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Politik | Elezioni Europee

"Wir wollen keine Melonisierung"

Tempo di rimescolamenti nel panorama politico europeo, soprattutto a destra. E se Salvini avesse fatto la scelta strategica giusta?
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Giorgia Meloni in campagna elettorale in Sicilia nel 2017
Foto: https://www.facebook.com/giorgiameloni.paginaufficiale
  • Fra la fase a gironi di Euro 2024 e l'inizio degli ottavi i due giorni di "buco calcistico" e gli avvenimenti del Consiglio Europeo mi hanno dato la possibilità di recuperare un po' quanto perso in altre arene, quelle della politica. Il menù ha quindi previsto un pezzo di un comizio di Trump, la visione del documentario di Fanpage sulla "Gioventù meloniana" e un pezzettino del congresso della Afd a Essen. Per la serie "volersi bene". 

    Il leader Afd Tino Chrupalla ha "pennellato" alcuni concetti interessanti: il fatto che a Strasburgo/Bruxelles sia in corso un rimescolamento che probabilmente durerà fino a dopo le elezioni europee 2029 e che non gli piaccia molto l'approccio governista meloniano, dal quale il titolo "keine Melonisierung". Il rimescolamento camaleontico è da tempo affare comune nel centrodestra italiano, basti pensare solo alle realtà provinciali di Trento e Bolzano. Forza Italia, Fratelli d'Italia, Lega, si va dove l'onda porta. Prima delle Europee 2019 successe un fatto particolare: Fratelli d'Italia, allora chiaramente la forza politica più a destra, tanto poi da essere una delle poche forze a non sostenere il Governo Draghi, decise di entrare nei conservatori europei. Quale cultura politica mette assieme i tories inglesi e gli eredi dell'Msi? Eppure Giorgia la imbroccò, diventando addirittura presidente dei Conservatori europei. 

    E la "underdog" romana ha provato ad alzare la posta: provare ad entrare nelle "stanze dei bottoni" anche a Bruxelles. E qualche speranza gliela aveva data anche Manfred Weber, capogruppo del Ppe, dicendo che fra i conservatori Fdi andava bene mentre il PiS polacco no. Nella spartizione dei "top jobs" si è assistito invece a quanto prevedibile anche prima delle elezioni prevedibili. Ai blu il Berlaymont (sede della Commissione Europea), ai rossi la presidenza del Parlamento, ai gialli l'Alto rappresentante per la politica estera. Meloni quindi ha usato la metafora del caminetto, Salvini è arrivato al golpe. Tajani segue il consiglio dell'opossum: nel dubbio, fingiti morto. 

    In questa fase da diverse parti ad essere dato per finito è Matteo Salvini. Gli eurodeputati leghisti sono passati da 28 a 8 e al "capitano" gli è toccato assistere a Bossi che vota Forza Italia (facendo intuire da che parte potrebbe andare il rimescolamento) e vedere una capitana, Carola Rackete, all'europarlamento. Ma una dichiarazione di Roberto Jonghi Lavarini, "barone nero" milanese, fa capire che per Salvini potrebbero arrivare tempi migliori, sempre in materia di rimescolamento. Fratelli d'Italia che scende al 16%, senza un cospicuo gruppo di nostalgici, avvantaggerebbe infatti la Lega e poi magari toccherebbe a Tajani tornare a dire che Mussolini ha fatto cose buone. 

    La fotografia del 9 giugno 2024 è stata Fdi 28,76%, Forza Italia 9,59%, Lega 8,98%, potrebbe esserci da divertirsi se sul medio-lungo periodo Forza Italia tornasse a guidare il centrodestra magari col 17%, Fdi al 16 e la Lega al 15. 

    Perchè Salvini ne approfitterebbe? Perchè in questo momento in Europa è alleato con i "grandi" o potenziali tali. Marine Le Pen ha la fiamma nel simbolo, ma sta con Matteo e alle elezioni francesi è accreditata di un risultato sopra il 30%. La Afd si prepara a superare le 50mila tessere in autunno (con 22mila nuovi aderenti), alle europee era al 16%, ma secondo le parole di Chrupalla si vede già sopra al 20% per le Bundestagswahlen 2025 in autunno. Ed essere alleati con le forze in crescita in Germania e Francia dà sicuramente una spinta maggiore rispetto a cercare supporto da "piccoli" come Ungheria, Slovacchia o un Rishi Sunak ai titoli di coda.