta cercando in parte di far fronte alle carenze organizzative ma servono risorse che al momento non ci sono. In carcere, per esempio, non c’è ancora la possibilità di produrre audio o videoregistrazioni, se non quando organizzate in maniera autonoma dagli uffici. Queste riforme sono entrate in vigore anticipatamente, senza che il Ministero provvedesse a far fronte alla fornitura delle risorse necessarie. Il Tribunale di Bolzano non ha mai ricevuto la strumentazione necessaria, come le torrette che dovrebbero riprendere a 360 gradi le udienze. Dal primo luglio entrerà in vigore l'obbligo di videoregistrazione dei processi ma noi non saremo in grado di rispettare la normativa.
Sono molte le novità contenute nel nuovo disegno di legge in materia di giustizia approvato in Consiglio dei Ministri lo scorso 15 giugno. Il DdL Nordio divide anche le stesse toghe. In particolare, l’Associazione Magistrati si è già espressa in maniera molto critica a riguardo. Qual è invece il suo giudizio?
Sicuramente un punto critico è l’abolizione del reato di abuso d’ufficio: le soluzioni estreme non sono mai le migliori. Basta leggere i numeri per rendersi conto che la sua applicazione sia sempre stata problematica ma ritengo che l’eliminazione tout court del reato non sia corretta. Al contrario, sarebbe stato utile procedere con una riformulazione, andare più nel dettaglio, definirne i contorni. Limitarsi a cancellarlo con un colpo di penna non risolve i punti critici e di certo non è questa la strada da intraprendere per facilitare e sburocratizzare la Pubblica amministrazione. Dobbiamo agire a monte, non eliminare il problema a valle.
Con l'inaugurazione dell’anno giudiziario la Corte dei Conti metteva in guardia contro chi paventava la cosiddetta “paura della firma” e lanciava l’allarme per i possibili illeciti nella gestione dei fondi Pnrr. Oggi ci troviamo di fronte alla scomparsa del reato d'abuso d'ufficio e alla depenalizzazione del traffico di influenze illecite. Lei prevede effetti negativi sulla corretta gestione dell’enorme flusso di denaro pubblico proveniente dal Recovery Fund?
Io non posso fare previsioni di questo tipo. Ad ogni modo, con la nuova riforma non scompaiono i reati contro la Pubblica amministrazione: truffa ai danni dello stato e corruzione sono ancora perseguibili. Quello che resta altamente problematico è il fatto che non verranno più punite quelle condotte come l’agevolazione di amici e parenti in un appalto, oppure procedere direttamente all'assegnazione senza gara, privilegiando determinati soggetti. Così come non verrà punito il commissario d'esame che trucca una prova per favorire un candidato.
Con la riforma viene limitata l’acquisizione e la diffusione di intercettazioni, così come viene vietata la pubblicazione dell’avviso di garanzia. Qual è il suo giudizio in merito?
Questa la ritengo invece una soluzione corretta, se andiamo a vedere dove si va colpire. Stiamo stringendo le maglie dell’articolo 114, che vieta la pubblicazione anche parziale del contenuto delle intercettazioni che non sono state acquisite dal giudice per le indagini preliminari nell’udienza stralcio o nel momento in cui vengono notificate l’avviso delle conclusioni di indagine. Oggi la riforma dice che queste intercettazioni non possono essere pubblicate se non richiamate dal giudice in un provvedimento o se non sono state utilizzate all’interno del dibattimento. Nemmeno le intercettazioni di persone terze, estranee al processo, se protagoniste di dichiarazioni non rilevanti non potranno essere pubblicate. Queste limitazioni le ritengo assolutamente corrette. Troppo spesso la stampa ha utilizzato delle intercettazioni senza che vi fosse il fine della narrazione processuale ma per produrre scoop che vedevano protagonisti spesso e volentieri persone estranee al processo e, per giunta, con argomenti irrilevanti dal punto di vista dell’indagine.
Questo comporterà delle ricadute organizzative gravissime, soprattutto su tribunali di piccole e medie dimensioni, come Bolzano.
Il DdL Nordio prevede anche che le misure cautelari in carcere richieste dal Pm debbano essere approvate da una composizione collegiale composta da 3 magistrati, anziché uno solo. Come si sposa questa riforma con la cronica carenza di giudici?
Qui siamo di fronte ad un’assurdità. Stando alla relazione illustrativa, questa riforma entrerà in vigore nel giro di due anni. Il Ministero assicura che ci saranno nuove risorse, pari a 250 giudici. Ma questo numero non cambierà gli equilibri. Il fatto che che sia un giudice collegiale e non più uno monocratico a dover disporre una custodia cautelare significa che non ci saranno giudici a sufficienza per poter presiedere le udienze preliminari a causa dell’incompatibilità. Questo comporterà delle ricadute organizzative gravissime, soprattutto su tribunali di piccole e medie dimensioni, come Bolzano.
Se con questa riforma tutti e tre i giudici dovranno venire utilizzati per decidere su una custodia cautelare chi potrà fare il giudice per l'udienza preliminare? Con le risorse attuali, nessuno
Siamo di fronte a un concreto rischio di paralisi della giustizia cittadina?
Non parlerei di paralisi ma sicuramente la riforma comporterà delle grandi difficoltà perché le risorse dovranno essere sottratte ad altri settori e nessuno di questi è in esubero. La coperta è corta e di conseguenza si andranno a danneggiare le altre sezioni. La nostra sezione GIP/GUP a Bolzano è composta da soli tre giudici. Quando il GIP si esprime su una misura cautelare, diventa automaticamente incompatibile per presiedere l’udienza preliminare. Se con questa riforma tutti e tre i giudici dovranno venire utilizzati per decidere su una custodia cautelare chi potrà fare il giudice per l'udienza preliminare? Con le risorse attuali, nessuno, considerando che Bolzano soffre già di una carenza d’organico pari al 29%. Io sono dell’idea che un equilibrio vada mantenuto. Non possiamo parlare di soluzioni garantiste se non teniamo conto delle risorse e dei tempi necessari per l’attuazione di una riforma.
Nel complesso ritiene che queste riforme, Cartabia e DdL Nordio, riescano ad incidere sulle problematiche croniche che caratterizzano il settore della Giustizia?
Sono riforme di natura diversa. Il DdL Nordio, così come approvato in Consiglio dei Ministri, avrebbe più un carattere garantista e sicuramente possiamo immaginarci già una serie di ricadute negative. La riforma Cartabia ha invece una natura più strutturale. Per quanto riguarda il processo civile, io dubito fortemente che assisteremo a una maggiore fluidità dei procedimenti. L’innovazione digitale, tecnica e informatica ci può aiutare a snellire l’amministrazione ma il problema rimane lo stesso: fintanto che le riforme che prevedono questo tipo di interventi non forniranno gli strumenti agli uffici, ci troveremo sempre al punto di partenza. Per esempio, nel settore civile per rispettare i target dettati dal PNRR, il Ministero ha annunciato l’assunzione di 18 mila addetti da inserire all’interno degli uffici del processo. Nella realtà ne sono arrivati molti meno e chi è stato assunto ha trovato spesso altri impieghi perché si trattava di un incarico a tempo determinato di due anni. In Alto Adige ne dovevano arrivare 40, ma ne sono arrivati solamente 4, complice anche la norma sul bilinguismo. Ribadisco che è ancora presto per fare delle valutazioni ma io nutro forti dubbi che queste iniziative possano davvero contribuire a un miglioramento sostanziale del settore della giustizia.